icerca sugli aspetti ambientali dell’Azienda Agricola di Garibaldi finalizzata agli interventi di riqualificazione dell’area del contesto museale del Compendio Garibaldino”.
La figura di Garibaldi agricoltore è stata delineata da diversi autori che ne hanno scritto con competenza e passione e quindi poco si può aggiungere in merito. Questa ricerca ha focalizzato la riflessione su quanto ha inciso la sua opera a Caprera, su cosa è divenuta nel tempo quella che fu la sua azienda agraria e ha tentato di ricostruire, attraverso “le specie vegetali piantate dalle sue mani” e conservatesi ad oggi, un aspetto non meno importante della storia e del paesaggio che contribuì a creare. Questo è anche un dovere che discende dalla necessità di restituire all’Eroe una dimensione più umana e meno guerresca.
La Legge n° 503 del 14 Luglio 1907 recita nell’art.1. “La Casa di Giuseppe Garibaldi, i terreni da lui coltivati e quelli annessi, i fabbricati da lui costruiti nell’isola di Caprera, che non siano stati espropriati nell’interesse della difesa dello Stato, sono dichiarati Monumento Nazionale”.
Questo enunciato evidenzia in modo inequivocabile che la casa e i terreni coltivati da Garibaldi fanno parte di un unico corpo monumentale che deve essere considerato nel suo insieme unitario e inscindibile e di pari interesse e valore. Così non è stato a seguito di avvenimenti e situazioni in cui l’interesse primario delle finalità della legge citata è stato misconosciuto o comunque ignorato per finalità diverse da quelle d’istituto.
Un compito non semplice attende ora le istituzioni che hanno la responsabilità di tutelare e gestire un luogo primario della storia dell’Italia moderna, monumento nazionale nella sua interezza e, in particolare, di far sì che, accanto alla tutela degli ecosistemi naturali, l’opera di Garibaldi nel suo rapporto con la terra venga messa in piena luce come testimonianza duratura di un uomo di pace che gli eventi hanno costretto a fare la guerra.
Dal 1856 Garibaldi, subito dopo l’acquisto del terreno comprendente circa la metà dell’isola, si organizzò per edificare la sua casa, costruire la stalla per gli animali, dissodare i terreni, acquistare alberi da frutto, olivi, viti, sementi per le colture orticole.
Ciò che Garibaldi ha costruito assume rilevanza anche per la storia dell’agricoltura di tutta la Sardegna che, nella seconda metà dell’Ottocento, stava vivendo momenti di grandi innovazioni strutturali, basti pensare alle ferrovie ed alle industrie di trasformazione che stavano sorgendo e iniziavano ad affermarsi. In questo contesto va vista e analizzata l’opera di Garibaldi nell’Isola di Caprera e il suo grande progetto di bonifica e trasformazione agraria della Sardegna nel 1870, approvato dal governo ma mai realizzato.
Il progetto in questione era suddiviso in due parti: la prima riguardava il risanamento idraulico e igienico delle zone paludose e la seconda l’insediamento umano nelle zone così riconquistate alla fruizione agricola e civile. In proposito, la proposta progettuale consisteva, tra le altre cose, nella costituzione di “20 colonie agricole, assegnando a ciascuna circa 5.000 ettari di terreno, destinati per metà alla pastorizia e per metà all’agricoltura”.
La morte di Garibaldi avvenne nel 1882 e successivamente nel 1892, fu data esecuzione al Regio Decreto del 3 novembre 1886 con il quale veniva espropriata, per ragioni di pubblica utilità, l’intera isola di Caprera che divenne Demanio dello Stato.
Nel corso del tempo, anche a seguito della morte dei familiari di Garibaldi residenti a Caprera, l’attenzione per la continuazione dell’attività agricola e di allevamento è progressivamente diminuita e, oggi, l’esercizio di questa attività è pressoché inesistente.
L’indagine sull’azienda agraria di Garibaldi ha messo in luce la complessità e l’organicità del suo operare nell’Isola di Caprera. Nessuna improvvisazione e sicura competenza su tutto quanto riguardava l’agricoltura e non è azzardato pensare che l’esperienza di Caprera sia servita anche al suo ambizioso progetto di riforma agraria della Sardegna, da tutti apprezzato, ma mai realizzato. Un luogo quindi che assume un significato più ampio anche per tutta l’Isola e ci fa sentire ancora più vicino e attuale un uomo amante del progresso e profondamente rispettoso della natura.
Sono state individuate, censite e georeferite tutte le specie arboree riferibili all’impianto originario, “toccate con mano” da Garibaldi e quindi da considerare come monumentali ai sensi della normativa vigente.
Il Compendio garibaldino, divenuto nel tempo “Casa Museo di Garibaldi”, in realtà è da intendere come la “Casa” nell’insieme delle strutture aziendali e non sfugge l’importanza nella storia dell’agricoltura della Sardegna, poiché si tratta di una delle prime aziende agricole creata con criteri moderni.
Dalla cartografia storica e dalle immagini del passato è stata ricostruita l’evoluzione del paesaggio vegetale con le sue trasformazioni che ne hanno modificato radicalmente l’assetto, ma non compromesso del tutto la possibilità di recupero. Oltre agli alberi (carrubo, palma da datteri, cipressi, frassino da manna, pini, fruttiferi vari, viti) sono ancora evidenti, seppure in degrado numerose strutture in muratura e il sistema delle opere di regimazione idraulica, canali, pozzi, sorgenti necessari per avere la necessaria disponibilità di riserva idrica.
L’immagine di “Garibaldi agricoltore” non può essere lasciata alla sola suggestione che ne danno gli scritti e le sue stesse memorie, ma può essere resa concreta, sia dal recupero di quanto è possibile fare senza particolari forzature, sia con la sistemazione in aree idonee, tra quelle effettivamente utilizzate, esemplificative dell’attività dell’epoca.
In tal senso sono state formulate le proposte opportune per far sì che l’Azienda Agraria di Garibaldi a Caprera possa riacquistare almeno in parte l’assetto funzionale e paesaggistico originario, dando corpo al dettato di legge che considera tutta l’area su cui ha esercitato la sua attività di agricoltore, divenga appieno monumento nazionale, con il concorso di tutte le Istituzioni a cui è demandato il compito di conservare i monumenti identitari della storia d’Italia.
Per altri versi, non si può prescindere dal fatto che su Caprera si esercitano competenze amministrative a vari livelli, da quello comunale a quello statale. Gli edifici e i terreni dell’azienda agraria che costituiscono il Compendio sono storicamente istituiti come Monumento Nazionale, la cui conservazione e gestione è affidata per istituto alla Soprintendenza del Ministero dei Beni Culturali, ma da quanto evidenziato nella ricerca, sia il Ministero delle Risorse Agricole, sia il Ministero dell’Ambiente e la stessa Regione Sardegna dovrebbero avere interesse a sostenere un’opera di recupero del sito.
Operare in tal senso per realizzare un progetto che riconduca l’area all’assetto paesaggistico e funzionale, che ha visto per lungo tempo Giuseppe Garibaldi nella sua vita quotidiana, è non solo auspicabile, ma soprattutto doveroso per dare attuazione ad un dettato di legge e per il recupero complessivo di un monumento identitario della storia d’Italia.