Per l’anniversario di
morte, La storia di Clelia Garibaldi, tratta dal racconto di Clelia Gonnella,
detta “Clielietta” nipote “dalla parte del cuore”
Figlia di Giuseppe Garibaldi e di Francesca Armosino, nata a
Caprera il 16 Febbraio del 1867, e morta il 2 Febbraio del 1959 –
Donna Clelia Garibaldi, la conosciamo in queste righe,
attraverso le testimonianze lasciate dalla sua nipote acquisita,”
Clelietta”(nata il 16 Giugno a Torino,figlia di Carlo Gonnella,che sposò in
seconde nozze,Gemma, figlia di Pietro fratello della Francesca, moglie di
Giuseppe Garibaldi).
Nel 1932, Donna Clelia, ebbe necessità di un aiuto per
ottemperare al meglio per le cerimonie che si sarebbero svolte a Caprera in
occasione del cinquantenario dalla morte del suo amato padre, Giuseppe
Garibaldi.
Così fu che Clelietta si trasferì da Torino, a Caprera,
entusiasta di affrontare allora l’incredibile viaggio, per aiutare la zia, con
la quale da subito si strinse un piacevolissimo e affettuoso rapporto, tanto
che C.TTA , non lasciò mai più l’Isola restando al fianco di Donna Clelia fino
alla sua morte.
La giovane Clelia, racconta che la zia era una persona molto
buona, intelligente e che mostrava una grande sicurezza di sé, conquistando
tutti con i suoi discorsi e le sue opinioni; non sopportava le bugie e quando
si accorgeva delle storture riportate, diventava molto seria e con tono grave
diceva “ io non mento mai”.
La nipote, entusiasta della sua nuova vita, ogni giorno
imparava, quali fossero le virtù da tener presenti, la buona educazione, con i
modi dolci protesi sempre verso uno spiccatissimo senso di onestà e di
rettitudine, con la consapevolezza di essere sempre a disposizione per
promuovere l’amore per il prossimo e tenere l’occhio attento verso i bisognosi.
Nella natura incontaminata dell’isola, oltre alle
passeggiate, il dedicarsi al giardinaggio e alla coltivazione, a Donna Clelia,
piaceva anche andare a pescare, su di una barchetta a remi, partiva alle prime
luci dell’alba, con le sole lenze da pesca,
inventando una sorta di gara, con la nipote, e la soddisfacente conta
finale delle prede, quasi sempre a suo favore, la sfida e il gioco le piacevano
molto animando quei momenti che di li a poco si sarebbero mutati in un ottimo
pranzo, con il pescato del giorno.
Uno dei piatti forti di Donna Clelia, infatti era “la
Bouillabaisse”, una zuppa di pesce Nizzarda, tanto amata dall’Eroe.
Le giornate al mare erano sostenute dal paziente e ubbidiente
Capo Chinni, ma quando a lui subentro, Capo Impagliazzo, la vita delle due
donne si animò, in quanto quest’ultimo dotato di intraprendenza, e buona
volontà, rese più vivace la gita al mare con una barca a motore che si poteva
spingere più a largo, costruì delle nasse per la pesca delle aragoste, e nelle
ore di frescura al pomeriggio si dedicava alla terra curando il parco attorno alla casa e facendo risplendere
il giardino ai raggi del sole, con piantagioni floreali adatte al clima.
Le giornate trascorrevano liete, e solitarie, infatti non era
facile entrare a Caprera perché sotto controllo militare, ma quando arrivavano
con le famiglie , per visitare la tomba del generale Garibaldi, era per loro un
giorno speciale in cui si dedicavano alla cucina e alla produzione dei dolci,
alcuni con il miele, e i tanto amati biscotti Piemontesi con le nocciole, il
tutto rigorosamente cotto nel forno a legna, che si trova nel retro della casa,
costruito dal Generale Garibaldi, su di un altura granitica, dalla quale si può
ammirare uno splendido paesaggio marino; ben conservato il forno ai tempi,
sfornava ottimo pane, pizza “ la Pissaladiere”, ricoperta di cipolle , acciughe
salate ed olive, amatissima dall’eroe, oggi una versione rivisitata è consumata
in grande quantità a Nizza, con il nome di “Pan Bagnat”, che viene venduto
anche nei piccoli “chioschetti” lungo la costa.
Tra i piatti preferiti dal Generale, in cui Clelia si
cimentava con passione ricordiamo
la “cima piena alla Genovese”, “il grongo in burrida”,” lo
stoccafisso”, piatto principe della tavola di casa Garibaldi.
In casa Garibaldi per l’aiuto domestico , erano di casa due
donne, Filomena Natali, che muore nel 1932, dopo 54 anni di servizio, e
Ifigenia Biagi, che rimase per 50 anni insieme alle figlie Clelia, Giovanna, e
Olderiga, e la cuoca Maria Angioj, fedelissima per 50 anni.
Donna Clelia intratteneva gli ospiti, raccontando della sua
vita accanto al padre,negli anni felici della sua infanzia, la sua dolcezza e
disponibilità accoglieva tutti, principi e pastori, mostrando la stessa
cordialità e cortesia; ella si con spirito aperto si interessava di tutto, non
amava l’arte troppo moderna e la musica jazz, mentre prediligeva la lirica,
conobbe personalmente ,La Duse,e ne tesse le lodi prima che lo facesse
D’Annunzio, esaltando la bellezza delle sue mani affusolate, tanto che la diva
fece fare un calco in gesso della sua
mano , e lo donò a Clelia,a Torino nel 1887; l’oggetto prezioso, dopo la sua
morte per suo volere, fu trasferito alla Scala di Milano per essere esposto.
Amava la poesia , il Leopardi, Goethe e Schiller, suonava il pianoforte e si dilettava
nella pittura, l’arte appresa dal maestro Ciaranfi a Firenze, dipinti che
conservò “Clielietta”, la nipote amata.
Recandosi alla “Casa Bianca” a Caprera , si può notare il
Pino secolare (154 anni), piantato dal Generale alla nascita della sua diletta
figlia Clelia, nel cimiterino monumentale la sua toma, l’ultima ad essere
seppellita, accanto a quella di Francesca Armosino, del fratello Manlio (figlio
di Francesca), al centro nel blocco granitico, quasi protettivo verso i suoi
cari, la tomba del Generale Giuseppe Garibaldi, nell’alto lato ancora, le
figlie rosa (figlia di Francesca) la Ragazza Anita ( figlia di Battistina
Ravello)e Teresita (figlia dell’Eroina
Anita, le cui spoglie si trovano al Gianicolo, Roma).
La Casa Museo, e molto apprezzata e vanta un grande numero di
visitatori dalla primavera fino agli inizi dell’autunno, durante l’estate è
davvero u luogo che rivive dell’interesse culturale, mai sopito nel tempo.
Sul calar della sera quando si chiudono i cancelli del museo, e tutto viene avvolto
dal silenzio, si sente lo stormire delle foglie, e il canto degli uccelli,
sembra quasi di udire i passi del Garibaldi, che torna verso casa dalla via del
mare, o dopo avere visitato i suoi campi lungo la costa ricchi di frutti da cogliere, la sua azienda con gli
alveari, e i pozzi generosi d’acqua, gli alberi da frutto, e il bestiame.
Una creazione paradisiaca, in una terra da principio aspra e
selvaggia, rimarrà e continuerà ad essere una terra felix, dominata da un
paesaggio unico incontaminato.
Ascoltare le voci della natura, in un preciso trasporto
attraverso il tempo, restituisce le emozioni, che ci regalano il piacere della
scoperta.
1 Febbraio 2023-
Storico dell’Arte- Giannina Granara