domenica 18 maggio 2014

Referendum due anni dopo, diffida ad adempiere a Regione


. Pronti a occupare il Consiglio regionale e a iniziative estreme
i Riformatori: le nuove Province sono state abolite dai referendum ma bisognare procedere col trasferimento delle funzioni

Due anni dopo la consultazione referendaria, molto è stato fatto ma tanto resta ancora da fare sul fronte del rispetto della volontà popolare.  Soprattutto su punti molto sentiti, a partire dalle Province. La maggioranza dei sardi di fatto non è maggioranza in Consiglio regionale, perché la politica si rifiuta di adempiere alla volontà popolare: per questo motivo sarà presentata alla Regione una diffida ad adempiere e i Riformatori sono pronti anche a occupare il Consiglio regionale. Lo hanno detto il coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, il capogruppo in Consiglio regionale, Attilio Dedoni e i rappresentanti dei Cento amministratori locali dei Riformatori sardi (Gabriella Mameli, Pino Caria e Gabriele Marini) durante la conferenza stampa di questa mattina davanti al Palazzo di Giustizia di Cagliari. “Qui dove – ha ricorda Cossa – il 29 dicembre del 2011 abbiamo presentato le firme per i referendum che si sono svolti il 6 maggio del 2012”.

Le nuove sono state abolite dai referendum. Attualmente sono commissariate perché nella scorsa legislatura le forze politiche non hanno voluto portare in Aula la legge che trasferisce i compiti delle defunte Province. Adesso la Giunta regionale e la maggioranza di centrosinistra annunciano di voler procedere sul fronte delle riforme. Aspettiamo che dalle parole si passi ai fatti. Anche perché parole ne abbiamo sentite tante nella scorsa legislatura. Senza i referendum, che noi - soli contro tutti - abbiamo sostenuto, non si sarebbe mai parlato dell’abolizione delle Province

Quanto all'eliminazione delle vecchie Province, anch'esse sono di fatto commissariale, ed è in discussione in Senato il progetto di legge costituzionale di modifica dello Statuto, approvato dal Consiglio regionale, collegato alla riforma costituzionale del Senato e del Titolo V. Anche in questo caso ci aspettiamo che la politica dia una risposta forte approvando celermente il disegno di legge.

Sono stati rispettati i quesiti sulla riduzione del numero dei consiglieri regionali (che sono passati da 80 a 60), sul taglio degli stipendi sempre dei consiglieri e sull'eliminazione dei  cda degli enti (quasi tutti sono governati da un amministratore unico). Restano ancora da attuare i quesiti sull'Assemblea Costituente per la riscrittura dello Statuto sardo e sulle primarie obbligatorie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. È inammissibile che a due anni di distanza la politica non abbia dato ancora una risposta ai sardi.

 “Di fatto – dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa – la maggioranza dei sardi non è maggioranza in Consiglio regionale e nella politica. E non intendo maggioranza di governo ma maggioranza sulle cose da fare, sul rispetto della volontà popolare. Ecco perché siamo pronti ad azioni eclatanti se il Palazzo della politica non darà seguito ai referendum. Iniziamo con la diffida ad adempiere, primo passo della via giudiziaria. E proseguiremo in tutte le sedi, sia in Consiglio che fuori”. 

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