"La riforma della rete ospedaliera mette al centro gli interessi dei sardi che ora non hanno una risposta adeguata alla loro domanda di salute". Cosi l'assessore della Sanità, Luigi Arru, nel suo intervento di replica, in Consiglio regionale, al termine della discussione generale sulla riforma della rete ospedaliera. L'esponente della Giunta ha ricordato che è il Ministero dell'Economia e Finanze, in documenti ufficiali, a certificare come la Regione Sardegna sia uscita nel 2010 dal Tavolo di monitoraggio e di controllo dei Livelli Essenziali di Assistenza.
"Come fa l'opposizione a parlare di sfascio, se quando erano loro al governo non si misurava la qualità e l'efficacia dei servizi?", Arru ha rispedito al mittente anche l'accusa di voler chiudere i piccoli ospedali :"È la vostra proposta del 2012, rimasta nel cassetto, a prevedere riduzione dei servizi nelle zone interne, non la nostra che, al contrario, tiene conto delle condizioni dei territori e dei collegamenti". L'assessore ha rivendicato la volontà di tutelare popolazioni che in questo momento non hanno una risposta adeguata alla loro domanda di salute e territori che hanno un eccesso di ospedali ma non una offerta di assistenza conseguente.
"Indicatori come il Piano nazionale esiti - ha proseguito - dicono che il 70-80% dei ricoveri ora si risolve con un trattamento medico: questo significa che utilizziamo gli ospedali per casi di medio - bassa intensità, trattabili in strutture per pazienti in fase non acuta. Per questo dal 2015 abbiamo deliberato le linee guida per le cure primarie territoriali e stiamo lavorando con gli operatori per avere strutture che siano di cerniera tra ospedale e territorio, come gli ospedali di comunità e le case della salute. I cittadini - ha concluso - hanno bisogno di tutele e garanzie di sicurezza e qualità dell'assistenza e a questo abbiamo lavorato come Giunta e maggioranza con questa riforma".
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