sabato 22 settembre 2012

Intervento dei riformatori

COSA E’ “DIFESA SERVIZI S.p.a.”?

Il Decreto Legislativo 15 marzo 2010, n.66, al comma 1 dell’art. 535 ha autorizzato il Ministero della Difesa a servirsi di una propria società in house deputata alla gestione economica di beni e servizi che non siano direttamente correlati alle attività operative delle Forze Armate.

Tale società, che ha preso il nome di “DIFESA SERVIZI s.p.a.”, è dotata di proprio Statuto che, all’articolo 4, dettaglia tutte le attività di tipo economico, non direttamente attinenti agli interessi di difesa nazionale, che possono essere esercitate per conto del Ministero della Difesa, anche a  seguito di specifica delega.

Tali attività, di tipo economico, sono tutte legate alla necessità di “vendere prodotti e servizi” e di “realizzare proventi”, che possano contribuire alle esigenze finanziarie generali del Ministero.

L’attività di “DIFESA SERVIZI spa” introduce dunque in un campo che è pressoché interamente estraneo agli “interessi di difesa nazionale” intesi in senso stretto ed è invece facilmente ricollegabile ad “attività economiche collaterali”, tese alla produzione di reddito, da riutilizzare per le esigenze generali di funzionamento del Ministero della Difesa.



COSA C’ENTRA LA SARDEGNA CON DIFESA SERVIZI S.p.a.?

E’ abbastanza facile comprendere quanto interesse diretto abbia la Regione Sardegna ad entrare nel merito dell’attività di “DIFESA SERVIZI Spa”: l’80% dei terreni demaniali e delle servitù militari nazionali ricadono nel territorio della nostra Regione, per un totale di oltre 35.000 ettari, ad oggi sottratti alla fruizione ad usi civili e di sviluppo economico.
Una parte di questi territori interdetti all’uso civile, è stata ampiamente utilizzata per esercitazioni militari che hanno richiesto l’utilizzo di sostanze inquinanti. Pertanto,per arrivare alla dismissione di tali aree ai sensi dell’art.14 dello Statuto, è necessaria un’ampia e preventiva bonifica.


COSA RISCHIA LA SARDEGNA?

E’ del tutto evidente il rischio che le aree militari della Sardegna, sinora utilizzate per fini ricollegabili ad esigenze nazionali di difesa, invece di essere avviate alla bonifica propedeutica alla dismissione, possano in futuro essere utilizzate anche per finalità di tipo “economico-industriale”, attraverso l’azione affidata a “DIFESA SERVIZI Spa”.


MA E’ UN RISCHIO CHE RESTA SOLTANTO TEORICO?

Per non restare troppo sul “teorico”, un primo esempio di utilizzo a fini economici non istituzionali dei siti militari sardi sembra già disponibile.

Nel luglio 2011, il Ministero della Difesa, con specifica convenzione di durata venticinquennale, ha ceduto alcune “aree militari” alla sua società in house che, nei giorni successivi, ha bandito una gara di tipo “economico” per la realizzazione di impianti fotovoltaici.

Tale gara non sembra avere il mero obiettivo di garantire l’autosufficienza energetica dei siti militari interessati dal bando, ma ipotizza la realizzazione di “parchi fotovoltaici” di tali dimensioni, da rappresentare veri e propri insediamenti industriali.

Ovviamente, la Sardegna è pienamente all’interno di questo discorso: il Poligono militare di Teulada è tra le aree in concessione di gara e l’aggiudicataria ENEL GREEN POWER, nel mese di novembre 2011, ha annunciato di essere in procinto di installare un megaimpianto che impegnerà circa 190 ettari di terreno, con una produzione prevista di 60 MW.

Certo non si tratta di un “piccolo impianto di autoproduzione” per soddisfare le esigenze energetiche del Poligono di Teulada! E’ evidente che siamo di fronte allo sfruttamento industriale di un  sito militare!

Tale impianto verrebbe dunque installato senza alcuna concertazione con la Regione Sardegna e contro il parere espresso dalle istituzioni locali (il Comune di Teulada in prima fila!).  Addirittura il Comitato Misto Paritetico ha sospeso da tempo i propri lavori in attesa di chiarimenti sulla materia, mai prodotti dalla componente militare del Comitato stesso.


COSA FARE?  LA PROPOSTA DELLA MOZIONE DEI RIFORMATORI.

I Riformatori non credono che né il Ministero della Difesa, né la sua società in house “DIFESA SERVIZI Spa” siano in alcun modo autorizzati a “far cassa” su aree della Sardegna, che sono state concesse per fini di difesa nazionale, non certo per iniziative economiche ed industriali.

Ed è altrettanto chiaro che, se iniziative industriali ed economiche devono interessare tali territori, ciò non può che avvenire con il pieno coinvolgimento e con l’autorizzazione delle autorità regionali e locali, che valutino la compatibilità degli interventi proposti con gli interessi generali dei sardi e, in particolare, con quello preminente alla restituzione di tutte le aree militari o comunque soggette a servitù che non siano più indispensabili per le esigenze della difesa nazionale.

E’ altrettanto evidente che qualsiasi provento economico derivante dallo sfruttamento industriale di tali aree non può che essere orientato alla realizzazione delle bonifiche ambientali necessarie a ripristinare lo stato originario dei luoghi, risanando l’inquinamento prodotto dalle attività e dalle esercitazioni militari che si sono svolte e che ancora si svolgono in tali territori.

I Riformatori chiedono dunque che il Consiglio Regionale si esprima per impegnare il Presidente della Regione nella necessaria attività di vigilanza e di controllo sull’azione di “DIFESA SERVIZI S.p.a”, rivolta a verificare che ogni azione con “obiettivi economici”  del Ministero della Difesa in territori sardi sottoposti a restrizioni d’uso per finalità militari sia approvata dalle istituzioni locali e comunque finalizzata all’obiettivo preminente della bonifica e della restituzione immediata dei territori non più indispensabili per finalità di difesa nazionale.




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