Non ha avuto
nemmeno la dignità del nome Cinghiale sardo (Sus scrofa meridionalis) il povero
ibrido cinghialexmaiale trovato qualche giorno fa morto di caldo e di sete
presso gli Orti di Garibaldi dentro una delle gabbie utilizzate nell’ambito del
discutibile piano di eradicazione sull’Isola di Caprera dall’Ente Parco
nazionale dell’Arcipelago della Maddalena.
Era un porcastro,
uno dei circa 500 ibridi (altri 300 sono già stati catturati) presenti,
discendenti di quei Cinghiali introdotti anni fa clandestinamente da cacciatori
locali a fini venatori (e oggi se ne scandalizzano) e poi moltiplicatisi in
maniera esponenziale grazie anche a incroci con maiali domestici. Oggi
costituiscono un reale, concreto e rilevante pericolo per gli ambienti naturali
della piccola isola.
Ma non
devono certo morire così.
E non si
devono trovare nemmeno tortuosi giri di parole (“qualcuno, approfittando dei
giorni di festa e perciò di una minor presenza di personale impegnato nelle
ricognizioni di routine ha provato a catturare ‘privatamente’ qualche animale”)
per evitare di pronunciare il termine “bracconaggio”.
E’ un atto
di bracconaggio ed è accaduto dentro un parco nazionale.
Fa bene il
Presidente dell’Ente parco Giuseppe Bonanno a denunciare il fatto alla
magistratura e a chiedere un incremento della vigilanza, perché queste cose non
possono essere tollerate.
Ma farebbe
bene il personale dell’Ente Parco anche a provvedere alla rimozione delle
gabbie non vengono utilizzate per la cattura degli ibridi, così da non fornire
un facile strumento ai bracconieri.
Con poco si
potrebbe iniziare a fare molto.
p. Gruppo
d’Intervento Giuridico onlus, Amici della Terra, Lega per l’Abolizione della
Caccia
Stefano
Deliperi