
Lo scrittore Carlo Gaudio ha voluto ricordare nel salone consiliare il “ cinema civile di Gian Maria Volontè “,un libro frutto delle sue ricerche . Il saggio sarebbe dovuto essere stato presentato durante la rassegna
de La Valigia dell’Attore, svoltasi sull’isola alla fine di luglio.Il libro è stato presentato al pubblico, con il
patrocinio del Comune con gli interventi critici di Domenico Mattioli e una brevissima allocuzione della figlia dell’attore Giovanna Gravina Volonté.Sono state discusse alcune interpretazioni fra le più artistiche
dell’attore piemontese, e fra queste posto d’onore a ‘Ciascuno il suo’ di Elio Petri (1967), una delle prime pellicole impegnate, quindi ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’ pure di Petri (1970),‘Todo
Modo’ dello stesso Elio Petri (1976), ‘Porte Aperte’ di Gianni Amelio (1990), e ‘Una storia semplice’ di Emidio Greco (1991). Con puntualità critica Gaudio ha ricostruito la carriera di attore ‘civile’ di Volonté
come massima espressione del cinema d’autore italiano “nei venticinque anni più controversi ed emblematici della storia politica e sociale d’Italia”. Film indimenticabili che hanno tratteggiato l’essenza di una nazione, e delle sue rappresentanze istituzionali, in lento e inesorabile decadimento morale, tessuto
fra argomenti di cui la realtà di ogni giorno ci ha proposto esempi eclatanti ed esperienze emozionali di forte contenuto. “Si pensi a ‘La classe operaia va in paradiso’, a ‘Banditi a Milano’, a ‘Sbatti il mostro in
prima pagina’, oppure a ‘Il caso Mattei’ tanto per citarne alcuni dei più noti. “Volonté – ha aggiunto Gaudio – è stato l’immagine più probante del nostro tempo in Italia, della prima Repubblica, sino al 1994, anno in cui una morte prematura ce lo rubò, a soli 62 anni”. La sua esperienza artistica fu contrappuntata da “interpretazioni carismatiche, perfettamente calibrate sul personaggio grazie a una meticolosa
preparazione e a uno studio dei dettaglia inimitabile, che non saranno mai imitati e ripetuti, né eguagliati, da nessun attore italiano. Ha abituato di spettatori – ha continuato Gaudio – ad un’aspettativa: quella della sua presenza, al suo ruolo insostituibile, che bastata da solo a riempire la pellicola, con un’incisività e una partecipazione scenica insuperabile”. >> Peone