mercoledì 19 febbraio 2014

Curiosità elettorali


I PRIMI DATI. Mancano all'appello oltre 222mila elettori rispetto al 2009

Affluenza in netto calo: vota solo il 52 per cento

Il primo verdetto è quello scritto dalla crisi della politica, dal disincanto. E forse dalla primavera in anticipo. Solo il 52,23 per cento dei sardi ha votato per le Regionali: è il dato fissato alla chiusura delle urne delle 22 di ieri, ed è quello definitivo perché stavolta le operazioni di voto si sono concentrate solo nella giornata di domenica. Sono cifre che disegnano un crollo della partecipazione al voto. Nel 2009 l'affluenza finale era stata del 67,57 per cento. E meno di dodici mesi fa, in occasione delle Politiche, anche qualcosa in più: 68,32. Mancano all'appello, rispetto alle Regionali precedenti, oltre 222mila elettori.

SCRUTINIO ALL'ALBA Stamattina le sezioni elettorali riapriranno alle 7 per lo spoglio delle schede. Al di là delle prime riflessioni sul calo dell'affluenza, tutte le attenzioni sono ora dedicate alla sfida tra i candidati governatori. In corsa, com'è noto, l'uscente Ugo Cappellacci (centrodestra) e gli sfidanti Francesco Pigliaru (centrosinistra), Michela Murgia (Sardegna possibile), Mauro Pili (Coalizione del popolo sardo), Pier Franco Devias (Fronte indipendentista unidu) e Gigi Sanna (Movimento Zona Franca).

Le previsioni sui tempi dello scrutinio dicono che, a meno che non si verifichi un testa a testa sul filo del voto, verso la tarda mattinata si dovrebbe avere un'idea piuttosto precisa sul nome del nuovo presidente della Regione. Per poi arrivare, nel corso della serata, alla definizione di tutto il Consiglio regionale, con i nomi degli eletti.

I DATI NEI TERRITORI Tra gli otto collegi elettorali, che corrispondono alle Province (benché queste siano in via di superamento), è Nuoro quello in cui si registra la maggiore assiduità: 56,54 per cento, seguito da Sassari col 55,23. Al terzo posto l'Ogliastra, col 55,68. Resta leggermente al di sopra della media regionale anche la Gallura, che fa segnare il 52,27. Sotto la media, invece, si trova anzitutto la circoscrizione di Cagliari, col 51,38 per cento. In tre collegi si scende addirittura sotto la metà: Oristano (49,71), Sulcis (48,83) e in coda a tutti il Medio Campidano (46,92). Tra le città principali, Cagliari è al 53,44 per cento, Sassari al 54,55, Quartu al 48,88. Olbia non supera il 47,32 e Oristano il 51,49, mentre Nuoro si colloca al 58,92. Battuta di un soffio da Tempio, che tocca il 58,97.

L'ANALISI Nel 2009, quando le elezioni erano spalmate su un giorno e mezzo, appena il 44,9 per cento aveva votato domenica. Quindi un rimanente 22,6 aveva atteso la seconda giornata. Del resto, fino alle Politiche dello scorso anno siamo sempre stati abituati a consultazioni estese al lunedì (tranne rare eccezioni). Non è escluso che qualcuno sia stato colto di sorpresa dalla primissima applicazione della nuova regola, dettata dalla spending review. Ma è probabile che questa causa dell'astensionismo, se sussiste davvero, sia solo aggiuntiva a quella principale: la crescente ostilità verso la politica (parlare di disaffezione appare ormai riduttivo). Fenomeno evidente in tutte le ultime tornate elettorali, in Sardegna come nel resto d'Italia. Magari ci si è messa di mezzo la splendida giornata di sole. Ma l'alibi meteorologico non è che un altro modo per definire il disinteresse.

POLITICA ALLA SBARRA Viene spontaneo pensare che abbiano pesato assai anche le inchieste sul Consiglio regionale, con oltre sessanta onorevoli, di tutte le parti politiche, indagati per l'uso dei fondi dei gruppi. E poi c'è da ricordare l'assenza, a queste elezioni, di un candidato a Cinque Stelle: un anno fa alla Camera il Movimento di Grillo aveva addirittura superato centrosinistra e centrodestra, toccando il 29,73 per cento. Chiunque risulti vincitore, oggi, insieme ai problemi già noti (la disoccupazione, i trasporti, la dispersione scolastica, lo spopolamento), dovrà porsi anche questo obiettivo: cosa fare per ritornare a essere davvero il presidente di tutti i sardi, e non solo della metà. Giuseppe Meloni

 

I candidati ai seggi, sorrisi, flash e proclami in attesa dei risultati

«Ciao, scusa, dove voti e a che ora?». Di messaggini così, sabato sera, Mauro Pili ne ha ricevuto parecchi. Per fargli una foto, come si usa nei giornali in queste occasioni importanti, mica per altro. Ma lui, a cena a Cagliari con un ristretto gruppo di amici, non ha risposto a nessuno (lo fa spesso) e pare abbia commentato: «E chi sono, Obama, che mi vogliono fotografare al seggio? No grazie». Dunque, si sa che il candidato della Coalizione del popolo sardo è andato alle urne nella sua Iglesias, dove continua ad avere la residenza, probabilmente molto presto, perché è uno che dorme poco, ma lo scatto manca.

Comportamento diametralmente opposto, invece, quello di Ugo Cappellacci. Su richiesta, lo staff fa sapere che il governatore uscente vota nella scuola di via Venezia. E non c'è pericolo di non catturare l'attimo: fotografi e operatori sono avvertiti, e sulla pagina Facebook del leader del centrodestra, intorno a mezzogiorno, compare un post: «Ho appena fatto il mio dovere. Ricordo a tutti gli amici che si vota solo oggi fino alle 22. Guarda il video». Lui - jeans, camicia celeste, piumino blu smanicato e Ray Ban - arriva con i figli Chiara e Giuseppe, controlla il numero della sezione sul certificato, saluta gli scrutatori che fanno finta si tratti di un elettore qualunque, va dietro la tenda, esce e aspetta un po' prima di imbucare la scheda, per farsi immortalare. «Posso?», e fa la battuta: «Potrebbe essere quello decisivo...». Il filmino ha 500 “mi piace”. Più tardi scrive: «Un voto di proposta per cambiare davvero, per non fermarsi alla protesta, per non tornare indietro».

Francesco Pigliaru, vota puntualissimo (come annunciato) alle 10.45 in via Crispi, a due passi da casa. Camicia bianca e maglioncino verde a V, sorriso grande a labbra strette, immagine pubblicata su Facebook - “Francesco vota: Cominciamo il Domani!” - anche qui i like sono circa 500.

Michela Murgia vota a Cabras, maglia rossa e gilet, si porta appresso il suo fotografo, Alec Cani, che poi mette lo scatto su Facebook. Mentre la candidata, sul suo profilo ha pubblicato ieri mattina una canzone dei Muse, band alternative rock inglese, Uprising (ribellione, significa). Lei sottolinea che si è svegliata con queste note in testa, curioso, il testo dice alzati e riprenditi il potere/è il momento che il gatto grasso abbia un infarto/tu sai che la loro ora sta arrivando/dobbiamo unirci e guarderemo la nostra bandiera alzarsi . I “mi piace” sono oltre 1000. Poi, la poesia di Emily Dickinson: Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci, e se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura, l'eroismo che allora recitiamo sarebbe quotidiano, se noi stessi non c'incurvassimo di cubiti per la paura di essere dei re . Successone.

Pier Franco Devias vota a La Caletta (Siniscola), maglione grigio scuro, sciarpa nera, scrive su Facebook: «Vada come vada abbiamo già conseguito una grande vittoria storica, abbiamo salvato l'indipendentismo sardo, che rischiava di essere interamente riassorbito dalle logiche italiane. Davanti al collaborazionismo di alcuni, davanti alla resa di altri, il Fronte ha rappresentato il baluardo che ha difeso il patrimonio politico, l'impegno e il sacrificio di migliaia di indipendentisti, portando alta la bandiera nazionale e proseguendo instancabilmente il cammino dell'indipendenza. È iniziata una nuova era per l'indipendentismo. BIVAT SU FRONTE! DIFENDETI SARDIGNA!». Testuale, maiuscolo e punti esclamativi.

Gigi Sanna, anzi, il suo portavoce, non gradisce giornalisti al seggio (hanno protestato contro la stampa per tutta la campagna elettorale) però manda la foto, via mail, del professore che vota a Oristano.

 

LA GIORNATA. Dove saranno gli aspiranti governatori

Tutti in attesa dei risultati

Domenica in famiglia per tutti i candidati. Tutti meno uno: «Mauro è partito - fanno sapere dal quartier generale di Pili all'Hotel Panorama a Cagliari - e ora stiamo sbaraccando». Come seguirete lo spoglio? «Ognuno a casa sua». Da casa apprenderanno i primi risultati anche Francesco Pigliaru e Ugo Cappellacci che ieri hanno avuto la stessa idea: una passeggiata al mare. Ma i comitati elettorali di via Bottego e via Dante non si sono mai fermati. «C'era da allestire la sala per i giornalisti», si apprende dallo staff del professore. Oggi nel loft di via Bottego, comunque vada, Pigliaru festeggerà o si consolerà con una torta al cioccolato ricoperta di pasta di zucchero fatta da Laura Sechi. «Qua vicino c'è il “Caddozzone Ossigeno” che fa panini buonissimi», scherza il portavoce di Cappellacci. «Nell'attesa rivivremo i momenti più divertenti di quest'avventura», aggiunge Massimiliano Cicu, una delle menti della campagna “Qui Ora Ugo”. Michela Murgia (anche per lei domenica di relax in famiglia, a Cabras) seguirà lo spoglio dal quartier generale in via San Benedetto con lo staff e i candidati. «La sede è piccola - spiegano dall'ufficio stampa - ma garantiremo un tavolo per i giornalisti e un grande schermo». Per lo spoglio Pier Franco Devias sarà a Nuoro nella sede di via Garibaldi con gli altri attivisti. Gigi Sanna è rimasto a Oristano. Cosa farà lunedì? «Starò a casa».

 

LE CURIOSITÀ. Fatti, problemi e piccole emergenze segnalati nelle diverse sezioni dell'isola

L'elettrice fantasma e la nutria di guardia alla sezione

A pensarci bene, in Comune devono aver confuso la data del cambio di residenza - era il primo novembre, arrivo a Cagliari da Milano - con quella di un trapasso a miglior vita. E siccome il clima era quello della ricorrenza dei defunti, la nuova arrivata è diventata d'ufficio una cittadina e una elettrice fantasma. La signora in questione se n'è accorta ieri mattina quando è andata alla sede della circoscrizione di via Sonnino per ritirare la tessera per il voto. «Quale tessera? Lei non risulta iscritta nelle liste elettorali», è stata la risposta. Ma non è che sarò ancora iscritta a Milano?, ha domandato lei. No no, è stata la risposta, là il suo nome è stato cancellato il primo gennaio. A quel punto l'elettrice ha intuito di essere nulla più che un fantasma e ciononostante ha cominciato a farsi sentire minacciando pure l'intervento dei carabinieri. È finita che ha potuto votare alle 20, dopo una giornata di strenua battaglia.

È andata meglio a Emanuele Cottu, il più giovane elettore di Nuoro. Studente dell'Alberghiero di Spoleto, ha compiuto 18 anni proprio ieri e venerdì scorso è tornato apposta per votare. «Non volevo mancare», racconta. Dai seggi arriva pure la storia di quel quarantenne di Selargius denunciato perché ha fotografato la scheda sulla quale aveva appena votato.

A Pabillonis, davanti al seggio delle Elementari, sono arrivati in forze i volontari della Protezione civile e i ranger della Forestale. Il fatto è che una nutria - piazzata sul marciapiede a poche decine di metri dalla cabina come uno di quei candidati che perseguita l'elettore fino alla fine - digrignava i denti facendo francamente il suo mestiere. Come accidenti è arrivato il castorino davanti al seggio? Qualcuno ha chiamato la Forestale.

A Sassari, invece, è successo che metà della truppa di scrutatori chiamati per le otto sezioni delle borgate non si è presentata. Su 32, ne mancavano quindici. I 120 euro per tre giorni di lavoro, evidentemente, non bastano neanche a coprire le spese per chi arriva dalla città. Così ci si è arrangiati come sempre: il presidente di seggio esce e fa la chiamata diretta. Come per la raccolta dei pomodori, uno che vuole farsi la giornata non manca. Piera Serusi

 

La curiosità

A Iglesias le ronde elettorali

Tutta la notte in giro per Iglesias a controllare le sedi dei 33 seggi: è l'iniziativa organizzata dal Movimento spontaneo per il controllo democratico, costituito in estemporanea da un gruppo di iglesienti preoccupati per la disposizione (contenuta nella legge elettorale regionale) di non procedere allo scrutinio delle schede già ieri notte, subito dopo la chiusura dei seggi. «L'onestà e la professionalità delle forze dell'ordine non è minimamente in discussione - ci tiene a sottolineare Pierina Chessa, consigliera comunale di centrosinistra ispiratrice del Movimento - ma siccome la cronaca, anche in tempi recenti, ci ha messo di fronte alla grande creatività della mente umana, abbiamo preferito tenere gli occhi aperti». (c. s.)

 

Staffetta o trappolone?

Il bivio del Rottamatore

Editoriale di Roberto Casu

A spettando di sapere chi ha vinto in Sardegna, alcune note sul teatrino messo in scena dai saltimbanchi della Compagnia Italia nel triangolo rosso (pardon, rosé) Nazareno-Palazzo Chigi-Quirinale. Dunque vediamo. Stamattina alle 10,30 Matteo Renzi sarà ricevuto da Giorgio Napolitano che gli conferirà l'incarico di formare il governo. Andando a memoria, il segretario del Pd è il sesto della serie: i primi (e anche gli unici legittimati dal voto popolare) furono Prodi e Berlusconi, poi Monti, Bersani, Letta e, per l'appunto, Renzi. Sabato sera le consultazioni-lampo di Napolitano erano già finite. Perché al nuovo premier - ha spiegato un premurosissimo presidente della Repubblica - serve più tempo per trovare un'intesa con gli alleati. Strano. Quando - giusto un annetto fa - a Bersani serviva tempo per convincere i grillini ad appoggiare il suo governo mai nato, Napolitano fece il record mondiale di consultazioni. Pur di dare tempo allo smacchiatore del giaguaro, poco mancò che consultasse anche il collegio nazionale dei geometri. Una chiacchieratina con la categoria la consigliamo comunque anche a Renzi: tra Alfano, che vuole meno sinistra nel nuovo governo, e la minoranza del Pd che si lamenta esattamente del contrario (dieci senatori minacciano di non votare la fiducia) il nuovo premier potrebbe aver presto bisogno di qualche buon consiglio in materia di geometrie variabili. Non un buon viatico per l'uomo delle primarie. «Non farò mai come D'Alema con Prodi», giurò un giorno non lontano. E cioè sfilare con una manovra di palazzo la presidenza del Consiglio a un uomo della sua stessa parte politica. Sull'argomento Enrico Letta avrebbe qualcosa da obiettare, ma noi italiani non siamo gente che si scandalizza per così poco. E siamo anche pronti a dimenticare il giuramento del ducetto fiorentino («Io premier solo se eletto dal popolo») a patto che - varata la sua squadra - dimostri di essere capace di governare. Che è cosa diversa dal fare battute, schernire gli avversari e scrivere piano del lavoro in inglese. Renzi ha voluto la bicicletta e ora è davvero al bivio: far ripartire l'Italia o rottamare se stesso.

Meteo