ANDREA
ROTTAIllustrissimi, caro Sindaco e Consiglieri tutti, e pubblico presente in
sala,
do per
scontato che tutta l’isola sappia delle mie dimissioni e che al mio posto
subentrerà Mauro Bittu. Pertanto non voglio annoiarvi e non entrerò nel merito
dei pregiudizi o presunte certezze maturate sulla mia scelta. La politica
insegna, almeno così mi dicono gli esperti, che queste dimissioni di fatto mi
“bruciano”. Non essendo del mestiere, qualora fosse, mi piegherò quindi alle
regole del gioco. Ma non è mai stata una mia preoccupazione.
Quando mi
sono candidato a Sindaco sapevo che avevo bassisime possibilità di vincere:
avevo ricevuto in dote un’eredità scomoda – quella della vecchia
amministrazione – e 40 giorni di campagna elettorale non potevano permettermi
di giocare ad armi pari contro tre candidati a sindaco molto presenti nella
realtà locale e partiti con un lungo vantaggio nei miei confronti.
Ma, come
dissi allora, mi candidai “per fare la differenza”, e nel mio modo di pensare
questa si poteva fare solo con un’umiltà e un lavoro che vanno aldilà delle
“assenze /presenze” in questo consiglio. Per me e per la lista che mi ha
sostenuto questo si poteva fare attraverso una crescita intrusiva e
intelligente rafforzando le intese su cui si è sempre retta l’economia isolana:
il rapporto Stato-Regione. Certo questo si è evoluto negli anni nel bene o nel
male ma i tempi cambiano e sta nell’abilità di chi amministra leggere i tempi
in cui viviamo.
Una cosa
però è certa: L’EVOLUZIONE, A QUALSIASI LIVELLO, NON TORNA MAI INDIETRO MA
GUARDA SEMPRE AVANTI. Pertanto chi pesca nel passato in politica può fare solo
POPULISMO: niente e nessuno riporterà La Maddalena a essere la Piccola Parigi
(anche perché la Grande Parigi si è evoluta e noi dovremmo agire ed “evolverci”
di conseguenza). In uno dei suoi libri più illustri, L’anello di Re Salomone,
L’etologo e zoologo Konrad Lorenz scriveva che “chi ha occhi per ammirare e
contemplare la natura costui diventerà un naturalista”. Ho fatto mio questo
pensiero e ho fatto dell’osservazione di questo arcipelago un valore aggiunto
nei miei studi e nella mia professione.
Ma perché
proteggere questo arcipelago? Siamo quello che siamo perché la magia dei nostri
luoghi – che si presta a mille avventure e ricerche – ci rende “esseri speciali”
che vivono in un contesto speciale. Per questo La Maddalena per me viene prima
di tutto ed è così per ogni maddalenino. Quando vivi fuori quell’effetto
patella ti attanaglia e di distrugge come fosse un amore perduto o non
corrisposto. Questa è la forza che ci lega al territorio ma anche la nostra
debolezza. La forza è nei luoghi che ci permettono di essere affascinanti e mai
scontati nelle cose che facciamo e diciamo; questo diventa debolezza nel
momento in cui il nostro essere speciali si trasforma nell’essere “ganzi” e
testardi anche quando dovrebbe prevalere l’umiltà e la riflessione.
Per questo
non riusciamo ad adottare nessuno strumento di pianificazione e non riusciamo a
prendere decisioni condivise. L’elaborazione e attuazione del Piano del Parco e
del Regolamento lo dimostra. Eppure oggi questo rappresenterebbe un
rafforzamento del rapporto Stato- Regione. Non ci siamo riusciti e questa è la
vera sconfitta per chi vuole fare la differenza e quindi il mio fallimento.
Il mio
impegno in merito è stato massimo ma ho fallito.
Forse non
avevo la forza politica per portare avanti questa pianificazione;
Forse mi
sono inserito in un contesto già avviato da troppi anni e quindi logorato;