I PRIMI DATI.
Mancano all'appello oltre 222mila elettori rispetto al 2009
Affluenza in
netto calo: vota solo il 52 per cento
Il primo verdetto è quello scritto
dalla crisi della politica, dal disincanto. E forse dalla primavera in
anticipo. Solo il 52,23 per cento dei sardi ha votato per le Regionali: è il
dato fissato alla chiusura delle urne delle 22 di ieri, ed è quello definitivo
perché stavolta le operazioni di voto si sono concentrate solo nella giornata
di domenica. Sono cifre che disegnano un crollo della partecipazione al voto.
Nel 2009 l'affluenza finale era stata del 67,57 per cento. E meno di dodici
mesi fa, in occasione delle Politiche, anche qualcosa in più: 68,32. Mancano
all'appello, rispetto alle Regionali precedenti, oltre 222mila elettori.
SCRUTINIO ALL'ALBA Stamattina le
sezioni elettorali riapriranno alle 7 per lo spoglio delle schede. Al di là
delle prime riflessioni sul calo dell'affluenza, tutte le attenzioni sono ora
dedicate alla sfida tra i candidati governatori. In corsa, com'è noto,
l'uscente Ugo Cappellacci (centrodestra) e gli sfidanti Francesco Pigliaru
(centrosinistra), Michela Murgia (Sardegna possibile), Mauro Pili (Coalizione
del popolo sardo), Pier Franco Devias (Fronte indipendentista unidu) e Gigi
Sanna (Movimento Zona Franca).
Le previsioni sui tempi dello
scrutinio dicono che, a meno che non si verifichi un testa a testa sul filo del
voto, verso la tarda mattinata si dovrebbe avere un'idea piuttosto precisa sul
nome del nuovo presidente della Regione. Per poi arrivare, nel corso della
serata, alla definizione di tutto il Consiglio regionale, con i nomi degli
eletti.
I DATI NEI TERRITORI Tra gli otto
collegi elettorali, che corrispondono alle Province (benché queste siano in via
di superamento), è Nuoro quello in cui si registra la maggiore assiduità: 56,54
per cento, seguito da Sassari col 55,23. Al terzo posto l'Ogliastra, col 55,68.
Resta leggermente al di sopra della media regionale anche la Gallura, che fa
segnare il 52,27. Sotto la media, invece, si trova anzitutto la circoscrizione
di Cagliari, col 51,38 per cento. In tre collegi si scende addirittura sotto la
metà: Oristano (49,71), Sulcis (48,83) e in coda a tutti il Medio Campidano
(46,92). Tra le città principali, Cagliari è al 53,44 per cento, Sassari al
54,55, Quartu al 48,88. Olbia non supera il 47,32 e Oristano il 51,49, mentre
Nuoro si colloca al 58,92. Battuta di un soffio da Tempio, che tocca il 58,97.
L'ANALISI Nel 2009, quando le
elezioni erano spalmate su un giorno e mezzo, appena il 44,9 per cento aveva votato
domenica. Quindi un rimanente 22,6 aveva atteso la seconda giornata. Del resto,
fino alle Politiche dello scorso anno siamo sempre stati abituati a
consultazioni estese al lunedì (tranne rare eccezioni). Non è escluso che
qualcuno sia stato colto di sorpresa dalla primissima applicazione della nuova
regola, dettata dalla spending review. Ma è probabile che questa causa
dell'astensionismo, se sussiste davvero, sia solo aggiuntiva a quella
principale: la crescente ostilità verso la politica (parlare di disaffezione
appare ormai riduttivo). Fenomeno evidente in tutte le ultime tornate
elettorali, in Sardegna come nel resto d'Italia. Magari ci si è messa di mezzo
la splendida giornata di sole. Ma l'alibi meteorologico non è che un altro modo
per definire il disinteresse.
POLITICA ALLA SBARRA Viene spontaneo
pensare che abbiano pesato assai anche le inchieste sul Consiglio regionale,
con oltre sessanta onorevoli, di tutte le parti politiche, indagati per l'uso
dei fondi dei gruppi. E poi c'è da ricordare l'assenza, a queste elezioni, di
un candidato a Cinque Stelle: un anno fa alla Camera il Movimento di Grillo
aveva addirittura superato centrosinistra e centrodestra, toccando il 29,73 per
cento. Chiunque risulti vincitore, oggi, insieme ai problemi già noti (la
disoccupazione, i trasporti, la dispersione scolastica, lo spopolamento), dovrà
porsi anche questo obiettivo: cosa fare per ritornare a essere davvero il
presidente di tutti i sardi, e non solo della metà. Giuseppe Meloni
I candidati ai
seggi, sorrisi, flash e proclami in attesa dei risultati
«Ciao, scusa, dove voti e a che
ora?». Di messaggini così, sabato sera, Mauro Pili ne ha ricevuto parecchi. Per
fargli una foto, come si usa nei giornali in queste occasioni importanti, mica
per altro. Ma lui, a cena a Cagliari con un ristretto gruppo di amici, non ha
risposto a nessuno (lo fa spesso) e pare abbia commentato: «E chi sono, Obama,
che mi vogliono fotografare al seggio? No grazie». Dunque, si sa che il
candidato della Coalizione del popolo sardo è andato alle urne nella sua
Iglesias, dove continua ad avere la residenza, probabilmente molto presto,
perché è uno che dorme poco, ma lo scatto manca.
Comportamento diametralmente
opposto, invece, quello di Ugo Cappellacci. Su richiesta, lo staff fa sapere
che il governatore uscente vota nella scuola di via Venezia. E non c'è pericolo
di non catturare l'attimo: fotografi e operatori sono avvertiti, e sulla pagina
Facebook del leader del centrodestra, intorno a mezzogiorno, compare un post:
«Ho appena fatto il mio dovere. Ricordo a tutti gli amici che si vota solo oggi
fino alle 22. Guarda il video». Lui - jeans, camicia celeste, piumino blu
smanicato e Ray Ban - arriva con i figli Chiara e Giuseppe, controlla il numero
della sezione sul certificato, saluta gli scrutatori che fanno finta si tratti
di un elettore qualunque, va dietro la tenda, esce e aspetta un po' prima di
imbucare la scheda, per farsi immortalare. «Posso?», e fa la battuta: «Potrebbe
essere quello decisivo...». Il filmino ha 500 “mi piace”. Più tardi scrive: «Un
voto di proposta per cambiare davvero, per non fermarsi alla protesta, per non
tornare indietro».
Francesco Pigliaru, vota puntualissimo
(come annunciato) alle 10.45 in via Crispi, a due passi da casa. Camicia bianca
e maglioncino verde a V, sorriso grande a labbra strette, immagine pubblicata
su Facebook - “Francesco vota: Cominciamo il Domani!” - anche qui i like sono
circa 500.
Michela Murgia vota a Cabras, maglia
rossa e gilet, si porta appresso il suo fotografo, Alec Cani, che poi mette lo
scatto su Facebook. Mentre la candidata, sul suo profilo ha pubblicato ieri
mattina una canzone dei Muse, band alternative rock inglese, Uprising
(ribellione, significa). Lei sottolinea che si è svegliata con queste note in
testa, curioso, il testo dice alzati e riprenditi il potere/è il momento che il
gatto grasso abbia un infarto/tu sai che la loro ora sta arrivando/dobbiamo
unirci e guarderemo la nostra bandiera alzarsi . I “mi piace” sono oltre 1000.
Poi, la poesia di Emily Dickinson: Non conosciamo mai la nostra altezza finché
non siamo chiamati ad alzarci, e se siamo fedeli al nostro compito arriva al
cielo la nostra statura, l'eroismo che allora recitiamo sarebbe quotidiano, se
noi stessi non c'incurvassimo di cubiti per la paura di essere dei re .
Successone.
Pier Franco Devias vota a La Caletta
(Siniscola), maglione grigio scuro, sciarpa nera, scrive su Facebook: «Vada
come vada abbiamo già conseguito una grande vittoria storica, abbiamo salvato
l'indipendentismo sardo, che rischiava di essere interamente riassorbito dalle
logiche italiane. Davanti al collaborazionismo di alcuni, davanti alla resa di
altri, il Fronte ha rappresentato il baluardo che ha difeso il patrimonio
politico, l'impegno e il sacrificio di migliaia di indipendentisti, portando
alta la bandiera nazionale e proseguendo instancabilmente il cammino
dell'indipendenza. È iniziata una nuova era per l'indipendentismo. BIVAT SU
FRONTE! DIFENDETI SARDIGNA!». Testuale, maiuscolo e punti esclamativi.
Gigi Sanna, anzi, il suo portavoce,
non gradisce giornalisti al seggio (hanno protestato contro la stampa per tutta
la campagna elettorale) però manda la foto, via mail, del professore che vota a
Oristano.
LA GIORNATA.
Dove saranno gli aspiranti governatori
Tutti in attesa
dei risultati
Domenica in famiglia per tutti i
candidati. Tutti meno uno: «Mauro è partito - fanno sapere dal quartier
generale di Pili all'Hotel Panorama a Cagliari - e ora stiamo sbaraccando».
Come seguirete lo spoglio? «Ognuno a casa sua». Da casa apprenderanno i primi
risultati anche Francesco Pigliaru e Ugo Cappellacci che ieri hanno avuto la
stessa idea: una passeggiata al mare. Ma i comitati elettorali di via Bottego e
via Dante non si sono mai fermati. «C'era da allestire la sala per i
giornalisti», si apprende dallo staff del professore. Oggi nel loft di via
Bottego, comunque vada, Pigliaru festeggerà o si consolerà con una torta al
cioccolato ricoperta di pasta di zucchero fatta da Laura Sechi. «Qua vicino c'è
il “Caddozzone Ossigeno” che fa panini buonissimi», scherza il portavoce di
Cappellacci. «Nell'attesa rivivremo i momenti più divertenti di
quest'avventura», aggiunge Massimiliano Cicu, una delle menti della campagna
“Qui Ora Ugo”. Michela Murgia (anche per lei domenica di relax in famiglia, a
Cabras) seguirà lo spoglio dal quartier generale in via San Benedetto con lo
staff e i candidati. «La sede è piccola - spiegano dall'ufficio stampa - ma
garantiremo un tavolo per i giornalisti e un grande schermo». Per lo spoglio
Pier Franco Devias sarà a Nuoro nella sede di via Garibaldi con gli altri
attivisti. Gigi Sanna è rimasto a Oristano. Cosa farà lunedì? «Starò a casa».
LE CURIOSITÀ.
Fatti, problemi e piccole emergenze segnalati nelle diverse sezioni dell'isola
L'elettrice
fantasma e la nutria di guardia alla sezione
A pensarci bene, in Comune devono
aver confuso la data del cambio di residenza - era il primo novembre, arrivo a
Cagliari da Milano - con quella di un trapasso a miglior vita. E siccome il
clima era quello della ricorrenza dei defunti, la nuova arrivata è diventata
d'ufficio una cittadina e una elettrice fantasma. La signora in questione se
n'è accorta ieri mattina quando è andata alla sede della circoscrizione di via
Sonnino per ritirare la tessera per il voto. «Quale tessera? Lei non risulta
iscritta nelle liste elettorali», è stata la risposta. Ma non è che sarò ancora
iscritta a Milano?, ha domandato lei. No no, è stata la risposta, là il suo
nome è stato cancellato il primo gennaio. A quel punto l'elettrice ha intuito
di essere nulla più che un fantasma e ciononostante ha cominciato a farsi
sentire minacciando pure l'intervento dei carabinieri. È finita che ha potuto
votare alle 20, dopo una giornata di strenua battaglia.
È andata meglio a Emanuele Cottu, il
più giovane elettore di Nuoro. Studente dell'Alberghiero di Spoleto, ha
compiuto 18 anni proprio ieri e venerdì scorso è tornato apposta per votare.
«Non volevo mancare», racconta. Dai seggi arriva pure la storia di quel
quarantenne di Selargius denunciato perché ha fotografato la scheda sulla quale
aveva appena votato.
A Pabillonis, davanti al seggio
delle Elementari, sono arrivati in forze i volontari della Protezione civile e
i ranger della Forestale. Il fatto è che una nutria - piazzata sul marciapiede
a poche decine di metri dalla cabina come uno di quei candidati che perseguita
l'elettore fino alla fine - digrignava i denti facendo francamente il suo
mestiere. Come accidenti è arrivato il castorino davanti al seggio? Qualcuno ha
chiamato la Forestale.
A Sassari, invece, è successo che
metà della truppa di scrutatori chiamati per le otto sezioni delle borgate non
si è presentata. Su 32, ne mancavano quindici. I 120 euro per tre giorni di
lavoro, evidentemente, non bastano neanche a coprire le spese per chi arriva
dalla città. Così ci si è arrangiati come sempre: il presidente di seggio esce
e fa la chiamata diretta. Come per la raccolta dei pomodori, uno che vuole
farsi la giornata non manca. Piera Serusi
La curiosità
A Iglesias le
ronde elettorali
Tutta la notte in giro per Iglesias
a controllare le sedi dei 33 seggi: è l'iniziativa organizzata dal Movimento
spontaneo per il controllo democratico, costituito in estemporanea da un gruppo
di iglesienti preoccupati per la disposizione (contenuta nella legge elettorale
regionale) di non procedere allo scrutinio delle schede già ieri notte, subito
dopo la chiusura dei seggi. «L'onestà e la professionalità delle forze
dell'ordine non è minimamente in discussione - ci tiene a sottolineare Pierina
Chessa, consigliera comunale di centrosinistra ispiratrice del Movimento - ma
siccome la cronaca, anche in tempi recenti, ci ha messo di fronte alla grande
creatività della mente umana, abbiamo preferito tenere gli occhi aperti». (c.
s.)
Staffetta o
trappolone?
Il bivio del
Rottamatore
Editoriale di
Roberto Casu
A spettando di sapere chi ha vinto
in Sardegna, alcune note sul teatrino messo in scena dai saltimbanchi della
Compagnia Italia nel triangolo rosso (pardon, rosé) Nazareno-Palazzo
Chigi-Quirinale. Dunque vediamo. Stamattina alle 10,30 Matteo Renzi sarà
ricevuto da Giorgio Napolitano che gli conferirà l'incarico di formare il
governo. Andando a memoria, il segretario del Pd è il sesto della serie: i
primi (e anche gli unici legittimati dal voto popolare) furono Prodi e
Berlusconi, poi Monti, Bersani, Letta e, per l'appunto, Renzi. Sabato sera le
consultazioni-lampo di Napolitano erano già finite. Perché al nuovo premier -
ha spiegato un premurosissimo presidente della Repubblica - serve più tempo per
trovare un'intesa con gli alleati. Strano. Quando - giusto un annetto fa - a
Bersani serviva tempo per convincere i grillini ad appoggiare il suo governo
mai nato, Napolitano fece il record mondiale di consultazioni. Pur di dare
tempo allo smacchiatore del giaguaro, poco mancò che consultasse anche il
collegio nazionale dei geometri. Una chiacchieratina con la categoria la
consigliamo comunque anche a Renzi: tra Alfano, che vuole meno sinistra nel nuovo
governo, e la minoranza del Pd che si lamenta esattamente del contrario (dieci
senatori minacciano di non votare la fiducia) il nuovo premier potrebbe aver
presto bisogno di qualche buon consiglio in materia di geometrie variabili. Non
un buon viatico per l'uomo delle primarie. «Non farò mai come D'Alema con
Prodi», giurò un giorno non lontano. E cioè sfilare con una manovra di palazzo
la presidenza del Consiglio a un uomo della sua stessa parte politica.
Sull'argomento Enrico Letta avrebbe qualcosa da obiettare, ma noi italiani non
siamo gente che si scandalizza per così poco. E siamo anche pronti a
dimenticare il giuramento del ducetto fiorentino («Io premier solo se eletto
dal popolo») a patto che - varata la sua squadra - dimostri di essere capace di
governare. Che è cosa diversa dal fare battute, schernire gli avversari e
scrivere piano del lavoro in inglese. Renzi ha voluto la bicicletta e ora è
davvero al bivio: far ripartire l'Italia o rottamare se stesso.