– Parte dalla Sardegna l’appello delle
Regioni periferiche marittime all’Unione Europea per l’effettivo riconoscimento
degli svantaggi geografici e demografici derivanti dall’insularità. La
risoluzione finale della 33° Assemblea generale della Commissione Isole, che si
è chiusa oggi a Cagliari dopo due giorni di lavori, chiama in causa direttamente il governo della
Repubblica ellenica, alla presidenza dell’UE nel 1° semestre 2014. Le regioni insulari
chiedono, infatti, che le loro istanze siano “tenute nella massima
considerazione” nelle competenti sedi istituzionali, evitando la tentazione di
un “minimo comune denominatore Europa” che ignora le diversità geografiche e
non prevede un’adeguata politica di coesione territoriale. “Abbiamo trattato
tematiche di importanza strategica per lo sviluppo della nostre Isole – ha detto il presidente della Regione
Sardegna, Ugo Cappellacci, riconfermato dall’Assemblea nell’incarico di
presidente della Commissione delle Isole – in un contesto economico e sociale
problematico, anche alla luce dei negoziati sulla politica di coesione
2014-2020, con una riduzione del 14% dei trasferimenti per le regioni in
transizione e dell’11% per le regioni più sviluppate. L’impressione generale,
dunque, in particolare per ciò che riguarda le isole, è quella di una
deplorevole mancanza di ambizione riguardo i mezzi impiegati per affrontare la
questione delle disparità regionali all'interno dell'UE”.
RISOLUZIONE
FINALE
Le
disposizioni dell'accordo COREPER del dicembre 2012 sugli accordi di
partenariato non possono essere ignorate da parte della Commissione o degli
Stati, e le isole sono pienamente coinvolte nello sviluppo di un approccio
integrato nella futura politica di programmazione;- Il futuro regolamento FESR consentirà a tutte le regioni insulari dell'Unione europea, sia che siano al livello NUTSII o NUTSIII, di beneficiare di una certa flessibilità nell'uso dei fondi, bilanciando così la necessità di concentrazione tematica con la necessità per le isole di sostenere altri progetti relativi ai vincoli derivanti dalla loro insularità;
- La
Commissione Bilancio del Parlamento europeo e la Commissione europea approvano
la proposta di progetto pilota "Strategia 2020 e territori insulari"
al fine di applicare le conclusioni del Consiglio del 8 Febbraio 2013
relativamente alle isole;
La
Commissione europea tiene conto delle osservazioni del “Rapporto Vlasak”
relativamente alla situazione specifica delle isole, al momento della redazione
del futuro regolamento degli aiuti "de minimis". A questo riguardo le
regioni insulari ritengono che, dati i costi aggiuntivi legati all’insularità,
la mancanza di economie di scala e le piccole dimensioni del loro mercato
locale, è improbabile che le distorsioni di mercato possano derivare
dal’applicazione di misure specifiche, come ad esempio l'applicazione di un
massimale di 500.000 € in 3 anni o l’esclusione di sussidi comunitari dal
calcolo del massimale autorizzato, pertanto si chiede la differenziazione, in
aumento, del tetto del “de minimis” a 500.000 euro per 3 anni, escludendo i
sussidi europei dal calcolo del tetto massimo autorizzato.
Infine,
nel lungo periodo, le isole vogliono che la proposta di prendere in
considerazione gli svantaggi geografici e demografici in sede di assegnazione
dei fondi del Quadro strategico Comune i vari Stati membri, come proposto
dalla Comissione di sviluppo regionale
del Parlamento europeo, deve essere studiato nei dettagli senza ritardo, con
l'obiettivo di sviluppare criteri oggettivi, piuttosto che essere oggetto di
contrattazione dell'ultimo minuto.