“Se il Governo stravolge completamente le disposizioni contrattuali del settone, in Sardegna saranno a rischio 10mila imprese, in quanto non si tiene conto delle dinamiche economiche di un comparto legato in maniera indissolubile alla flessibilità”. Il presidente regionale della Confesercenti, Marco Sulis, lancia l’allarme in qualità di coordinatore regionale della Fiepet–Confesercenti, la Federazione che rappresenta i pubblici esercizi (oltre 240mila imprese in ambito nazionale).
Sulis sottolinea che “rimettere in discussione la normativa, con un conseguente aggravio del costo del lavoro, da un lato rischia di far saltare le aziende già in crisi, e dall’altro di scoraggiare nuove assunzioni. In caso contrario, e la prospettiva mi sembra ancor più grave, si aprirebbe la strada al lavoro irregolare: per alcune imprese potrebbe essere l’unico modo per evitare la chiusura”.
“La flessibilità – conclude Sulis –, in un contesto imprenditoriale che in Sardegna si presenta alla stregua di un autentico ammortizzatore sociale, non va considerata un’anomalia. Semmai è l’unica forma in cui possono essere configurati i rapporti di lavoro, in particolare per le persone al di sotto dei 35 anni. I pubblici esercizi, e più in generale quelli della filiera turistica, sono condizionati da un andamento dei flussi non omologabile o prevedibile che, attraverso lo strumento della contrattazione collettiva, era stato rappresentato in maniera funzionale ed efficace. Prima di varare la riforma, il Governo deve tenere conto di questi aspetti. O sarà la fine per tantissimi imprenditori e dipendenti”.