"La politica non può stare a guardare mentre la Sardegna e l'Italia muore sotto il peso di un'economia stagnante. I candidati alle prossime elezioni politiche si devono impegnare adesso per fare qualcosa di concreto a favore delle imprese sarde, unico vero motore di sviluppo. Solo così saranno credibili e avranno l'attenzione delle categorie produttive, quelle che creano vero lavoro e ricchezza, non assistenzialismo e debito pubblico". Lo sottolinea il presidente di Confapi Sardegna, Francesco Lippi, facendo appello a tutti i candidati e ai partiti che si presenteranno alle elezioni politiche di febbraio.
"È ormai una lotta contro il tempo- prosegue Lippi - non solo per salvare il salvabile ma per mettere le basi di una vera ripresa economica e sociale. Da questo non si può prescindere. Vogliamo sapere cosa hanno intenzione di fare e come vogliono impegnare i loro partiti di riferimento per garantire alla Sardegna pari condizioni di sviluppo rispetto al resto del paese. Continuità territoriale, abbattimento del costo energetico, fiscalità di vantaggio, accesso al credito, politiche attive per il lavoro, sono solo alcuni dei temi centrali del dibattito politico. Vogliamo sapere ora, proposte e soluzioni, non idee e slogan astratti ma cose concrete. Siamo stanchi e strematati delle infinite promesse che troppo spesso non vengono mai mantenute".
"La posizione delle imprese Confapi - dice ancora Lippi - è quella di massima attenzione e rispetto per chi si batte per sostenere tutto ciò che innova e aiuta a fare impresa, ma oggi la necessità che riteniamo principale è quella di far ridiventare il "posto di lavoro nell'impresa" centrale nei ragionamenti e nelle strategie politiche. È il caso delle aziende dell'indotto ALCOA, che da mesi si battono per avere opportunità di mercato e non di cassa integrazione. Una differenza sostanziale di metodo e di ricerca d'interlocuzione con la parte politica, che vuole salvaguardare il posto di lavoro attraverso l'acquisizione di commesse e non con il ricorso agli ammortizzatori sociali, che oggi le imprese non possono più permettersi per le quote di loro competenza e per una assoluta incertezza di mercato".