Da qualche giorno, una scheda di progetto
dell'assessorato regionale alla programmazione per l'attuazione del decreto
legislativo 75/98, gira su internet. Questa scheda sinceramente sembra fatta apposta
per essere recapitata al Prefetto e far vedere che la giunta regionale si sta
attivando per attuare ciò che viene ratificato dal decreto 75/98, evitando così
le conseguenze della legge regionale 20/2013. Fermo restando che in quella
scheda ci sono diverse inesattezze, e che, più che abrogare una delibera di
giunta, bisognerebbe abrogare la legge 20/2013, o quanto meno il comma con il
quale la Giunta Regionale inadempiente, cede i poteri al Prefetto di Cagliari
affinché proceda egli con l'attuazione della zona franca. Inoltre, come
indicato dal progetto, occorre prioritariamente evitare la perimetrazione delle
aree portuali creando, di concerto con lo Stato, la zona franca ad esempio come
quella creata a Taranto, o a quella che sta per nascere a Civitavecchia, e cioè
aperta o non interclusa. Pare assurdo che un assessorato importante come il
proponente non si sia posto il problema su come perimetrare ad esempio, il
porto di Olbia e la sua zona industriale che è abbastanza estesa e
sufficientemente distante dal porto, a meno che non si vogliano creare imprese
di serie A e imprese di serie B, lasciando fuori dalla perimetrazione la
maggior parte delle aziende. Anche quella del porto di Cagliari è racchiusa in
appena 6 ettari, nella quale opereranno pochissime aziende lasciando le altre a
soffrire fuori dalla perimetrazione. Per fare un esempio pratico ai 6 ettari di
Cagliari, Taranto risponde con un milione e 45mila metri quadrati, una cifra
che lascia intendere quali sono i reali propositi della classe politica
Tarantina di creare sviluppo. Se veramente la Giunta Regionale, e la classe
politica sarda vuole creare una vera opportunità di espansione da questo
straordinario strumento come la Zona Franca, deve pensare a crearle aperte,
quindi senza inutili e orrende recinzioni che renderebbero squallide le aree
perimetrate, deve pensare che le aree industriali collegate e collegabili, così
come previste dalla legge 75/98, devono esserne parte integrante. Esiste anche
un altra via, molto interessante, che è stata ipotizzata recentemente anche
dall'assessore Manninchedda, che sono le ZES (zone economiche speciali), queste
sono ad esempio molto floride alle isole Canarie e hanno un ottimo ritorno su
tutto il tessuto economico locale e nazionale. Ciò che la Giunta e il suo
Presidente dovrebbero fare per prima cosa, sarebbe convocare chi è parte in
causa di questo processo, quindi le imprese e le associazioni di categoria, le
varie autorità competenti, i movimenti e le associazioni zona franca, che hanno
contribuito in questi ultimi anni a risvegliare questo strumento che giaceva
dormiente nella moltitudine di leggi inattuate. Insieme a tutte queste
componenti valutare quali azioni compiere per procedere alla miglior soluzione
per tutta l'isola, e non solo per gli amici che trarrebbero il beneficio di
operare in pochi ettari di zona franca recintati da inutili e orribili
chilometri di filo spinato, e con le migliori condizioni da privilegiati,
costume tipico italiano. Non è questo che i padri costituenti avevano previsto nel
1948 quando scrissero la legge sui punti franchi, bensì di applicare
agevolazioni importanti alle imprese sarde che stavano rinascendo dopo la
seconda guerra mondiale.