Sono iniziate questa mattina le operazioni di sanificazione dell’appartamento della famiglia dell’infermiere affetto dal virus ebola. I lavori, coordinati dal Servizio di Prevenzione e Sanità Pubblica della Asl 1 di Sassari, sono stati affidati a una ditta esterna specializzata e, come da protocollo, riguarderanno esclusivamente la casa del paziente e non coinvolgeranno lo stabile né le zone limitrofe.
La procedura. La sanificazione avverrà in due momenti. Nella giornata di oggi gli operatori, entrati nell’appartamento dalle finestre, attraverso un elevatore che evita il passaggio nelle parti comuni del condominio, sterilizzeranno la camera da letto e il bagno. Tutti gli oggetti di stretto uso personale dell’infermiere sassarese, come il materasso, lo spazzolino da denti e altri effetti, saranno eliminati secondo il protocollo di smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi, e l’ambiente sarà trattato con l’ipoclorito di sodio.
Lunedì mattina interverrà una ditta milanese all’interno dell’abitazione per sanificare gli altri ambienti attraverso una “nebbia secca” di perossido di idrogeno nebulizzato, una tecnica che consente di disinfettare senza rovinare i mobili.
“I lavori sono altamente certificati e le stesse procedure vengono utilizzate in ospedali come lo Spallanzani di Roma dove è ricoverato il paziente – proseguono dall’assessorato della Sanità – né la famiglia né tanto meno i condomini corrono rischio alcuno di contagio. Per questo motivo sarebbe auspicabile non dare informazioni errate e rispettare la privacy dei familiari del paziente e degli inquilini del palazzo, loro malgrado coinvolti in questa vicenda”.
Lunedì mattina interverrà una ditta milanese all’interno dell’abitazione per sanificare gli altri ambienti attraverso una “nebbia secca” di perossido di idrogeno nebulizzato, una tecnica che consente di disinfettare senza rovinare i mobili.
“I lavori sono altamente certificati e le stesse procedure vengono utilizzate in ospedali come lo Spallanzani di Roma dove è ricoverato il paziente – proseguono dall’assessorato della Sanità – né la famiglia né tanto meno i condomini corrono rischio alcuno di contagio. Per questo motivo sarebbe auspicabile non dare informazioni errate e rispettare la privacy dei familiari del paziente e degli inquilini del palazzo, loro malgrado coinvolti in questa vicenda”.