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- La Regione Sardegna ritiene doveroso e imprescindibile prestare il proprio apporto umanitario all’emergenza di migranti e profughi che ha assunto dimensioni eccezionali. La Regione si conferma, con piena convinzione, parte attiva del sistema di soccorso e accoglienza per i cittadini extracomunitari che varcano il mare.
“La politica della solidarietà e della cura verso chi ha maggiormente bisogno e l’apertura a prospettive di integrazione, in coerenza con la volontà delle persone, con le potenzialità dei territori e le esigenze di sviluppo dell’Isola, sono e saranno caratteristica di questo governo regionale. È d’altro canto doveroso da parte del Governo nazionale, come abbiamo fatto più volte rilevare, programmare i flussi ed evitare che arrivino migranti che qui non vogliono restare. È un danno per loro e un aggravio inutile per le forze di accoglienza. Inoltre impedisce il vero coinvolgimento dei Comuni”, dichiara il presidente Francesco Pigliaru ricordando che appena ieri, a seguito del sesto e più consistente approdo del 2015, il sistema di accoglienza e primo soccorso ha dato ancora una volta ottima prova di efficienza e organizzazione. "L’Europa e il Governo italiano devono prevedere con urgenza la ridistribuzione dei migranti. La Regione Sardegna, nel frattempo, fa al meglio la sua parte, tramite la Protezione Civile e il sistema sanitario, grazie al buon coordinamento con le altre istituzioni, prima fra tutte la Prefettura che vanta la maggior parte delle competenze sulla materia, ed è responsabile della raccolta ed elaborazione dei dati, e all’apporto della moltitudine di volontari e associazioni che si spendono in maniera esemplare" conclude Francesco Pigliaru.
Assicurando il pieno coinvolgimento delle comunità locali e delle loro istituzioni rappresentative quali l’Anci, e unitamente alle associazioni del volontariato, specie quelle che già gestiscono simili progetti, non appena saranno disponibili i dati che confermano la volontà dei migranti di fermarsi temporaneamente o stabilmente nell’Isola, la Regione valuterà l'attivazione del Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), affinché diventi il perno del sistema di accoglienza di secondo livello. Le soluzioni messe in campo in via d’urgenza avranno, nel caso, un ruolo sempre più residuale e tenderanno a possedere i requisiti del modello SPRAR. Per far decollare il sistema SPRAR, la Regione metterà a disposizione un coordinamento apposito. La programmazione, sempre più urgente, è ovviamente legata alla disponibilità di numeri certi sugli arrivi, le permanenze e le risorse, anche finanziarie, che devono essere fornite dal Governo nazionale. Sono peraltro già allo studio programmi funzionali all’integrazione quali l’attivazione di corsi di lingua, l’inserimento dei bambini nelle scuole e pratiche di coinvolgimento dei migranti nella vita attiva delle comunità. Particolare attenzione è riservata alle vicende che riguardano i minori. Su questi punti è stato attivato un coordinamento interassessoriale in contatto con l'ANCI che completerà, entro la metà di settembre, una prima relazione per attività specifiche. Fondamentale, nelle politiche per l’integrazione, resta il coinvolgimento attivo del Terzo Settore e la condivisione con gli Enti Locali.
EMERGENZA. Il quadro europeo è di emergenza dichiarata. Nel solo mese di luglio il numero dei migranti si è triplicato rispetto allo stesso mese nell’anno scorso. Nel 2015 (1 gennaio – 20 agosto) nella UE sono stati registrati 340mila migranti, di cui 264.500 hanno attraversato il Mediterraneo. Più della metà di questi ultimi è sbarcata in Grecia (160 mila, con l’incidenza altissima di 1 migrante ogni 73 abitanti); seconda l’Italia, con 104mila, ovvero 1 ogni 600 abitanti. La maggior parte delle richieste d’asilo riguarda la Germania (188 mila, quasi la metà di tutte le richieste d’asilo fatte nell’Unione europea), Serbia e Kosovo, Ungheria, Turchia e Svezia. L’Italia è sesta, con poco più di 30mila domande.
QUOTE. I migranti che arrivano in Italia (89.083 dal 1 gennaio al 31 luglio 2015) sono suddivisi tra le regioni secondo quote definite dal Ministero dell’Interno, a seguito della Intesa raggiunta in sede di Conferenza Stato – Regioni nel luglio 2014. Alla Sardegna è stata assegnata una quota pari circa al 2% del totale della popolazione migrante presente sull’intero territorio nazionale. Una delle percentuali più basse d’Italia, equiparata a Umbria, Abruzzo e Trentino e sotto le quali stanno solo Valle d’Aosta, Molise e Basilicata. La Sicilia primeggia con il 16%, seguita dal Lazio (9%), Toscana ed Emilia Romagna (6%). Anche sul fronte degli sbarchi, la Sardegna ha accolto solo l’1,5% degli sbarcati in Italia, dal 1 agosto 2014 al 31 luglio 2015, a fronte del 65,4% della Sicilia e del 19,6% della Calabria. Se fino alla fine dello scorso mese di maggio, la maggior parte dei cittadini stranieri arrivati in Sardegna era stata trasferita dalla Sicilia con aerei messi a disposizione dal Governo italiano, negli ultimi casi i migranti sono stati trasferiti sull’Isola tramite nave.
Il 13 agosto 2015 il Ministero ha previsto un incremento delle quote per tutte le regioni, con l’esclusione di quelle che già avevano un numero di presenze superiori alle quote previste. Alla Sardegna sono state assegnate ulteriori 1078 unità. La quota relativa è così passata al 2,96%. Alla Sardegna possono dunque essere assegnati in totale 3240 migranti. Attualmente risultano presenti in Sardegna 2469 migranti dislocati presso le 61 strutture del territorio della Regione.
ASILO POLITICO. Anche in Sardegna, molti migranti presentano richiesta di asilo politico. Le domande sono esaminate dalle Commissioni territoriali in un termine medio di sei, sette mesi. La maggior parte di queste sono respinte (circa l’80%). In tal caso è praticamente automatica l’impugnazione innanzi al Tribunale, con la conseguenza che la permanenza, che dovrebbe essere limitata a un periodo di qualche mese, può arrivare anche sino a due anni. Considerati i ritardi della Commissione nell'esamina le richieste di asilo e l'impegno della Prefettura per accelerare i tempi, la Regione si impegna a verificare la tempestività sulle pratiche amministrative nonché l'assistenza prestata agli stessi richiedenti asilo.
PROCEDURE. È in capo alle Prefetture (in particolare quella di Cagliari) la competenza primaria con compiti di coordinamento e controllo in relazione a tutte le singole fasi. All’arrivo in Sardegna, si attiva un protocollo operativo che disciplina attività e compiti che le singole componenti istituzionali e del volontariato sono chiamate a svolgere. La Regione ha più volte richiesto l'attivazione, con risorse adeguate, di un hub di appoggio nell'area di Cagliari per poter effettuare i controlli nelle prime 72 ore senza dover spendere risorse per strutture semovibili che, comunque, fino ad ora hanno funzionato con efficienza grazie a perfetto coordinamento;
STRUTTURE PER LA PRIMA ACCOGLIENZA. La Sardegna accoglie queste persone in 61 strutture temporanee selezionate tramite procedure di evidenza pubblica e, pertanto, sono solo quelle che rientrano nelle graduatorie relative ai bandi pubblicati dalle Prefetture provinciali per la gestione dell’accoglienza dei migranti nell’Isola. La ripartizione a livello regionale è fatta dalla Prefettura di Cagliari, la divisione nelle singole strutture è fatta dalle prefetture.
Assicurando il pieno coinvolgimento delle comunità locali e delle loro istituzioni rappresentative quali l’Anci, e unitamente alle associazioni del volontariato, specie quelle che già gestiscono simili progetti, non appena saranno disponibili i dati che confermano la volontà dei migranti di fermarsi temporaneamente o stabilmente nell’Isola, la Regione valuterà l'attivazione del Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), affinché diventi il perno del sistema di accoglienza di secondo livello. Le soluzioni messe in campo in via d’urgenza avranno, nel caso, un ruolo sempre più residuale e tenderanno a possedere i requisiti del modello SPRAR. Per far decollare il sistema SPRAR, la Regione metterà a disposizione un coordinamento apposito. La programmazione, sempre più urgente, è ovviamente legata alla disponibilità di numeri certi sugli arrivi, le permanenze e le risorse, anche finanziarie, che devono essere fornite dal Governo nazionale. Sono peraltro già allo studio programmi funzionali all’integrazione quali l’attivazione di corsi di lingua, l’inserimento dei bambini nelle scuole e pratiche di coinvolgimento dei migranti nella vita attiva delle comunità. Particolare attenzione è riservata alle vicende che riguardano i minori. Su questi punti è stato attivato un coordinamento interassessoriale in contatto con l'ANCI che completerà, entro la metà di settembre, una prima relazione per attività specifiche. Fondamentale, nelle politiche per l’integrazione, resta il coinvolgimento attivo del Terzo Settore e la condivisione con gli Enti Locali.
EMERGENZA. Il quadro europeo è di emergenza dichiarata. Nel solo mese di luglio il numero dei migranti si è triplicato rispetto allo stesso mese nell’anno scorso. Nel 2015 (1 gennaio – 20 agosto) nella UE sono stati registrati 340mila migranti, di cui 264.500 hanno attraversato il Mediterraneo. Più della metà di questi ultimi è sbarcata in Grecia (160 mila, con l’incidenza altissima di 1 migrante ogni 73 abitanti); seconda l’Italia, con 104mila, ovvero 1 ogni 600 abitanti. La maggior parte delle richieste d’asilo riguarda la Germania (188 mila, quasi la metà di tutte le richieste d’asilo fatte nell’Unione europea), Serbia e Kosovo, Ungheria, Turchia e Svezia. L’Italia è sesta, con poco più di 30mila domande.
QUOTE. I migranti che arrivano in Italia (89.083 dal 1 gennaio al 31 luglio 2015) sono suddivisi tra le regioni secondo quote definite dal Ministero dell’Interno, a seguito della Intesa raggiunta in sede di Conferenza Stato – Regioni nel luglio 2014. Alla Sardegna è stata assegnata una quota pari circa al 2% del totale della popolazione migrante presente sull’intero territorio nazionale. Una delle percentuali più basse d’Italia, equiparata a Umbria, Abruzzo e Trentino e sotto le quali stanno solo Valle d’Aosta, Molise e Basilicata. La Sicilia primeggia con il 16%, seguita dal Lazio (9%), Toscana ed Emilia Romagna (6%). Anche sul fronte degli sbarchi, la Sardegna ha accolto solo l’1,5% degli sbarcati in Italia, dal 1 agosto 2014 al 31 luglio 2015, a fronte del 65,4% della Sicilia e del 19,6% della Calabria. Se fino alla fine dello scorso mese di maggio, la maggior parte dei cittadini stranieri arrivati in Sardegna era stata trasferita dalla Sicilia con aerei messi a disposizione dal Governo italiano, negli ultimi casi i migranti sono stati trasferiti sull’Isola tramite nave.
Il 13 agosto 2015 il Ministero ha previsto un incremento delle quote per tutte le regioni, con l’esclusione di quelle che già avevano un numero di presenze superiori alle quote previste. Alla Sardegna sono state assegnate ulteriori 1078 unità. La quota relativa è così passata al 2,96%. Alla Sardegna possono dunque essere assegnati in totale 3240 migranti. Attualmente risultano presenti in Sardegna 2469 migranti dislocati presso le 61 strutture del territorio della Regione.
ASILO POLITICO. Anche in Sardegna, molti migranti presentano richiesta di asilo politico. Le domande sono esaminate dalle Commissioni territoriali in un termine medio di sei, sette mesi. La maggior parte di queste sono respinte (circa l’80%). In tal caso è praticamente automatica l’impugnazione innanzi al Tribunale, con la conseguenza che la permanenza, che dovrebbe essere limitata a un periodo di qualche mese, può arrivare anche sino a due anni. Considerati i ritardi della Commissione nell'esamina le richieste di asilo e l'impegno della Prefettura per accelerare i tempi, la Regione si impegna a verificare la tempestività sulle pratiche amministrative nonché l'assistenza prestata agli stessi richiedenti asilo.
PROCEDURE. È in capo alle Prefetture (in particolare quella di Cagliari) la competenza primaria con compiti di coordinamento e controllo in relazione a tutte le singole fasi. All’arrivo in Sardegna, si attiva un protocollo operativo che disciplina attività e compiti che le singole componenti istituzionali e del volontariato sono chiamate a svolgere. La Regione ha più volte richiesto l'attivazione, con risorse adeguate, di un hub di appoggio nell'area di Cagliari per poter effettuare i controlli nelle prime 72 ore senza dover spendere risorse per strutture semovibili che, comunque, fino ad ora hanno funzionato con efficienza grazie a perfetto coordinamento;
STRUTTURE PER LA PRIMA ACCOGLIENZA. La Sardegna accoglie queste persone in 61 strutture temporanee selezionate tramite procedure di evidenza pubblica e, pertanto, sono solo quelle che rientrano nelle graduatorie relative ai bandi pubblicati dalle Prefetture provinciali per la gestione dell’accoglienza dei migranti nell’Isola. La ripartizione a livello regionale è fatta dalla Prefettura di Cagliari, la divisione nelle singole strutture è fatta dalle prefetture.