– “La discriminazione della lingua sarda ha i giorni contati: è infatti imminente il pronunciamento della Corte Costituzionale sul nostro ricorso contro la legge in vigore per il rinnovo del Parlamento Europeo, che minaccia l’uguaglianza e le libertà del diritto di voto dei sardi distorcendone la rappresentanza come cittadini dell’Unione, ed alterando in modo inaccettabile sia l’efficacia che l’effettività del nostro diritto di voto, anche in relazione alle norme speciali e derogatorie previste per alcune minoranze linguistiche, tra cui quella sarda”. Questo il commento del Presidente dell’Associazione per la Tutela dei diritti dei Sardi Flavio Cabitza alla notizia degli esiti ormai prossimi del procedimento di controllo incidentale di costituzionalità n. 173/2014, svoltosi a Roma lo scorso 14 giugno presso la Corte Costituzionale, a seguito dell'ordinanza del Tribunale di Cagliari del 12 maggio 2014. “La magistratura indipendente, grazie alla divisione dei poteri – spiega il Presidente Flavio Cabitza – resta la miglior difesa dei diritti democratici dei cittadini contro l’arroganza di Governo, Parlamento e Regioni, che non solo mantengono in piedi leggi elettorali incostituzionali, alla luce dei principi affermati nella storica sentenza n. 1/2014 della Consulta, promossa e vinta dall avv Felice Besostri, ma ne hanno approvate di nuove in via definitiva come la Del Rio, n. 56/2014 per Province e Città Metropolitane o in un ramo del Parlamento come l'Italicum”. Per Cabitza, infatti, la legge sulla elezione della delegazione italiana al Parlamento Europeo “viola la Costituzione e i Trattati TFUE e TUE limitando gravemente il diritto di voto dei cittadini residenti in Sardegna. Un diritto che invece – conclude il Presidente Cabitza – dovrebbe esser garantito sia costituzionalmente che dalle norme sovranazionali, e che abbiamo inteso tutelare per ottenere il riconoscimento alla Sardegna del diritto ad avere un rappresentante al parlamento europeo eletto nelle liste di un partito identitario, assieme alla difesa della lingua sarda, cui non erano riconosciuti i vantaggi elettorali accordati in particolare alla minoranza tedesca della Provincia di Bolzano”. A presentare il ricorso era stato incaricato l’avvocato Felice Besostri, uno dei fondamentali promotori dell'azione giudiziaria che ha sancito l’incostituzionalità del Porcellum, congiuntamente agli avvocati Roberta Campesi e Luisa Armandi.