sabato 4 febbraio 2023

Per l’anniversario di morte, La storia di Clelia Garibaldi,

 

Per l’anniversario di morte, La storia di Clelia Garibaldi, tratta dal racconto di Clelia Gonnella, detta “Clielietta” nipote “dalla parte del cuore”

Figlia di Giuseppe Garibaldi e di Francesca Armosino, nata a Caprera il 16 Febbraio del 1867, e morta il 2 Febbraio del 1959 –

Donna Clelia Garibaldi, la conosciamo in queste righe, attraverso le testimonianze lasciate dalla sua nipote acquisita,” Clelietta”(nata il 16 Giugno a Torino,figlia di Carlo Gonnella,che sposò in seconde nozze,Gemma, figlia di Pietro fratello della Francesca, moglie di Giuseppe Garibaldi).

Nel 1932, Donna Clelia, ebbe necessità di un aiuto per ottemperare al meglio per le cerimonie che si sarebbero svolte a Caprera in occasione del cinquantenario dalla morte del suo amato padre, Giuseppe Garibaldi.

Così fu che Clelietta si trasferì da Torino, a Caprera, entusiasta di affrontare allora l’incredibile viaggio, per aiutare la zia, con la quale da subito si strinse un piacevolissimo e affettuoso rapporto, tanto che C.TTA , non lasciò mai più l’Isola restando al fianco di Donna Clelia fino alla sua morte.

La giovane Clelia, racconta che la zia era una persona molto buona, intelligente e che mostrava una grande sicurezza di sé, conquistando tutti con i suoi discorsi e le sue opinioni; non sopportava le bugie e quando si accorgeva delle storture riportate, diventava molto seria e con tono grave diceva “ io non mento mai”.

La nipote, entusiasta della sua nuova vita, ogni giorno imparava, quali fossero le virtù da tener presenti, la buona educazione, con i modi dolci protesi sempre verso uno spiccatissimo senso di onestà e di rettitudine, con la consapevolezza di essere sempre a disposizione per promuovere l’amore per il prossimo e tenere l’occhio attento verso i bisognosi.

Nella natura incontaminata dell’isola, oltre alle passeggiate, il dedicarsi al giardinaggio e alla coltivazione, a Donna Clelia, piaceva anche andare a pescare, su di una barchetta a remi, partiva alle prime luci dell’alba, con le sole lenze da pesca,  inventando una sorta di gara, con la nipote, e la soddisfacente conta finale delle prede, quasi sempre a suo favore, la sfida e il gioco le piacevano molto animando quei momenti che di li a poco si sarebbero mutati in un ottimo pranzo, con il pescato del giorno.

Uno dei piatti forti di Donna Clelia, infatti era “la Bouillabaisse”, una zuppa di pesce Nizzarda, tanto amata dall’Eroe.

Le giornate al mare erano sostenute dal paziente e ubbidiente Capo Chinni, ma quando a lui subentro, Capo Impagliazzo, la vita delle due donne si animò, in quanto quest’ultimo dotato di intraprendenza, e buona volontà, rese più vivace la gita al mare con una barca a motore che si poteva spingere più a largo, costruì delle nasse per la pesca delle aragoste, e nelle ore di frescura al pomeriggio si dedicava alla terra curando il  parco attorno alla casa e facendo risplendere il giardino ai raggi del sole, con piantagioni floreali adatte al clima.

Le giornate trascorrevano liete, e solitarie, infatti non era facile entrare a Caprera perché sotto controllo militare, ma quando arrivavano con le famiglie , per visitare la tomba del generale Garibaldi, era per loro un giorno speciale in cui si dedicavano alla cucina e alla produzione dei dolci, alcuni con il miele, e i tanto amati biscotti Piemontesi con le nocciole, il tutto rigorosamente cotto nel forno a legna, che si trova nel retro della casa, costruito dal Generale Garibaldi, su di un altura granitica, dalla quale si può ammirare uno splendido paesaggio marino; ben conservato il forno ai tempi, sfornava ottimo pane, pizza “ la Pissaladiere”, ricoperta di cipolle , acciughe salate ed olive, amatissima dall’eroe, oggi una versione rivisitata è consumata in grande quantità a Nizza, con il nome di “Pan Bagnat”, che viene venduto anche nei piccoli “chioschetti” lungo la costa.

Tra i piatti preferiti dal Generale, in cui Clelia si cimentava con passione ricordiamo

la “cima piena alla Genovese”, “il grongo in burrida”,” lo stoccafisso”, piatto principe della tavola di casa Garibaldi.

In casa Garibaldi per l’aiuto domestico , erano di casa due donne, Filomena Natali, che muore nel 1932, dopo 54 anni di servizio, e Ifigenia Biagi, che rimase per 50 anni insieme alle figlie Clelia, Giovanna, e Olderiga, e la cuoca Maria Angioj, fedelissima per 50 anni.

Donna Clelia intratteneva gli ospiti, raccontando della sua vita accanto al padre,negli anni felici della sua infanzia, la sua dolcezza e disponibilità accoglieva tutti, principi e pastori, mostrando la stessa cordialità e cortesia; ella si con spirito aperto si interessava di tutto, non amava l’arte troppo moderna e la musica jazz, mentre prediligeva la lirica, conobbe personalmente ,La Duse,e ne tesse le lodi prima che lo facesse D’Annunzio, esaltando la bellezza delle sue mani affusolate, tanto che la diva fece fare  un calco in gesso della sua mano , e lo donò a Clelia,a Torino nel 1887; l’oggetto prezioso, dopo la sua morte per suo volere, fu trasferito alla Scala di Milano per essere esposto.

Amava la poesia , il Leopardi, Goethe e  Schiller, suonava il pianoforte e si dilettava nella pittura, l’arte appresa dal maestro Ciaranfi a Firenze, dipinti che conservò “Clielietta”, la nipote  amata.

Recandosi alla “Casa Bianca” a Caprera , si può notare il Pino secolare (154 anni), piantato dal Generale alla nascita della sua diletta figlia Clelia, nel cimiterino monumentale la sua toma, l’ultima ad essere seppellita, accanto a quella di Francesca Armosino, del fratello Manlio (figlio di Francesca), al centro nel blocco granitico, quasi protettivo verso i suoi cari, la tomba del Generale Giuseppe Garibaldi, nell’alto lato ancora, le figlie rosa (figlia di Francesca) la Ragazza Anita ( figlia di Battistina Ravello)e Teresita  (figlia dell’Eroina Anita, le cui spoglie si trovano al Gianicolo, Roma).

La Casa Museo, e molto apprezzata e vanta un grande numero di visitatori dalla primavera fino agli inizi dell’autunno, durante l’estate è davvero u luogo che rivive dell’interesse culturale, mai sopito nel tempo.

Sul calar della sera quando si chiudono  i cancelli del museo, e tutto viene avvolto dal silenzio, si sente lo stormire delle foglie, e il canto degli uccelli, sembra quasi di udire i passi del Garibaldi, che torna verso casa dalla via del mare, o dopo avere visitato i suoi campi lungo la costa ricchi di  frutti da cogliere, la sua azienda con gli alveari, e i pozzi generosi d’acqua, gli alberi da frutto, e il bestiame.

Una creazione paradisiaca, in una terra da principio aspra e selvaggia, rimarrà e continuerà ad essere una terra felix, dominata da un paesaggio unico incontaminato.

Ascoltare le voci della natura, in un preciso trasporto attraverso il tempo, restituisce le emozioni, che ci regalano il piacere della scoperta.

 1 Febbraio 2023- Storico dell’Arte- Giannina Granara

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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