“Bisogna superare
la vergogna della condizione in cui si vive, raccontarla e farsi aiutare,
perché un amore “malato”, non è un amore “sano” e va
curato, ma non da soli”
– Preoccupati per l’incremento degli episodi di violenza che,
soprattutto in queste ultime settimane, stanno occupando le pagine degli organi
di informazione, il Consultorio della Asl di Olbia lancia un appello alle tante
vittime che, nel silenzio delle cucine o delle camere da letto, sopportano i
soprusi dei loro aggressori: “Non siete
sole, noi, se volete, possiamo aiutarvi”.
“Nella nostra
società il fenomeno della violenza è trasversale, coinvolge tutte le classi
sociali e tutte le età; semmai quel che cambia è l’escalation dell’espressione
della violenza, che può manifestarsi in maniera più raffinata o più plateale”, spiega Carmen Ghiani,
psicologa della Asl di Olbia.
“Bisogna ammettere,
ahimè, che evinti brutali come quelli raccontati nelle cronache locali di
questi giorni, consentono alla nostra Società di prender coscienza di un fenomeno,
quello della violenza, ancora troppo sommerso, che spesso non arriva nei
Tribunali o davanti alle Forze dell’ordine, ma, fortunatamente, approda negli
ambulatori degli psicologi. Un passaggio che avviene solo quando le “vittime”,
che riescono a salvarsi fisicamente dal loro aggressore, sono psicologicamente
distrutte e si rendono conto di aver bisogno di un supporto, esterno alla
famiglia, per riprendere in mano la loro vite e quelle dei loro figli. Per
questo noi vogliamo dire a queste vittime che siamo a loro disposizione, perché
insieme si può uscire da quello stato di prigionia e, solo insieme, si può
affrontare quello stato di “vergogna” che a volte impedisce di reagire alla
violenza, nella convinzione che la persona di cui ci siamo innamorate possa
cambiare”.
Quello della violenza è un fenomeno che sempre più
spesso, come dimostrano le cronache e gli studi del fenomeno, emerge
maggiormente nei momenti “di crisi
sociale”, in quelle realtà dove “le
certezze e i valori diventano sempre più instabili”.
“Le donne,
solitamente vittime, subiscono e sopportano la violenza nel momento in cui
l’aggressore ha già minato il loro senso di identità e avvia un percorso di
demolizione delle difese psicologiche, tanto da insinuare un elevato senso di
colpa e di dubbio, sentimenti che rendono difficile per la vittima prendere
atto della condizione di sopraffazione nella quale vive, che le impedisce di
comunicarlo anche ai familiari più vicini”, aggiunge la Ghiani.
Per la vittima è indispensabile “superare la vergogna della condizione in cui si vive, raccontarla e
farsi aiutare, perché un amore “malato”
non è un amore “sano” e va curato, ma non da soli”, ha detto la Ghiani.
Dal 2010 la Asl di Olbia, attraverso il Servizio
Consultoriale, con i Pronto Soccorso e il Dipartimento di Salute Mentale e
delle Dipendenze, ha siglato un Protocollo d’Intesa con l’Associazione Prospettiva
Donna, la Fidapa, la Congregazione Figlie della Carità e l’amministrazione comunale di Olbia per “accogliere, prestare cura e soccorso,
assistere e supportare, la donna vittima di violenza, fare una prima
valutazione del caso e accompagnare e sostenere la donna all’’interno della
rete dei servizi sociali e psico-sociali”, spiega Liliana Pascucci,
responsabile dei Servizi Consultoriali della Asl di Olbia. “L’Azienda Sanitaria deve accogliere, ascoltare e prendere in carico la
donna e i suoi figli minori, ha poi il compito, fornendole il giusto supporto
anche psicologico, di inviare la donna al Cento antiviolenza e ai servizi
sociali dei Comuni di appartenenza per i relativi interventi. Un Protocollo
d’Intesa, in scadenza e che andrà rinnovato, che si è dimostrato uno strumento
utile per armonizzare le varie competenze e professionalità presenti sul
territorio che, insieme, interagiscono per migliorare la qualità della vita
delle vittime e dei loro figli”, conclude la Pascucci.