OLBIA: INDAGINE “BENEFATTORE”. UN ARRESTO DEI
CARABINIERI PER USURA, ESTORSIONE E TENTATA ESTORSIONE
Nel corso della mattinata i Carabinieri del Reparto
Territoriale di Olbia, con la collaborazione del Reparto Operativo di Sassari,
della Compagnia di Bono, del Comando Provinciale di Nuoro e dello Squadrone
Eliportato Cacciatori di Sardegna, in esecuzione di un’ordinanza applicativa della misura
cautelare coercitiva degli arresti domiciliari emessa dal GIP presso il
Tribunale di Nuoro, su richiesta della Procura della Repubblica di Nuoro, hanno
arrestato Salvatore Canu, un pregiudicato 61enne di Olbia, operaio forestale in
pensione, perché responsabile dei reati di usura, estorsione e tentata
estorsione aggravate, commessi in provincia di Nuoro.
L’indagine,
condotta dal mese di dicembre 2016 ad oggi dal Reparto Territoriale dei
Carabinieri Olbia, ha consentito di documentare le estorsioni e i tentativi di
estorsione perpetrati dal destinatario della misura nella provincia di Nuoro ai
danni di un imprenditore
edile (attivo anche nella produzione di calcestruzzi) e dei titolari di
una panetteria e di una pescheria, abusando del loro stato di dissesto
economico, oltre a fare luce su un episodio di usura ai danni di un gioielliere, al quale
sono stati imposti tassi usurari compresi tra il 48% ed il 69%.
Gli
investigatori hanno delineato le ripetute condotte criminali tenute dall’indagato
per ottenere la riconsegna del denaro, anche con gravi minacce di ritorsioni
fisiche nei confronti delle vittime ed hanno raccolto gravi indizi di
colpevolezza sul conto dell’indagato in merito a due danneggiamenti perpetrati mediante
l’incendio di una pescheria e di un’autovettura a Nuoro, rispettivamente la notte
del 1° marzo 2016 e il 22 dicembre 2016.
Nel mettere in atto il proprio disegno criminale, il Canu ha sempre
riferito alle vittime che, a sua volta, lui era solo il portavoce di terze
persone che sarebbero state i veri finanziatori, ma l’attività ha dimostrato,
di volta in volta, che si trattava di persone estranee alla vicenda e che il
vero attore fosse proprio l’indagato di oggi. In tutte le ipotesi contestate, le
minacce del Canu non si sono limitate a fare presagire l’intervento di
fantomatici terzi, ma fanno riferimento a concreti episodi di natura
intimidatoria già avvenuti in passato dei quali gli odierni debitori sono stati
vittima (episodi il cui contenuto non
viene esplicitato dal Canu, ma che viene immediatamente compreso
dall’interlocutore, persona offesa) e dei quali si minaccia la
reiterazione.
Sono rappresentative in questo senso, le frasi
pronunciate da Canu nei confronti del proprietario della pescheria di Nuoro, il
quale, avendo manifestato allo strozzino l’impossibilità di onorare il debito,
viene ammonito del pericolo che sta correndo: “…ma ti rendi conto di cosa
stai parlando, ma hai visto cosa ti ha fatto Giovanni per tremila e cinquecento
euro!?” e quelle pronunciate dall’indagato nei confronti della anziana
madre di un imprenditore edile nuorese in merito all’irreperibilità del figlio:
Canu: “…vedrà che già risponde... quando sentirà la
tegola... la comprenderà cosa è la
tegola!”
Madre della vittima:
“…eh già glielo dico io... già bastano
quelle che sono scese di tegole…”.
A dimostrazione della pericolosità del soggetto, nel corso
dell’indagine il Canu ha pianificato anche un attentato con l’utilizzo di
esplosivo, non portato a termine, avendo cercato di procurarsi un chilo e mezzo
di esplosivo da cava con l’intento di fare esplodere un’abitazione di proprietà
di un avvocato, nel tentativo di indurlo a sostenere le proprie ragioni in una
contesa ereditaria familiare.
In particolare, in una conversazione
emerge l’intento dell’indagato di dare una lezione ad un avvocato del Foro di
Nuoro ed alla sua famiglia, persone, queste ultime, risultate coinvolte in una
diatriba familiare per questioni ereditarie. Considerato che Canu è risultato
essere molto legato ad uno dei fratelli impegnato nella contesa, si è schierato
apertamente, cercando vanamente di interagire tra le parti per risolvere la
questione, tanto che nel corso delle indagini è emerso che avesse già cercato
vanamente una persona di Bono (SS) con la quale avrebbe voluto porre in essere
almeno parte dei disegni criminosi, consistenti nell’incendio di due
autovetture (una Bravo ed una Volkswagen) ed un piccolo trattore, da compiere
in Baronia.
Nonostante sia stata trovata una parte dei registri contabili con le
tracce delle somme cedute, dovute e riscosse dalle diverse vittime di usura, i
danneggiamenti, soprattutto incendiari di autovetture nelle province di Sassari
e Nuoro sono frequenti. Benché solo una parte di essi sia riconducibile alla
responsabilità del Canu, è importante che giunga alle vittime un messaggio
positivo di presenza e di vicinanza delle Istituzioni affinché più episodi
simili possano essere portati alla luce.