In questo suo nuovo lavoro, che intitola “I pregi degli isolani” e che è pubblicato, ancora una volta per i tipi dell’editore Paolo Sorba, Salvatore Abate parla di protagonisti casuali, nel corso della grande guerra. E immediatamente dopo. Casuali, forse, perché figure sfumate. Ad eccezione di quella del commissario regio Pietro Lissia, che, al contrario, ha contorni ben definiti e che riempie la scena. La sua è la figura di un attore con poca esperienza professionale, al quale la straordinarietà del momento impone di attribuirsi la parte principale nella rappresentazione teatrale di cartello. La fatica spesa nell’interpretare un personaggio dai molteplici risvolti umani è straordinaria. Il neofita se la cava abbastanza bene, meritando qualche applauso a scena aperta. E anche qualche fischio e la disaracconbtodi abatepprovazione di una platea attenta, quando l’enfasi, caricata nella performance, occulta intenzionalmente le ambizioni smisurate e i fini realizzabili nel lungo periodo. L’Isola e la sua gente diventano macchine trainanti di una carriera consumata tra luci e ombre.“La storia e le storie che riguardano la nostra terra non sono separate dalla sensibilità che avvertiamo nel raccontarle. Per questo ci serviamo di una chiave di lettura che risente del nostro legame affettivo, cercando di non adoperare il linguaggio delle favole- scrive Abate nell’introduzione al racconto, che non è un romanzo, e neppure un libro di storia, ma una sorta di ibrido letterario in cui le vicende raccontate mescolano invenzione e realtà. Oppure, si tratta di fatti realmente accaduti ma esposti alla maniera dell’autore. I luoghi e i personaggi sono, pressappoco, reali. Al netto dei nomi di fantasia che sono attribuiti. Continua Abate:” Le dinamiche che hanno condizionato le scelte e i comportamenti del passato possono riprodursi anche nei tempi relativamente moderni. Un secolo fa le forze predominanti all’interno di una società assumevano determinate sembianze, oggi ne assumono delle altre, diverse. A nostro avviso, potrebbero mostrarsi identici i movimenti e gli sviluppi. Il periodo trattato è da considerarsi rappresentativo per la storia nostra. Accadono fatti che destabilizzano una comunità, un poco come sta avvenendo nell’ultimo ventennio del secolo che viviamo”. peone
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