Il
personale del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena partecipa alle
operazioni di assistenza e soccorso alle tante famiglie colpite dall’alluvione
che ha interessato tutta l’isola e in particolare la città di Olbia. Tanto il
lavoro da fare per provare a restituire vivibilità a una città profondamente
segnata dal nubifragio che si è impetuosamente abbattuto lo scorso lunedì
causando numerosi morti. I dipendenti del Parco si alterneranno in questi
giorni a sostegno della Protezione civile di La Maddalena immediatamente
allertata e impegnata sul campo nelle operazioni di primo soccorso.
«Con i dipendenti del Parco abbiamo raggiunto nel primo
pomeriggio di ieri il gruppo della protezione civile di La Maddalena coordinato
da Claudio Ciucci. Abbiamo aiutato gli abitanti investiti nelle loro case
dall’evento alluvionale. – spiega il Direttore Ciro Pignattelli – Abbiamo
osservato e registrato il disagio di queste ore, ci si muove al meglio per
recuperare quel poco che resta. Gli occhi sono
stanchi dei disastri e replay alluvionali:
luoghi diversi, stessi fotogrammi, nuove vittime. Non siamo di fronte a catastrofi naturali. Non c'è nulla
di naturale né in questi eventi né nei loro effetti. L'acqua ha memoria, noi no. – sottolinea Pignatelli - Abbiamo deviato i suoi flussi naturali,
occupati i suoi spazi senza curarcene. La natura ci chiede il conto, rivuole i
suoi spazi. Ai danni causati dovuti prevalentemente all’insipienza di
amministratori privi di qualunque scrupolo, si aggiungono i cambiamenti
climatici. Non si può più aspettare, sono urgenti misure di mitigazione e di
adattamento ambientale.Si riparano i danni piuttosto che prevenire le cause. I
costi del non fare più di quelli che servirebbero per mettere in sicurezza il
territorio. Occorre un green new deal per il territorio».
«Sono
profondamente colpito – spiega il Presidente Giuseppe Bonanno – occorre una riflessione
importante e una conseguente azione amministrativa efficace per fare in modo
che questo lutto collettivo non rappresenti semplicemente un dramma senza risposte. La programmazione e
la corretta gestione del territorio rappresentano una sfida non più derogabile
se vogliamo che l’ambiente e la natura rappresentino una risorsa e non una
spada di Damocle pendente sulle nostre comunità. Purtroppo per anni abbiamo,
noi ecologisti, assunto il ruolo di novelle Cassandre, oggi tutto ci porta a
dire che non era allarmismo ma pragmatismo. Da ora, da subito, bisognerebbe
evitare di insistere nel finanziare industrie ormai decotte e investire in
prevenzione sul dissesto, agricoltura e tutela. Significa ripensare il nostro
mondo, – spiega il Presidente del Parco – è necessario dare risposte concrete e assumere
l'impegno sul diritto dovere di assicurare un futuro al nostro territorio e a
chi lo abita».