SERVITÙ SANTO STEFANO: PIGLIARU: LA REGIONE SI OPPORRÀ IN OGNI SEDE Posta in arrivo x andreanieddu@tiscali.it x Ufficio Stampa Regione Sardegna 18:47 (27 minuti fa) a Di seguito la dichiarazione del Presidente Pigliaru COMUNICATO STAMPA Cagliari 21 ottobre 2014 - "Al Ministero della Difesa che oggi ci comunica di aver approvato l’imposizione della servitù militare su Santo Stefano per altri cinque anni, diciamo che la nostra posizione è quella già condivisa con il Consiglio regionale ed espressa pubblicamente: per la Regione Sardegna la servitù di Santo Stefano a La Maddalena è scaduta il 3 marzo e noi ci opporremo in ogni sede a qualsiasi volontà di reiterarla. Faremo partire subito un ricorso al Presidente del Consiglio dei Ministri per avere l’occasione di far sentire con fermezza e determinazione la voce dei sardi. A differenza di quanto si afferma nel decreto, questa imposizione non è in alcun modo “compatibile con il percorso intrapreso con la Regione Autonoma della Sardegna e con gli enti territoriali a seguito della Seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, tenutasi a Roma nel giugno 2014”. Come tutti sanno, non abbiamo messo la nostra firma sul documento uscito da quell’incontro, e il percorso, con l’apertura del tavolo, deve ancora iniziare. La Seconda Conferenza regionale sulle servitù, da noi proposta all’Aula consiliare e in via di organizzazione, sarà il momento del confronto istituzionale, che affronteremo con il sostegno del popolo sardo”
SERVITÙ SANTO STEFANO: PIGLIARU: LA REGIONE SI OPPORRÀ IN OGNI SEDE
- "Al Ministero della Difesa che oggi ci comunica di aver approvato l’imposizione della servitù militare su Santo Stefano per altri cinque anni, diciamo che la nostra posizione è quella già condivisa con il Consiglio regionale ed espressa pubblicamente: per la Regione Sardegna la servitù di Santo Stefano a La Maddalena è scaduta il 3 marzo e noi ci opporremo in ogni sede a qualsiasi volontà di reiterarla. Faremo partire subito un ricorso al Presidente del Consiglio dei Ministri per avere l’occasione di far sentire con fermezza e determinazione la voce dei sardi. A differenza di quanto si afferma nel decreto, questa imposizione non è in alcun modo “compatibile con il percorso intrapreso con la Regione Autonoma della Sardegna e con gli enti territoriali a seguito della Seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, tenutasi a Roma nel giugno 2014”. Come tutti sanno, non abbiamo messo la nostra firma sul documento uscito da quell’incontro, e il percorso, con l’apertura del tavolo, deve ancora iniziare. La Seconda Conferenza regionale sulle servitù, da noi proposta all’Aula consiliare e in via di organizzazione, sarà il momento del confronto istituzionale, che affronteremo con il sostegno del popolo sardo”