La
risposta dell’ASL n 2 di Olbia alla analisi del gruppo socio politico cristiano ,
circa la chiusura della RSA, non si è fatta attendere, considerata la celerità
con la quale, a mezzo stampa, l’azienda sanitaria di Olbia ha cercato di
giustificare quanto sta accadendo.
<<La
RSA non deve aprire- scrive il coordinatore Vincenzo La Cava - e per spiegare
questa strategia aziendale, come sempre viene utilizzata una terminologia dal
significato opposto: si parla così di ottimizzare per dire in realtà chiudere e
riorganizzare per dire trasferire questo importante servizio sanitario
dall’Isola in luoghi non meglio identificati.>> Il gruppo si chiede , come l’ASL,intende giustificare questo suo fallimento, alla regione Sardegna, che ha interamente finanziato la struttura e al comune che ha messo a disposizione il terreno? Non è infatti, per noi, sufficiente parlare di difficoltà riscontrate in sede di appalto del servizio.
Territorio difficile il Nostro dunque, considerati gli impedimenti che la regione Sardegna incontra nel portare a termine qualsiasi progetto; speriamo almeno che in questa occasione vengano individuate le singole responsabilità, considerato l’alto impatto sociale che riveste una residenza sanitaria assistita sul territorio.
La ASL n°2 di Olbia da troppi anni progetta di sistemare le proprie casse tagliando servizi vitali per un’isola e incomprensibile appare la sua politica amministrativa, in quanto altalenante negli obiettivi da seguire: un passo avanti e due indietro.
<< Soltanto ora la ASL n 2 informa,
e questo unicamente perché costretta a ribattere al nostro comunicato stampa,
che la RSA non aprirà nonostante: il finanziamento della regione, l’esborso di
denaro pubblico per la sua costruzione e la sua progettazione in virtù del
fattore insularità. Alla luce di quanto sopra affermato e
considerata la politica sanitaria intrapresa da anni sul Nostro territorio,
fisiologicamente cresce un desiderio di distacco amministrativo da questa ASL,
ricorrendo magari ad un Piano Sanitario specifico secondo la normativa che
tutela le isole minori. >>
La RSA doveva entrare in funzione da circa
due anni: il disservizio causato alla nostra comunità ha fatto risparmiare
all’ASL n 2 diverse centinaia di migliaia di euro e ora per demolire e
rimodellare la struttura secondo le mutate esigenze spende ben trent'uno mila
euro. La Cava si chiede perché il comune di La Maddalen>>a non reagire a quest’uso opportunistico del
proprio territorio? Perché così poca sensibilità nei confronti del malato e
dell’anziano?Tutte le Regioni Italiane stanno potenziando questa tipologia di servizi, per un sentimento di pietas nei confronti del cittadino che ha diritto, pur malato, di non spegnersi in strutture lontane dalla propria terra, ma anche in virtù del fatto che allungamento della speranza di vita porta inevitabilmente alla aumento sia delle RSA, sia delle case protette, comunità alloggio e di quant’altro ora necessità.>>
Il gruppo socio politico cristiano di La Maddalena ritiene che nell'immobile destinato alla RSA debba e possa essere ospitata una struttura multifunzionale, in grado di accogliere le persone indigenti, quelle parzialmente autosufficienti e quelle non autosufficienti unitamente ai 10 posti di lungo degenza attualmente collocati nel reparto di Medicina dell’Ospedale Paolo Merlo.Peone