sabato 10 maggio 2014

Acqua, Igea nel mirino per la gestione della falda

. Interrogazione di Vargiu (Riformatori) al ministro dell’Ambiente
 Il governo deve evitare che il prelievo errato e discriminato delle acque sotterranee dalle miniere dell'Iglesiente possa sottrarre una risorsa strategica per i Comuni e le attività imprenditoriali oltre ad aggravare un danno ambientale già in essere, peggiorando ulteriormente la qualità delle falde acquifere sotterranee. E, in particolare, l’esecutivo deve impegnarsi per attenuare gli effetti devastanti che tale situazione provocherebbe sulle popolazioni residenti. Lo chiede il deputato dei Riformatori sardi, Pierpaolo Vargiu (presidente della commissione Affari sociali della Camera, in un’interrogazione al ministro dell’Ambiente, presentata questa mattina assieme all'esponente dei Riformatori, Roberto Frongia, durante una conferenza stampa che si è svolta a Iglesias.
Nel mirino, in particolare la gestione della falda da parte della società regionale Igea. Le operazioni di coltivazione mineraria alterano, inevitabilmente, le condizioni di flusso idrogeologico e possono determinare peggioramenti quantitativi e qualitativi delle acque sotterranee presenti. Nel caso di coltivazioni minerarie in profondità vengono molto spesso utilizzati pozzi di eduzione per l’evacuazione delle acque sotterranee impregnanti i giacimenti in coltivazione.” Tali acque, durante la coltivazione, sono, ovviamente, di pessima qualità (ricche di metalli pesanti, Sali e  altre sostanze tossiche e/o nocive). Sono poi tutt’altro che marginali i rischi connessi al dilavamento delle discariche di sterili e residui di lavorazione, così come l’infiltrazione dai bacini di decantazione e gli scarichi dagli impianti di flottazione.
E’ chiaro che al termine delle attività minerarie, come è avvenuto nell’Iglesiente, il monitoraggio delle acque sotterranee, ma anche delle subsidenze, dei vuoti lasciati dalla coltivazione mineraria, delle discariche di scorie sterili e residui di lavorazione, è decisivo per la sicurezza.
Le acque, una volta riequilibrata la falda, possono diventare una risorsa strategica, come nella realtà, in Sardegna, lo sono. Ad Iglesias, durante l’attività mineraria, l’esigenza di affrancare dall’acqua pannelli mineralizzati a profondità crescenti ha reso necessario edurre quantità sempre più cospicue e a profondità crescenti, dal livello + 70 fino al livello – 200. Ciò ha prodotto un incremento del contenuto salino delle acque oltre che un progressivo aumento del contenuto di metalli pesanti, associati ai giacimenti minerari. Con la chiusura definitiva dell’attività estrattiva e la conseguente cessazione del pompaggio avvenuta nel 1997, la falda freatica è rimontata progressivamente dal livello – 200 m s.l.m. fino a raggiungere attualmente quota + 60 s.l.m..
Dagli studi effettuati dai tecnici minerari, dall’Università di Cagliari e dai riscontri pratici (la falda è attualmente utilizzata per scopi idropotabili), è emerso con estrema chiarezza che tale risorsa può convenientemente essere edotta a condizione che si rispettino alcune regole di carattere generale tese a pompare dalle parti alte della falda freatica “spillando” l’acqua in maniera diffusa, evitando di forzare i pompaggi dalle parti profonde della falda dove i connotati chimico fisici della stessa non hanno ancora ristabilito l’equilibrio tipico di un acquifero carsico.
Per questo motivo è stato installato un moderno sistema di monitoraggio funzionale a controllare in tempo reale le variazioni chimiche della falda durante i prelievi onde evitare che pompaggi puntuali e forzati possano alterarne il delicato equilibrio idrogeochimico. A questo proposito va ricordato che, in occasione di una delle cicliche siccità avvenuta nell’area, la Regione Sardegna ha finanziato uno studio di fattibilità (prove di pompaggio a gradini e di lunga durata) finalizzato all’eduzione di risorse idriche dai Pozzi Hubert e Ceramica, in ottemperanza ad una convenzione fra l’Assessorato dei LL.PP. e l’IGEA Spa per l’attuazione (con l’impegno delle risorse di cui alla delibera di Giunta Regionale n. 29/20 del 22.05.2008) del decreto dell’Assessore dei LL.PP. n. 49 del 10.06.2008.
Nello studio vengono definite le linee guida per la corretta gestione dei prelievi idrici dal bacino idrogeologico per controllare, attraverso un efficiente sistema di monitoraggio, le pur minime variazioni idrodinamiche e idrogeochimiche della falda.
Sempre nello studio sono state disciplinate le modalità di pompaggio che “dovrà essere attuato solo dopo aver valutato le condizioni chimico fisiche della falda che dimostrino l’assoluta stabilità dell’equilibrio qualitativo dell’acqua”. Ancora dallo studio: ulteriori prelievi, oltre quelli già in atto dovranno essere ubicati in aree possibilmente distanti da quelle attualmente sottoposte all’attuale pompaggio in maniera da evitare il richiamo di acque profonde a causa della sovrapposizione degli effetti del pompaggio.
Solo in emergenza e per limitati periodi di tempo, potrà essere superato il regime massimo di eduzione indicato se a questo farà seguito una fermata delle pompe, in attesa della ricarica idrica che consenta di ripristinare l’eccesso di prelievi.

Come viene gestita la falda dalla Società Igea.
Innanzitutto vi è da dire che da due anni il servizio monitoraggio è stato “sostanzialmente ridimensionato” la conseguenza è il peggioramento qualitativo delle acque edotte.
Per comprendere meglio il significato di questa scarsa attenzione è sufficiente ricordare che nel mese di Settembre del 2013 è stato adottato un ordine di servizio (il numero 1), sottoscritto dall’Amministratore Unico, con il quale il citato servizio veniva assegnato a quello delle manutenzioni diretto da un perito elettrotecnico.
Ad ogni buon conto, sin dalla fine del 2012 si assiste all’aumento dei valori dei solfati, al di sopra dei limiti di legge e nell’aumento della conducibilità elettrica, che sta a significare l’aumento dei sali presenti nelle acque (Limiti D. Lgs 152/06, parte IV, all. 5, tab. 2).

Per comprendere il senso del dato menzionato, è necessario ricordare che una volta ricostituita la risorsa idrica si crea un “progressivo accumulo di acque dolci nella parte superiore della falda e il relativo sfruttamento deve avvenire, come precedentemente scritto, nella parte alta senza spingere il pompaggio da un solo pozzo, secondo prescrizioni precise. In caso contrario inevitabilmente vengono richiamate dal basso le acque salmastre con contenuti salini molto elevati.
L’aumento della conducibilità significa, dunque, che le acque profonde a maggiore salinità risalgono e si miscelano con l’acqua dolce della parte superficiale della falda.
In assenza di una corretta gestione della falda assistiamo, pertanto, ad un progressivo depauperamento dei connotati chimico fisici di una risorsa straordinariamente importante per un territorio fortemente deficitario di risorse idriche.

Vi è da aggiungere che il Laboratorio Chimico non fornisce dal mese di marzo non è più in grado di effettuare le analisi a causa delle ristrettezze economiche, oltre ad aver perso la certificazione di qualità

Sembrerebbe,conseguentemente, che la gestione della falda sia in conflitto con il Decreto Legislativo 152/2006 artt. 76, 77, 82, 94, 96, 183, 240, 256, 257.

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