sabato 9 aprile 2016

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Don Antonello, prete moderno
Prete della strada, lo ha definito Mons. Sanguinetti, durante la Messa dei funerali, in senso positivo, perché proiettato ad avvicinare quanti non frequentano il tempio, avvicinare “le periferie”, come dice papa Francesco. Aveva le qualità per farlo. Diventato prete quasi a sessanta anni, prima aveva fatto esperienze in tanti settori: nel turismo, con la realizzazione di un villaggio turistico nel Cagliaritano, nell’amministrazione come direttore di auto-grill nell’Italia meridionale, nell’Enel in Sardegna, come sindacalista CISL, come direttore di una società che provvedeva alle mense scolastiche nel Nord Sardegna. Tutte queste esperienze, non comuni in un prete, lo facevano più vicino alla gente. Aveva inoltre molti interessi: lo studio e la lettura (aggiornato sulle ultime pubblicazioni), internet, arte, musica, cucina, mare (aveva la patente nautica). Era molto contento di insegnare all’Istituto Nautico ed aveva instaurato un bel rapporto con gli studenti. Era orgoglioso di essere stato nominato cappellano della Marina e svolgeva questo compito nella Scuola Sottufficiali, nella parrocchia militare e nelle celebrazioni della Marina nel Nord Sardegna. Tutto questo spiega la grande partecipazione della gente ai suoi funerali, come anche alle due veglie di preghiera. Ha presieduto la celebrazione il vescovo Mons. Sanguinetti con una quarantina di preti della diocesi. Era presente il sindaco Luca Montella con la fascia tricolore. L’Ordinario Militare Mons. Santo Marcianò ha mandato come suo rappresentante il cappellano padre Mariano. Anche Mons. Atzei, Mons. Meloni e Mons. Negri hanno inviato un messaggio di partecipazione. Hanno partecipato in massa gli studenti del Nautico con il loro Dirigente scolastico Bianca Maria Morgi, i crocieristi indossavano le tute che avevano in navigazione. Ha partecipato in modo ufficiale la Marina con la presenza del Comandante delle Scuole Roberto Fazio e della Capitaneria Leonardo Deri, amici personali di don Tumminello. I marinai hanno reso onore al loro “cappellano” col picchetto. Ha animato i canti il coro S. Cecilia, il coro della Madonna della Medaglia Miracolosa, e alla fine anche la banda Giuseppe Garibaldi. Tutto questo dice la stima di molti, anche dei commercianti, nei confronti di don Antonello. I suoi familiari, quattro sorelle con le famiglie, hanno apprezzato molto la manifestazione di affetto e di stima nei confronti di don Antonello da parte della Comunità maddalenina. Ha toccato i sentimenti di tutti la sua partecipazione alla crociera di istruzione con gli studenti del Nautico. Sebbene negli ultimi giorni si sentisse male, non voleva deludere “i suoi ragazzi”, ha resistito, ma quando si è ricorsi alle cure mediche e lo si è trasportato in elicottero da Bonifacio ad Ajaccio, non c’è stato nulla da fare per rimediare l’infarto intestinale che lo aveva colpito. Nessuno immaginava che quel viaggio fosse per lui anche il viaggio per la vita eterna. Era preparato. Il cappellano dell’ospedale di Ajaccio, che gli ha amministrato il sacramento dell’Unzione, ha detto che don Antonello, durante il rito si sforzava di ripetere le parole del Padre nostro. Sebbene fosse prete solo da quasi tre anni, da molti anni si era donato totalmente al Signore con i voti di povertà, castità e obbedienza nella fraternità Memores Domini fondata da don Giussani e legata al movimento Comunione e Liberazione. Anche la decisione della sepoltura a La Maddalena, condivisa dai familiari, dice l’attaccamento di don Antonello alla comunità maddalenina che considerava la sua “casa”, la sua famiglia.
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TESTIMONIANZE SU DON ANTONELLO
● La famiglia di Antonello, pur nella tristezza e nel dolore di questo momento, ci tiene a ringraziare la Comunità di La Maddalena, così come quella di Olbia, in tutte le loro accezioni, per la semplicità, l’affetto, l’amore e l’entusiasmo con cui lo hanno accettato fin dal suo arrivo, facendolo sentire da subito a casa sua in quello che, parlando con noi, definiva: “il mio paradiso terrestre”. Abbiamo capito solo in occasione della cerimonia per la sua investitura sacerdotale, cosa intendesse lui per “casa mia” e “mio paradiso terrestre”, vedendo la partecipazione alla cerimonia, l’entusiasmo dei presenti, il prodigarsi disinteressato di tutti e, per quelli di noi che per la prima volta prendevano quel traghetto, il bello che circondava il vostro mondo rendendolo unico. Riteniamo che lui si sia sentito in dovere di ricambiare tanto affetto con quello che sapeva fare meglio, profondere quelle energie che voi meritate, non solo nell’espletamento dei suoi doveri di padre spirituale, ma anche nell’organizzazione di iniziative ed attività collaterali, come quella di aggregare i giovani, l’insegnamento e l’incarico di Cappellano della Marina Militare, che è anch’essa parte integrante e fondamentale della vostra Comunità. Il saperlo, se pur lontano, a “casa sua” alleviava il nostro rammarico per non averlo più vicino, non poterlo vedere più spesso, soprattutto nelle feste comandate che, per tradizione familiare abbiamo sempre vissuto insieme, in famiglia; ma in effetti lui tra voi era “in famiglia”. Lui rimarrà qui come sicuramente desiderava abbracciato ed ancora “coccolato” da voi, facendo sentire noi un poco più vicini al vostro e suo “Paradiso Terrestre” ora che lui, pensiamo senza voler essere presuntuosi, sta cominciando a conoscere un altro Paradiso, ben più importante dal quale continuerà a proteggere le sue due famiglie, la vostra e la nostra. Grazie ancora a tutti voi, sia di Olbia che di La Maddalena per quello che avete fatto per il nostro, ma anche vostro, Antonello in questi anni.  
                                                   I familiari

● Don, sei sempre stato tra di noi e fino all’ultimo sei voluto restare con noi, e noi sino all’ultimo siamo rimasti con te. In questo momento preferiremmo essere in barca con te ad ascoltarti mentre suonavi la tua chitarra e ci accompagnavi con il tuo meraviglioso tono di voce, quando noi cantavamo stonando da non poterci ascoltare, invece ci troviamo qui a salutarci. È difficile esprimere a parole ciò che stiamo provando in questo momento, tu non eri un semplice don, non eri un semplice professore, tu eri molto di più… eri un maestro di vita…. Le tue lezioni non erano solo di religione, ma a noi giungevano come lezioni di vita, sentiremo la tua mancanza. Le tue ultime parole sono state “non voglio abbandonare i miei ragazzi” e noi ora ti diciamo che non ti abbandoniamo. Resterai per sempre vivo nei nostri cuori. Grazie Don, grazie Prof, grazie Amico.
I ragazzi dell’Istituto Nautico


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