la Onorevole Attenzione,
del Presidente del Consiglio Dei Ministri, On. Enrico Letta,
Fax 06 67793543
del Ministro della Difesa, Sen. Prof. Mario Mauro
e.mail mario.mauro@senato.it ;
dei sottosegretari di Stato per la Difesa:
Sen. Roberta Pinotti, roberta.pinotti.senato@gmail.com ;
e per conoscenza,
On. Michele Piras, piras_m@camera.it ;
In relazione alla risposta del Governo alla interpellanza sulle “Iniziative per garantire parità di trattamento al personale militare esposto all'amianto o affetto da patologie asbesto-correlate in relazione alla disciplina generale prevista per i lavoratori in analoghe condizioni – n. 2-00363” questa Associazione intende innanzitutto ringraziare l'On. Piras, l'On Migliore e tutto il gruppo parlamentare di SEL per aver dato voce e fatto propria l'istanza di Giustizia ed Equità degli Esposti e delle Vittime dell'Amianto del Comparto Difesa, unitamente al Governo e al Ministero della Difesa che, per voce del sottosegretario On. Alfano, ha risposto in tempi brevi alla citata interpellanza, consentendoci così di apprezzare per tempo gli intendimenti del Governo sul tema e di esprimere le seguenti osservazioni e richieste sul merito delle risposte alle questioni poste.
In primo luogo, sulla questione di cui ai commi 7 - e 8 (l'interrogazione verte anche sul comma 8)- dell'art. 13 della legge 257/92, è estremamente positivo rilevare nuovamente la positiva e piena condivisione del Governo dell'esigenza di provvedere con una apposita iniziativa legislativa tesa a sanare, una volta per tutte, la discriminazione subita dai militari.
Sul questo tema è dal 2001 che nel Parlamento, con numerosi Atti – QUI sinteticamente elencati-, vi è la piena e trasversale condivisione dell'esigenza di provvedervi. Tra le più recenti iniziative parlamentari si segnala il comma 1, lettera g) -comma 6 sexies- dell'art. 5 del DDL AS n. 8/2013, di iniziativa de Sen. Casson e altri, cofirmato anche dalla sottosegretario per la Difesa, Sen. Pinotti e l'emendamento n. 7.80 del Sen. Casson e altri, al DDL n. 1120/2013, di iniziativa del Governo.
Anche il Governo, prima nel 2003 e poi nel 2009, si era impegnato a risolvere questa disarmonia legislativa gravante sul personale militare.
Siamo nel 2014, crediamo a quasi 22 anni dalla promulgazione della Legge 257/92 non ci sia più spazio per tergiversare e pertanto Chiediamo che l'attuale rinnovata condivisione si concretizzi con un Giusto, Puntuale e Risolutivo Atto normativo del Governo.
Basta con le promesse di legge!
Chiediamo dunque che vengano finalmente date risposte tangibili alle legittime aspettative del personale militare delle Forze Armate in generale e, in particolare, della Marina Militare, ex o attualmente esposto all'amianto, che si trovino in attività o in quiescenza, e a quanti a tutt'oggi lavorano ancora in presenza e ad elevate concentrazioni di fibre di amianto, in alcuni casi senza la dovuta informazione obbligatoria, con le limitazioni derivanti dall'obbligatorietà del servizio e dallo status di militari.
Si ritiene pertanto opportuno far presente che i nodi previdenziali da sciogliere sono tre:
- Il pieno riconoscimento dei periodi di esposizione ad amianto indicati nel curriculum lavorativo emessi dal Ministero della Difesa, senza distinzioni di mansioni e categorie, così come fa l'amianto, tenendo presente che, sopratutto in ambito Marina, l'esposizione è stata continuativa -24 ore su 24 ! - e che il limite temporale del 2.10.2003 imposto dalla vigente normativa non ha eliminato la successiva continua e qualificata esposizione ad amianto del personale;
- Riconoscimento della cumulabilità dei detti periodi, sia nei confronti del personale ancora “sano” sia nei confronti del personale in cui gli effetti dell'amianto si sono già manifestati;
- I predetti periodi devono essere fatti valere sia ai fini del diritto che della misura della pensione.
Va inoltre tenuto presente che buona parte del personale militare e civile esposto ad amianto ancora in servizio attivo è il medesimo interessato dalla riforma dello strumento militare che porterà la dotazione organica complessiva a ridurre i primi da 190.000 a 170.000 entro il 31.12.2015 e sino a 150.000 entro il 31.12.2024 e i secondi da 30.000 a 20.000 entro il 31.12.2024.
Altra questione è poi l'istituto dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata conseguente alle infermità riconosciute dipendenti da causa di servizio, nonché l'equiparazione alle Vittime del Dovere dei dipendenti dello Stato, militari e civili, Vittime dell'Amianto.
Sul tema, il 4 novembre scorso, avevamo denunciato l'inaccettabile interpretazione che ha portato alla scandalosa esclusione dei dipendenti civili dello Stato dal riconoscimento dello status di Vittima del Dovere ad opera della Direzione per il Personale Civile della Difesa (PERSOCIV) e del Dipartimento della Funzione Pubblica, in applicazione, a loro dire, dell'art. 6 del d.l. n. 201 del 2011.
Accogliamo dunque con piena soddisfazione la precisazione del Governo che dalla applicazione del citato art. 6 è espressamente escluso il personale, civile e militare, appartenente al comparto sicurezza-difesa per i quali, dunque, è sempre previsto l'accertamento della dipendenza da causa di servizio ai fini del riconoscimento dello status di vittima del dovere, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata ordinaria.
Chiediamo pertanto che il Governo intervenga immediatamente presso PERSOCIV e presso il Dipartimento della Funzione Pubblica per sanare in autotutela i provvedimenti negativi già adottati (qui uno degli inaccettabili provvedimenti).
Va inoltre segnalato sul punto relativo alla assistenza attuata nei confronti dei familiari e del personale militare e civile, anche in servizio, affetto da patologie asbesto-correlate, in particolare per l'avvio e la definizione del procedimento previsto per la verifica del diritto alla corresponsione dei benefici di cui previsti per le vittime del dovere, che questa assistenza non sempre è attenta e tempestiva (Ci riserviamo di esplicare meglio la questione in altra sede, qualora l'On. Sottosegretario intenda audirci).
Infine condividiamo pienamente quanto affermato dall'On. Piras, in sede di replica alla risposta alla interpellanza, sul tema della “nebulosa sui dati ufficiali, sulle indagini epidemiologiche”.
Riteniamo infatti che, sebbene questa Associazione non condivida la recente modifica dell'attribuzione delle competenze di vigilanza dei luoghi di lavoro in ambito militare dalle ASL ai Servizi di Vigilanza Interna di cui al titolo IV del DPR 90/2010 (p.e. con le limitazioni ispettive di cui al comma 3 dell'art. 260), le disposizioni di cui all'art. 248 del citato decreto, unitamente alla modifica apportata all'art. 139 del DPR 1124/65, prevedono sempre e comunque l'obbligo del datore di lavoro della denuncia di ogni infortunio sul lavoro che ha per conseguenza la morte o l'inabilita' al lavoro per più di tre giorni, che nell'ambito dell'Amministrazione della difesa e con riferimento agli infortuni occorsi sia al personale civile che al personale militare in servizio, deve essere inoltrata, ove presente, al competente Comando dei carabinieri dell'organizzazione di polizia militare di Forza armata e ai predetti Servizi di Vigilanza.
Tenuto conto che la sorveglianza epidemiologica è strettamente correlata alla sorveglianza sanitaria e alla prevenzione primaria (in quanto una buona sorveglianza sanitaria, se ben fatta, in funzione della sorveglianza epidemiologica, rileva precocemente le malattie e le neoplasie e ne attribuisce l'eziologia -o la probabile eziologia-, avvia tempestivamente il malato alle migliori cure disponibili e in strutture accreditate e certe, permette l'avvio tempestivo di politiche di prevenzione primaria -perché se si rileva il Danno e si conosce l'Eziologia, si fà PREVENZIONE, si evitano cioè nuove esposizioni in funzione della conoscenza delle fonti di rischio che vengono così eliminate per tempo- e infine, ma non per ultimo, se tutto funzionasse bene, agisce d'ufficio nelle pratiche burocratiche di accesso ai diritti risarcitori previsti, avviando con tempestività l'iter della “prevenzione” sociale), desta perplessità che la questione della sorveglianza epidemiologica, ovvero la mancata indicazione dei dati relativi alle mansioni svolte dai lavoratori, in quale periodo e in quali luoghi, del nesso o probabile nesso causale con qualsiasi tipo di eziologia e la rilevazione e classificazione stessa delle patologie a lunga latenza che affligge il personale del comparto difesa, anche dopo l'avvio in quiescenza, non sia ritenuto di primaria importanza dalla stessa Amministrazione della Difesa, ovvero tenuto in debita considerazione sopratutto ai fini epidemiologici-prevenzionali e statistici.
Riteniamo dunque che la mancata chiarezza dei dati, non giovi in primo luogo alla tutela del diritto alla salute del personale militare e civile e non faccia bene all'immagine delle nostre Forze Armate, che sotto l'altro aspetto appare non curarsi a dovere del destino psico-fisico del personale tanto quando è in servizio quanto una volta posto in quiescenza.
Ad ogni modo, tenuto conto che l'Osservatorio Epidemiologico della Difesa è stato istituito il 20.03.2006, riteniamo rilevanti e preoccupanti i dati forniti dall'On. Sottosegretario alla Difesa, in quanto i 950 casi con esposizione ad amianto censiti nell'ambito di tutte le Forze Armate, di cui 51 Mesoteliomi -dalla risposta si desume siano 51 i casi di lavoratori colpiti da Mesotelioma, 33 dei quali deceduti in servizio- sebbene rilevati con i limiti sopra detti, dunque generici e sottostimati, si riferiscono al solo personale in servizio attivo e, se uniti a quanto rilevato costantemente dal ReNaM attraverso i COR e dai vari registri tumori, testimoniano che la questione amianto -e le esposizioni ad agenti cancerogeni e tossico nocivi nell'ambito del comparto Difesa- non è purtroppo un fatto passato, un rogo estinto. Da dimenticare.
No. Purtroppo non è così. Non c’è niente da dimenticare. C’è ancora molto da fare.
Ora è urgente un Giusto, Puntuale e Risolutivo Atto normativo del Governo.
Sopratutto, vi chiediamo, basta con le promesse.
Col massimo rispetto
f.to AFeVA Sardegna, il presidente
Salvatore Garau