Il
laboratorio del controllo della radioattività ambientale della Ricciolina,
gestito dal PMP della ASL n. 1 di Sassari,e successivamente all’ARPAs Sardegna appare in disarmo:, non esiste piu’ .Una settimana fa ,tre camion si sono portati via tutti gli strumenti , apparecchiature
,computer ed campioni storici di matrici ambientali ed hanno cosi tolto anche l’insegna all’ingresso , lasciando la
struttura chiusa con lucchetto. . Se si trattasse di chiusura sarebbe giusto, anche perché
cosi significherebbe che tutti gli
allarmi sulla radioattività a La
Maddalena erano infondati . In realtà era davvero così, perché era un
fatto strumentale finalizzato all’allontanamento degli americani
Ma cosi
non è ,perché , la conferma arriva dal noto radiochimico isolano Gian Carlo Fastame , che in diverse
circostanze aveva spiegato in diverse riunioni in salone fra cui anche che <<
se gli
isotopi radioattivi incriminati fossero stati presenti in quantità innaturale
,questi non sarebbero scomparsi, ma sarebbero tuttora presenti nella stessa
quantità di 6 anni fa (quando la US Navy lasciò S. Stefano), poiché il tempo di
decadimento, cioè il tempo occorrente per non essere più radioattivi, arriva,
secondo l’elemento, a migliaia di anni
riferito solo al caso degli isotopi naturali, mentre
quelli che cercavano erano artificiali e non hanno certo tempi di dimezzamento
così lunghi…
(a meno di
nuove scoperte maddalenine da Premio Nobel). >>
Se il
laboratorio è chiuso, significa che i dati analitici erano a norma e che non
era necessario insistere nei controlli. Però
non essendoci più il movente,
quindi non si occupano più…di sostenere l’insostenibile– prosegue Fastame - sono invece scomparsi gli allarmisti: dove
sono Legambiente e il suo “allarme Plutonio” del 2003, i francesi del Crirad e
le alghe rosse, il medico radiologo di Sassari e i tumori anomali, il geologo
stellare e curatore del paesaggio dell’Università della Tuscia, i campioni del
WWF Gallura, i maddalenini incompetenti che scrivevano libelli? Se fossero
coerenti, avrebbero dovuto occuparsene nel frattempo e ancor oggi. Non si
rendono conto dei danni che hanno provocato?
È stato intelligente presentare l’isola sui giornali nazionali e
internazionali come immersa in un mare radioattivo? È stato un richiamo
turistico di successo? Chi non ha la memoria cortissima sa bene che non dico
queste cose da oggi. Tanto è vero che
i vicini Corsi sono stati più accorti.
Essendo l’unico radiochimico, quindi competente e presente,Fastame lo aveva scritto quando la Us Navy era
presente,<< in decine di interventi e anche alla procura di Tempio, e
riassumo: per tutti i dati analitici conosciuti non c’era problema di
radioattività, il PMP di Sassari lavorava bene, seppure con un protocollo non adeguato,
il CISAM di Pisa lavorava bene e aveva centrato l’essenza del problema
(installare rivelatori automatici continui alla fonte,due dell’Arpas ed uno della marina alla banchina
di S. Stefano ), gli allarmi erano tutti infondati, il piano di emergenza del
Prefetto era errato. Poi siamo arrivati a brindare per l’allontanamento della
US Navy e, per non farci mancare niente, ci siamo imbarcati nella più grande
bonifica di tutti i tempi, quella
dell’Arsenale, altro richiamo turistico su tutta la stampa, per non parlare dei
soldi rubati.>>Fastame alla fine da un consiglio che se fosse
un amministratore in carica, <<avrei
chiesto di mantenere il controllo della
radioattività atmosferica. A ponente e a maestrale, la Francia ha 58 reattori
nucleari, la Spagna ne ha 8, e noi siamo sottovento e non abbiamo nessun piano
di emergenza (peraltro doveroso e facile da comporre). Su questo è d’accordo il fisico e l’ex
responsabile del laboratorio dottoressa Floriana Manca che afferma <<
Ebbene sì,
concordo pienamente, siamo ben circondati da centrali nucleari (anche ad est) e
non è molto diverso che se le avessimo in casa (beh, salvo il fatto che così
possiamo comprare energia elettrica dagli altri a prezzi ben elevati) . Per
fortuna una centralina ci- è rimasta (mi sento ancora legata all’isola…) ed è quella installata in
piazza Umberto I e gestita dall’APAT,
ora ISPRA, Ministero dell’Ambiente. In realtà ve n’era anche una nel giardino
del laboratorio, della rete di monitoraggio dei
VVF. Dovrebbe esserci ancora, forse. >>Peone