COLCS
Coordinamentu de sos Operadores de Limba e Cultura
Sarda
Lettera aperta al Dottor Franco Siddi Consigliere d'Amministrazione RAI
P.C. Al Senatore Silvio Lai
Al senatore Giuseppe
Luigi Cucca
al Presidente della Giunta Regionale Francesco Pigliaru
al Presidente del Consiglio Regionale Gianfranco Ganau
al Corecom Sardegna
L'incresciosa situazione che ha visto la Sardegna
discriminata nell'uso del sardo in RAI, durante l' ultima votazione nel Senato
della Repubblica, dove recentemente è stata approvata una legge di riforma
della TV di Stato, ci ha costretto ad inscenare dinanzi alla sede RAI di via
dei Mille a Sassari il 6 agosto 2015 una manifestazione di protesta.
Una manifestazione simbolica, pacifica, ma non di
meno consapevole dello schiaffo che, nella circostanza la Sardegna ha subito.
Per quanto sia lontana da noi ogni accusa
strumentale nei confronti di alcuno ed ogni presa di posizione demagogica,
facile da cavalcare in un periodo dove si vorrebbe avere ragione solo perché,
magari, si riesce ad urlare di più, tuttavia ci rendiamo conto della discriminazione
che, in questa maniera, subisce la Sardegna rispetto ad altre regioni a Statuto
speciale dove sono presenti, al pari del sardo, lingue come il francese, il
tedesco, il friulano, il ladino, lo sloveno.
E’ riservata a loro una maggiore tutela perché si
tratta di lingue che hanno alle spalle Stati nazionali come la Francia e la
Germania? O perché tutelate da accordi internazionali come quello De Gasperi
Gruber? Certo sarà anche per questo. Ma la legge 482 del '99, varata dal
Parlamento italiano, a seguito delle raccomandazioni del Consiglio d'Europa
espresse nella Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, ci pare
sufficientemente chiara, per quanto perfettibile, nel porre il sardo ed il
catalano, l'altra lingua di minoranza presente in Sardegna, come lingue da
tutelare e valorizzare, al fine di una integrazione compiuta, anche delle
“piccole patrie” nella costruzione di una nuova Europa “dall'Atlantico agli
Urali”.
Altresì ci rendiamo conto del fatto che lo Stato
italiano è inadempiente rispetto alla ratifica della Carta europea su citata,
intrapresa dal Governo Monti, ma rimasta incompiuta, dove, anche in quella
circostanza, il sardo aveva subito una discriminazione, rispetto alle altre
lingue.
Eppure il sardo, come aveva messo in evidenza
l'indagine sociolinguistica portata avanti dalla Giunta Soru è utilizzato
consapevolmente dall'80% della popolazione come lingua della propria identità
di popolo, di nazione ma di regione dello Stato italiano. L'incipit
programmatico della L.R n.26 del '97, del resto, assume nella sua lettera e nel
suo palese significato, la lingua sarda, nonché le altre lingue di minoranza
presenti nel territorio regionale (catalano, tabarchino, sassarese e gallurese)
come valori identitari imprescindibili delle popolazioni presenti nell'Isola.
Una lingua, per altro, quella sarda, variegata e strutturalmente unitaria nel
suo impianto morfosintattico, dalla storia millenaria che ha convissuto con il
latino, con il greco, con il castigliano, ed oggi con l'italiano, che riconosce
come lingua ufficiale dello Stato, e con l'inglese lingua di comunicazione
interculturale, ma si potrebbe dire con tutte le altre lingue che la
scolarizzazione e la civiltà contemporanea hanno immesso nel grande “mercato”
della comunicazione comunitaria.
Tutti sappiamo quale sia la potenza di una lingua
usata nei mezzi di comunicazione di massa. Chi non ricorda il maestro Alberto
Manzi e la diffusione che ebbe l'apprendimento dell'italiano in quella
fortunata trasmissione messa proprio in onda dalla RAI per sottrarre, negli
anni sessanta, molti italiani adulti dalle forti percentuali di analfabetismo
linguistico che ancora imperava nel Paese in via di ricostruzione e di
crescita? Estendere l'uso televisivo, anche in forme e modalità da studiare e
da sperimentare, per lingue come il sardo e il catalano servirebbe a dare alla
Sardegna ed ai suoi abitanti, specialmente ai più giovani, nuovo slancio e
nuovo vigore, non in una logica di separazione dal e di chiusura verso il
mondo, ma in una logica di rinnovata fiducia e verso se stessi e verso gli
altri, nello spirito di una democrazia e di una partecipazione che si rinnovano
nell'accoglienza, nel pluralismo, nella diversità.
Noi dell'Istituto di studi e ricerche “Camillo
Bellieni” e del COLCS, due associazioni di studio, di ricerca e di promozione
linguistico-culturale, consapevoli dell'importanza che assume oggi l'adesione
intelligente e critica ai propri territori, alle proprie lingue, alle proprie
culture, alle proprie storie, grandi e piccole, alle proprie risorse umane e
naturali, riteniamo che dare valore alle culture e ai saperi locali, alle loro
lingue, dunque, portatrici di storia e di memoria nel presente, non sia un
fatto folcloristico ma possa costituire un presupposto di salvezza per il
rilancio dell'economia, del lavoro, della civiltà. Solo cittadini e uomini
consapevoli di se stessi possono partecipare attivamente e costruttivamente ai
nuovi processi mondiali della produzione della ricchezza che vada in una
direzione eticamente e culturalmente fondata. Altrimenti ci sarebbe la
barbarie, lo sfruttamento cieco fino alla dissipazione totale ed assurda di
tutto e di tutti: degli uomini, della natura, del territorio, dell'ambiente,
delle tradizioni di accoglienza e di solidarietà di cui i sardi ancora vanno
fieri ed orgogliosi, in un mondo in cui prevalgono, invece, gli egoismi, le
esclusioni, le paure verso gli altri, le discriminazioni, nel nome di un Dio
esclusivo ed irreversibile che si chiama “mercato”.
Ci rivolgiamo a Lei Dottor Siddi- da sardi a sardo,
ma come uomo illuminato che ha saputo imprimere una svolta al sindacalismo
giornalistico, portandolo verso nuovi terreni di mediazione e di confronto
pubblico, in cui editori e lavoratori hanno trovato, al di là delle vecchie
rendite di posizione del passato, nuove opportunità d'incontro e di confronto,
per il bene comune, - affinché nella nuova veste di amministratore dell'azienda
radiotelevisiva di Stato possa incidere, con gli strumenti a Sua disposizione
perché la RAI sarda con la sua sede operativa di Sassari possa aprire le porte
alla lingua e alla cultura sarda con notiziari, programmi didattici, rubriche,
da portare avanti utilizzando anche le risorse umane che in Sardegna sono
cresciute, in questi anni di battaglie per l'affermazione dei principi di
valorizzazione e di tutela: giovani giornalisti, operatori culturali,
associazioni che sono disponibili a forme di collaborazione da valutare e da
studiare per la creazione di una nuova cultura televisiva che nasca anche da
territori come quello sardo.
Certi della Sua disponibilità e della Sua
sensibilità, auspicando, anche, di poterLa incontrare de visu, porgiamo i nostri cordiali saluti e i nostri migliori
auguri di buono e proficuo lavoro nel Suo nuovo e prestigioso incarico.
Sassari, 7 Settembre 2015
Il Direttore Scientifico dell’Is.Be.
Prof. Michele Pinna
Il Presidente
Dott.ssa Maria Doloretta Lai
La rappresentante del COLCS
Dott.ssa Daniela Masia

