lunedì 20 giugno 2016

PER COLPA DELLA REGIONE LA SARDEGNA ESCE DALL’EUROPA




IL DISASTRO DEL TRASPORTO AEREO E MARITTIMO
È LA CAUSA DELLA FUGA DEI TURISTI E HA RESO I SARDI PRIGIONIERI IN CASA LORO

Le nostre proposte: premialità su Roma e Milano, continuità anche sulle rotte minori, un meccanismo più semplice per avere più concorrenza
Oggi manifestazioni in tutti i porti e gli aeroporti della Sardegna


La Sardegna è al collasso, isolata dal mondo. I collegamenti aerei e navali sono sempre più difficoltosi, ma Giunta e maggioranza hanno dimostrato di non avere la minima percezione delle disastrose conseguenze della drastica riduzione dell’accessibilità della Sardegna a causa dell’abbandono di Ryanair, della generale diminuzione delle rotte e dell’alto costo dei trasporti marittimi.
La Regione ha dimostrato una imbarazzante carenza di autorevolezza nei confronti dei vettori aerei e marittimi. Si trincera dietro presunti divieti europei, ma in realtà nel resto dell’Europa chi affronta con intelligenza i problemi riesce a risolverli DENTRO e non contro le regole europee. Le altre grandi isole del Mediterraneo, Sicilia e Corsica, ma anche la Puglia e la Toscana sono riusciti a realizzare e mantenere un sistema di collegamenti aerei che garantisce accessibilità e rispetto delle regole. Per quanto riguarda specificamente le compagnie low cost, recentemente l’aeroporto di Francoforte Hahn ha affermato il principio che il comarketing si può fare anche con le risorse pubbliche a condizione che si dimostri che non si tratta una semplice regalia a questa o quella compagnia aerea ma che ci sono ricadute effettive e misurabili sul territorio: Francoforte Hahn, ad esempio, prevede un incrementi di oltre 2000 addetti solo nel sistema aeroportuale. Perché la Sardegna, soprattutto considerata la sua condizione di insularità, non è in grado di dimostrare a Bruxelles quante e quali siano le ricadute economiche derivanti da un efficiente sistema di collegamenti aerei, tali da giustificare un investimento di risorse pubbliche?
Discorso analogo per la CT2, la continuità territoriale sulle rotte minori. Da oltre due anni la Regione continua a girare intorno al problema, sostenendo che l’Europa non permette di instaurare un sistema di continuità territoriale su rotte dove insistono anche vettori low cost, e imbarcandosi in una fantasiosa “continuità territoriale verso le capitali europee” di cui peraltro non si è più sentito parlare. La Regione sostiene di attendere sulla CT2 un “pronunciamento della Commissione europea”, che non arriverà mai: è solo un pretesto per non agire, dato che non c’è alcuna incompatibilità tra la presenza delle low cost e quella dei vettori tradizionali nelle medesime rotte. Anzi, tutto l’ordinamento europeo è orientato a incentivare la concorrenza, che garantisce servizi migliori e tariffe più basse.

Ad essere gravemente compromessa è l’accessibilità complessiva della Sardegna. Al drastico taglio delle rotte aeree corrisponde un elevato costo dei biglietti delle navi, tale da rendere la possibilità di una vacanza in Sardegna un miraggio irraggiungibile per moltissime famiglie.

Sostenere che debba essere lo Stato a risolvere il nostro problema significa solo perdere altro tempo e aumentare il danno per la nostra economia. Chi se non la Regione deve farsi carico del problema della propria accessibilità? Il paradosso è che le cose sono andate sempre peggio da quando la partita del trasporto aereo è passata nelle mani della Regione a seguito dell’accordo Soru-Prodi. Si può dire che la continuità territoriale funzionava meglio quando era a costo zero, cioè fino al 2013. Adesso la Regione paga per la CT1 48 milioni di euro l’anno, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Ma mentre nell’intero mondo occidentale è ben chiaro il legame tra sviluppo economico ed efficienza del sistema dei collegamenti nella maggioranza che governa la Regione c’è chi - per minimizzare la gravità della situazione - ha incredibilmente sostenuto che la causa del calo dei passeggeri sia la crisi economica, capovolgendo i termini del problema.
La verità è che chi governa la Sardegna considera il tema dell’accessibilità della nostra Isola non un presupposto dello sviluppo economico ma un fatto del tutto accessorio.
Ecco il motivo della manifestazione di oggi: vogliamo dare voce alle decine di migliaia di cittadini sardi che si ribellano all’ignavia e alla superficialità con cui la Regione affronta questa situazione.

I dati sugli arrivi sono drammatici, soprattutto dopo il massiccio disimpegno di Ryanair.
Nel periodo gennaio-giugno 2016 si è verificato un vero e proprio crollo:

    ALGHERO: si registra un calo totale dei passeggeri del 20% (-32% sul traffico internazionale), con 14 rotte soppresse e -50 frequenze/sett.

    CAGLIARI: -11% passeggeri totali, -19% internazionali, 7 rotte soppresse, -32 freq./sett

    In controtendenza OLBIA: pax totali +17%  pax intern. +27%, con un aumento generalizzato rotte e diversificazione vettori (circa 40. Tra di esse non figura Ryanair). A riprova che una strategia intelligente e di ampio respiro produce i suoi frutti.

Le cose non vanno meglio se focalizziamo l’attenzione sulle rotte maggiori (Roma e Milano), le uniche su cui ancora vige la continuità territoriale. Soprattutto nei periodi caldi (estate e ponti) il sistema mostra tutta la sua debolezza. L’assessore regionale parla di imprevedibilità” dei picchi nelle richieste di prenotazione, come se si trattasse di fatti esoterici e non di questioni che nel mondo reale si affrontano sulla base di precisi modelli matematici. I problemi sono aumentati a causa della soppressione della CT2, che ha contribuito ad ingolfare le rotte per Roma e Milano, penalizzando l’utenza

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