Budelli, ecco perché l’isola dovrebbe diventare
pubblica
Una replica alla
lettera di Mauro Morandi inviata alla stampa nei giorni scorsi: efficaci le
politiche di tutela messe in campo dall’Ente Parco relativamente alle proprie
competenze
Nei giorni scorsi è stata diffusa da alcuni organi di
informazione una lettera, firmata da Mauro Morandi, custode della proprietà
privata dell’isola di Budelli, e da alcuni “anonimi” amici maddalenini, che
necessita di una replica rispetto a numerosi aspetti sollevati, con particolare
riferimento alle competenze dell’Ente Parco, per sgomberare il campo da
qualsiasi dubbio in merito.
È bene precisare
che alcune delle immagini che sono state fornite a corredo della lettera
stessa, non sono state scattate nella Spiaggia Rosa – nella quale è in vigore
un’ordinanza dell’Ente Parco che impedisce a chiunque l’accesso alla spiaggia e
allo specchio acqueo antistante – ma in altre zone dell’isola di Budelli o
addirittura in altri punti dell’Arcipelago. Quelle fotografie confermano
semplicemente l’efficacia delle
politiche di tutela dell’Ente Parco giacché rappresentano tender spiaggiati
nei corridoi di atterraggio attrezzati dal Parco stesso per inibire totalmente l’accesso delle
imbarcazioni nello specchio acqueo di fronte all’unico arenile balneabile
dell’isola (Spiaggia del Cavalieri), grazie alla perimetrazione con cavi
tarozzati che indirizza il flusso dei mezzi nel corridoio di atterraggio, sempre
raffigurato negli scatti; per altro verso, grazie
ai cospicui investimenti in campi ormeggio e all’utilizzo sempre crescente di
metodi ecocompatibili per il posizionamento degli stessi, l’Ente Parco
impedisce l’ancoraggio selvaggio in aree tradizionalmente utilizzate per la
sosta.
In altri scatti
vengono mostrati alcuni dei fari presenti nell’Arcipelago di La Maddalena,
omettendo di ricordare che tali beni sono passati al demanio regionale nel
2011, dopo una battaglia che il Presidente dell’Ente Parco ha condotto in prima
persona per fare chiarezza su fatti avvenuti ben prima del suo insediamento nel
2007.
Tutte le immagini
– diffuse in modo strumentale – orientano il lettore verso un’interpretazione
della scarsa efficacia del controllo da parte del pubblico. Interpretazione
parziale, visto che, è bene ricordarlo, i
parchi nazionali non “storici” non possono dotarsi di un proprio corpo di
vigilanza, e perciò il controllo è demandato alle forse dell’ordine, che
subiscono, c’è da dire, anche loro da anni la contrazione dei fondi destinati
alle spese di carburante costringendole a “razionare” gli interventi. Altre immagini mostrano alcuni rifiuti
“spiaggiati” in alcune cale dell’Arcipelago, che conta centoottanta chilometri
di coste e per la cui rimozione, non è l’ente gestore dell’area protetta a
dover intervenire (salvo situazioni di grave degrado ambientale) bensì gli enti
territoriali competenti. In replica a Morandi questo aspetto merita un
approfondimento specifico.
In molte
occasioni l’Ente Parco si è adoperato direttamente per rimuovere rifiuti su richiesta
dello stesso Morandi, sebbene il materiale ritirato si riferisse spesso
presumibilmente a rifiuti prodotti da lui stesso. Anche per questo, Il 27 agosto del 2013, a seguito di nuove
segnalazioni ricevute dal personale del Parco e di una più attenta riflessione,
è stata inoltrata dal Presidente dell’Ente Parco una richiesta di chiarimenti a
varie istituzioni competenti, tra cui Comune di La Maddalena, Vigili urbani, Corpo
forestale e di vigilanza ambientale e Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri
nella quale, tra le altre cose, viene puntualizzato quanto segue:
“In questo momento in cui l’opinione
pubblica chiede il massimo impegno da parte dell’amministrazione pubblica di
tutelare un bene che viene percepito come collettivo, seppure in mano a
privati, è necessario sgombrare il campo da equivoci e riflettere sui fatti,
attinenti alla struttura presente sull’isola e adiacente alla Spiaggia Rosa. Il
nodo del ragionamento non può essere, perciò, che ricondotto alla “casa”
situata alle spalle della famosa spiaggia per la quale, oggi più che mai, è
necessario ai fini di una completa e puntuale analisi degli obblighi di
qualsiasi acquirente, responsabilità pregresse e future della vecchia e nuova
proprietà, sapere se la stessa abbia o meno l’agibilità come civile abitazione.
Se la suddetta casa abbia un sistema di trattamento delle acque nere, e in caso
affermativo, quali siano le procedure adottate per gestire le eventuali “fosse
ecologiche”. Sui suddetti punti il Parco non è in possesso di alcuna richiesta
di autorizzazione o di nulla osta. E’ necessario inoltre capire come siano
gestiti i rifiuti prodotti da chi occupa la suddetta struttura. Inoltre sarebbe
opportuno sapere se esista, allo stato attuale,
un titolo che permetta al “custode” di continuare ad occupare la
sopraccitata struttura e, ancor più importante, a quale titolo lo stesso possa
ospitare persone, come si evince da numerose segnalazioni. Tutte le
informazioni richieste, seppur apparentemente possano sembrare di non diretta
competenza del Parco, hanno, viceversa, riflessi sulla tutela del bene
ambientale circostante, poiché una non corretta gestione dei cicli di
consumo/produzione rifiuti (siano essi riconducibili a reflui o a RSU) può avere
impatti anche importanti sull’ecosistema. Non va, infine, sottaciuto che la
presenza non controllata di persone in “visita”, per altro mai oggetto di
comunicazione, può generare quei fenomeni depauperativi che l’Ente vuole invece
impedire.
Dopo l’invio di
tale comunicazione non è seguito alcun riscontro formale ed è stato pertanto
inviato un sollecito ai soggetti coinvolti; il Presidente dell’Ente Parco è
dunque fiducioso sul fatto che i soggetti competenti effettueranno tutti i
controlli del caso e forniranno le risposte richieste, che rappresentano,
soprattutto in un momento in cui viene valutata, da parte dello Stato,
l’eventualità dell’acquisizione della proprietà privata, un elemento di una
certa rilevanza. Varrebbe infine la pena ricordare a tutti i soggetti che si
esprimono in modo contrario all’acquisizione da parte dello Stato della
proprietà privata che chiarissima è invece la posizione assunta sin da subito
dall’Ente Parco rispetto alla possibilità dell’esercizio del diritto di
prelazione: già a partire dall’incontro dello scorso 21 ottobre con Michael
Harte il Presidente del Parco Giuseppe Bonanno aveva chiaramente manifestato la
sua volontà di inserirsi nel
procedimento di asta fallimentare sull’isola di Budelli esercitando un diritto
legittimo che la legge attribuisce agli enti gestori di parchi nazionali.
« A questa linearità di posizioni fa da contraltare quella che ci è parsa
una scorrettezza gratuita da parte soggetti terzi con i quali avremmo gradito
un confronto franco. Parlare di Budelli può essere l’occasione per innalzare il
livello della discussione sulla tutela ambientale mentre le posizioni,
incomprensibili, di chi sostiene che l'esercizio di prelazione non sia
necessario, non fanno un regalo alle aree protette. Per me è stata una piacevole sorpresa, all’indomani dell'acquisto
dell’isola di Budelli verificare, attraverso la campagna di sensibilizzazione
promossa dall'ex Ministro dell'Ambiente, l'On. Alfonso Pecoraro Scanio, che una
crescente e trasversale mobilitazione della società civile che ha accomunato
oltre 93.000 persone, esprimeva una volontà chiara nel chiedere al Parco di
esercitasse il diritto di prelazione. In seguito, grazie a un emendamento
approvato dalla Commissione bilancio del Senato della Repubblica nell’ambito della
legge di stabilità per l’anno 2014, promosso dai Senatori SEL Loredana De
Petris e Luciano Uras, poi approvato trasversalmente da tutti i gruppi
politici– e attualmente in discussione alla Camera dei deputati – ha invece
previsto che lo Stato metta a disposizione le somme necessarie per l’acquisto,
superando di fatto limpossibiltà di poter agire a causa dell'assenza delle
dovute risorse»