martedì 17 ottobre 2017

Rete ospedaliera, più posti letto ai privati: scoppia il caso Mater



Sembra senza fine lo scontro nella maggioranza in Regione sulle riforma della rete ospedaliera, oggi di nuovo all’esame del Consiglio: la seduta, cominciata alle 16, è stata sospesa per oltre mezz’ora a causa del Mater Olbia, l’ospedale privato del Qatar che sarò convenzionato col Servizio sanitario regionale. La questione, sollevata dal Partito dei Sardi, è legata ai posti letto che dalla sanità pubblica si possono spostare su quella privata attraverso un emendamento – di nuovo recuperato, a differenza di quanto sembrava nei giorni scorsi – che porterebbe la soglia dal quattro al sei per cento.
Nel centrosinistra si è affacciata l’ipotesi di stralciare il Mater e rinviare l’assegnazione dei posti letto a un prossimo disegno di legge. I consiglieri ne hanno discusso, ma il vertice è finito con una fumata nera. “Non abbiamo deciso nulla”, è stato l’unico commento fato dagli esponenti della maggioranza al termine della riunione. Al momento, secondo il testo di riforma, i posti letto degli ospedali pubblici dovrebbero passare da 4.905 a 4.643 con una riduzione di 262 e una ripartuizione tra 4.101 per acuti e 542 per post acuzie; nella sanità privata da 1.040 a 1.147 con la quota di competenza che passerebbe al sei per cento appunto. Così è previsto nel capitolo 7 votato dall’Aula. Il totale è 5.790.
LSui posti letto è passato un emendamento del Partito dei Sardi. Prevede che “nel caso in cui non si proceda all’attivazione dei posti letto previsti nell’ospedale privato di Olbia entro il 2020, saranno riassegnati, privilegiando le compensazioni nel territorio della Assl di Olbia, all’interno della rete ospedaliera regionale con specifico provvedimento della Giunta previo parere della commissione”. Insomma se il Mater non parte, i posti letto saranno ridistribuiti. L’Aula è passata poi all’esame del capitolo 8 sugli “Indicatori per il monitoraggio”, su cui l’esame continua nella seduta di domani, fissata alle 10.
Sul Mater è intervenuto l’assessore Luigi Arru: “Di ospedale privato a Olbia si parla dal 1991 e si chiamava San Raffaele Monte Tabor. È stato inserito nel Piano sanitario regionale nel 2006, perché la Gallura ha un numero di posti letto sulle acuzie di gran lunga inferiore alla soglia minima prevista per legge. Stiamo autorizzando una struttura altamente qualificata, visto che il Mater lavorerebbe in partership con il Gemelli di Roma, anche nella prospettiva di aprire un polo di ricerca”. Sul complesso della riforma l’esponente della Giunta ha detto: “Stiamo mettendo mano a un sistema, quello della sanità sarda, che per vent’anni si è sviluppato in maniera spontanea. Ciò ha portato anche a iniziative lodevoli, ma c’è la necessità di mettere ordine non togliendo i posti letto in maniera indiscriminata, ma sulla base delle casisiche cliniche e nell’unico interesse di assicurare le migliori prestazioni ai pazienti. Stiamo modificando lo schema di lavoro, costruendo quello nuovo per aree omogenee”.
La Giunta ha approvato la riforma della rete ospedaliera a luglio 2015. Da allora la commissione della Sanità ha apportanto centinaia di modifiche, su richiesta di tutti i consiglieri della maggioranza. Ma oggi Anna Maria Busia (Cd, Campo progressista), che ha ugualmente presentato diverse modifiche al disegno di legge, ha detto: “La riforma è sbagliata nella sua impostazione generale e va congelata, è necessario fermare l’iter di approvazione o ci saranno danni irreparabili”.
Nei giorni scorsi la coalizione di governo ha trovato alcuni accordi, ma restano aperti i casi degli ospedali di Nuoro, Lanusei  (qui tutti i dettagli). Verso la soluzione, seppure ci saranno scontenti, la nomina del direttore generale dell’Areus, la nuova azienda sanitaria del 118. Arru ha fatto sapere che “c’è l’impegno della Giunta regionale a nominare il direttore dell’Areus martedì prossimo”. Soddisfatto il consigliere dem Roberto Deriu che ha presentato sul punto più di un’interrogazione. “Prendiamo atto con soddisfazione dell’annuncio, adesso la riforma entra nel vivo e la sua concreta attuazione restituisce credibilità all’intero processo”.

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