Polizia di Stato:
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smantellata organizzazione dedita alla
falsa regolarizzazione di cittadini extracomunitari
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La Squadra Mobile ha concluso, dopo oltre due anni,
una complessa e articolata indagine che ha permesso di smantellare
un’organizzazione dedita alla regolarizzazione fittizia di diversi cittadini
extracomunitari attraverso false assunzioni e altrettanto false dichiarazioni
di rapporto di lavoro alla Direzione Provinciale del Lavoro.
Il sodalizio, che ha visto coinvolti a vario titolo
nell’attività illegale 22 persone, ha consentito ad alcuni cittadini stranieri
da tempo radicati nel tessuto sociale sassarese, ma anche ad alcuni sassaresi,
di ottenere il pagamento di “tangenti” da parte di immigrati extracomunitari
con la promessa di assunzione da parte di falsi e consenzienti “datori di
lavoro” che, grazie alla loro situazione di invalidità, potevano ottenere
agevolazioni in caso di assunzione di badanti o collaboratori domestici
stranieri che, a loro volta, coi contratti di lavoro stipulati, regolarizzavano
la loro posizione giuridica nel territorio italiano, in virtù della normativa
sull’”emersione”.
L’attività investigativa ha avuto origine da una
denuncia presentata presso la Questura agli inizi del 2013, da parte di una
coppia di coniugi, che hanno dichiarato di essere stati raggirati da un
cittadino senegalese, presentato loro da un conoscente che, a suo tempo, aveva
proposto ai coniugi l’assunzione, dichiaratamente fittizia, di alcuni cittadini
extracomunitari che, vista la loro posizione di persone invalide, avrebbero
potuto essere contrattualizzati come badanti o collaboratori domestici
producendo, a vantaggio dei coniugi un rimborso delle spese sotto forma di
sussidio della durata di un anno.
Era stato spiegato ai due che tale pratica di
assunzione non avrebbe avuto per loro alcun onere, anzi, avrebbero ricevuto il
suddetto contributo per l’operazione che, dal punto di vista economico -
versamenti previdenziali INPS e spese
per istruzione della pratica - sarebbero stati interamente a carico del
cittadino senegalese che li aveva contattati.
Invece, proprio perché l’INPS aveva iniziato a
sollecitare i pagamenti, mai pervenuti, relativi ai rapporti di lavoro, i
coniugi avevano deciso di contestare tale situazione al mediatore senegalese.
Questi, dopo le loro reiterate proteste, li aveva perfino minacciati di
ritorsione se non avessero avvallato la posizione lavorativa dei loro “dipendenti”
innanzi al personale della Direzione Provinciale del Lavoro che, grazie alle
loro dichiarazioni, avrebbe avviato la pratica di assunzione nonché di
emersione dei lavoratori stranieri, che, successivamente, sarebbe stata
suggellata dall’Ufficio Immigrazione della Questura.
A quel punto i due coniugi si erano decisi a
presentare denuncia, rendendosi conto di essere stati raggirati dal cittadino
senegalese e dal loro conoscente sassarese.
Dai primissimi accertamenti scaturiti dalla denuncia
della coppia, appariva però immediatamente chiaro che i due non erano stati
inconsapevolmente raggirati, bensì, perfettamente a conoscenza
dell’organizzazione delinquenziale e si erano decisi a sporgere denuncia poiché
al loro indirizzo erano pervenute, da parte dell’INPS, numerose ingiunzioni di
pagamento dei contributi previdenziali dei cittadini extracomunitari coi quali
avevano stipulato falsi contratti di lavoro.
In alcuni casi, per porre in essere la strategia tesa
alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri, sono state falsificate anche le
attestazioni di viaggio o i certificati medici, relativi alla presenza degli
stessi in territorio italiano, documentazione necessaria a dimostrare la
presenza del cittadino extracomunitario in data antecedente il 2011, così come
dettato dalla Legge sull’emersione.
Dalla situazione appena descritta e dell’attività
investigativa originata, si dipanava per il personale della Squadra Mobile
un’organizzazione molto più complessa che coinvolgeva numerosi personaggi
riconducibili infine a tre grandi diramazioni, differenziate dalla nazionalità
degli extracomunitari da “assumere”: senegalese, indiana/bengalese e pakistana.
Ogni “squadra” vedeva come procacciatore di lavoratori
da assumere lo stesso cittadino senegalese che tramite conoscenti locali, di
volta in volta individuati a seconda del canale straniero da percorrere,
contattava persone che rientravano nella situazione certificata di invalidità.
Lo stesso successivamente le convinceva ad assumere cittadini extracomunitari
introdottisi in territorio italiano clandestinamente per i quali, a titolo
oneroso, spesso, egli procurava o falsificava documenti di viaggio e
certificati medici che ne attestassero la presenza in Italia nelle date
previste dalla norma che ne consente la “sanatoria” se il cittadino straniero
dimostra di prestare attività lavorativa da almeno tre mesi prima dell’inoltro
della domanda di emersione.
Tutti gli appartenenti al sodalizio piramidale,
avrebbero dovuto, a titolo differenziato, intascare una somma di danaro per la
loro partecipazione a tale “operazione”: il senegalese in quanto “procuratore”
per i contratti di lavoro; i sub-agenti che contattavano i potenziali “datori
di lavoro” e questi ultimi perché si prestavano a tale ruolo.
A pagare cospicuamente, da 1.800 fino a 4.000 euro,
per l’iter dell’operazione, erano coloro ai quali veniva promessa – e spesso
non mantenuta – l’assunzione in qualità di badante o collaboratore domestico.
Grazie ad una certosina attività di indagine, ad
acquisizioni presso la Direzione Provinciale del Lavoro e per il tramite
dell’Ufficio Immigrazione, si è addivenuti, dopo più di due anni, ad accertare
per tutti gli indagati la relativa responsabilità in ordine al ruolo svolto e
al livello di coinvolgimento nell’azione illegale iniziata fin dal 2009;
l’attività info-investigativa è stata oggetto di una circostanziata informativa
inviata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari con la
segnalazione, come detto, di ventidue persone che, a vario titolo, hanno favorito
l’ingresso illegale di cittadini stranieri nel territorio dello Stato.