venerdì 22 maggio 2015

EBOLA: ARRU SPIEGA I PASSAGGI DEL PROTOCOLLO, “STOP ALLE POLEMICHE, ORA RISPETTO E SOLIDARIETA’ PER IL PAZIENTE”

 - “Sul caso Ebola non è il momento delle polemiche, stiamo gestendo un’emergenza sanitaria di portata internazionale con un concittadino che ha messo la propria professionalità al servizio di popolazioni decimate da un’epidemia gravissima, in fase di contenimento, ma ancora non debellata. L’infermiere sassarese, che oggi rischia la propria vita, merita rispetto e solidarietà non solo dalle istituzioni, che si sono immediatamente attivate, ma anche dalla comunità. Accuse strumentali e infondate non riusciranno a insinuare sospetto e timore nella popolazione né a banalizzare la complessità del percorso assistenziale seguito dai professionisti della sanità regionale, a tutela e garanzia di tutti”. A dirlo è l’assessore della Sanità Luigi Arru, che ha spiegato i vari passaggi del protocollo adottato nei confronti del cooperante sardo. “Prima del rientro in Italia, viene richiesto dal Ministero della Salute che l’organizzazione inviante comunichi il piano di volo, compili una certificazione anamnestica e una dichiarazione su ciascun collaboratore, specificando il livello di esposizione e la presenza o meno di sintomatologia clinica di qualsiasi tipo, intervenuta nelle settimane immediatamente precedenti il viaggio. Inoltre – ha proseguito l’assessore Arru - ogni passeggero che si imbarca dagli aeroporti internazionali dei Paesi soggetti a controllo in uscita viene sottoposto a screening clinico e anamnestico sia dal personale di terra che al momento dell’imbarco”. 

Cosa succede all’arrivo sul territorio nazionale.
Ogni cooperante segnalato viene atteso e controllato dal personale sanitario USMAF (Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera) del Ministero della Salute che compila una cartella e, solo in caso di negatività clinica, permette lo sbarco e garantisce la libera pratica aerea. Parte della documentazione consegnata al cooperante riguarda la procedura di sorveglianza: questa viene attivata in collaborazione con la Asl di destinazione, allertata con nominativi e contatti telefonici. “La mancanza di sintomatologia clinica, e in particolare di rialzi della temperatura corporea, indica uno stato di non contagiosità – precisa l’esponente della Giunta Pigliaru - questo garantisce al cooperante libertà di movimento. Viene consigliato in ogni caso di auto-sorvegliare le proprie condizioni, misurare la temperatura con frequenza, limitare i propri movimenti, mantenersi in contatto telefonico con il sistema di sorveglianza della Asl di riferimento. Nel caso specifico dell’infermiere sardo, vi è stata totale asintomaticità fino al momento della segnalazione del rialzo febbrile. In osservanza del protocollo era già in autoisolamento domiciliare, dove la sintomatologia si è manifestata solo a distanza di due giorni dall’arrivo”.

Primi sintomi e attivazione del protocollo di ricovero.Una volta verificatosi il rialzo febbrile il cooperante ha contattato il servizio attivato della Asl sassarese, segnalando quanto in corso e attivando di conseguenza il protocollo di ricovero con autoambulanza dedicata del 118 di Sassari. “Il codice attivato era un codice rosso Protocollo Ebola – ha detto Arru - con febbre in persona che arrivava da zona epidemica”. 
Chi è intervenuto.
A mobilitarsi sono state tre unità di personale sanitario, addestrato per vestizione e svestizione dei dispositivi di sicurezza personali che hanno gestito il trasporto del paziente dal domicilio alla stanza ospedaliera di isolamento. “Ricordo che lo stesso paziente è un professionista sanitario addestrato – prosegue il titolare della Sanità – perfettamente cosciente e collaborativo, che ha provveduto a limitare ogni contatto, indossando subito una mascherina”.

Il trasporto del paziente a Malattie infettive.
Il paziente è stato trasportato all’Istituto di Malattie Infettive seguendo un percorso dedicato. Ricoverato in camera singola, come richiesto dal protocollo, e assistito esclusivamente da medici e infermieri dotati di dispositivi di protezione individuale, addestrati per la gestione clinica di queste emergenze e per la procedura di vestizione e svestizione. Il personale del 118 ha effettuato la svestizione in apposito locale, con lenzuola imbibite di ipoclorito di sodio, sotto controllo di un quarto operatore che seguiva la check-list formale e specifica prevista in questi casi.

L’analisi del sangue.Il campione di sangue da sottoporre al test per la malattia da virus Ebola è stato inviato all’Istituto Spallanzani di Roma: “Esattamente come indicato da protocollo nazionale, mentre un campione ematico è stato inviato dall'istituto di Malattie Infettive al laboratorio centrale per gli esami ematochimici di routine. Sono stati utilizzati contenitori sigillati – spiega ancora l’assessore Arru - con l’indicazione fornita da parte del responsabile dell’Unità di crisi Locale al responsabile di laboratorio del sospetto e poi della diagnosi di virus Ebola, perché venissero seguite le procedure del caso”.
Conferma del contagio e trasferimento del paziente a Roma.
Una volta confermata la diagnosi, è stata attivata la procedura di trasferimento con aereo militare attrezzato da Alghero a Roma. “La procedura è stata attivata e gestita come da protocollo nazionale, in collaborazione tra Ministero della Salute, assessorato della Sanità, Asl 1 e Aou di Sassari. La barella per l’evacuazione in bio-contenimento è arrivata con l’aereo militare per garantire la massima sicurezza nel trasporto dalla stanza di degenza isolata all’Istituto Spallanzani di Roma”.

L’auto-isolamento di familiari e personale sanitario.Sono state attivate misure prudenziali e conservative di auto-isolamento per i familiari e gli operatori sanitari che avevano avuto diretto contatto con il paziente, seppure con adeguati dispositivi di protezione individuale, o con i suoi campioni ematici. “Il massimo rigore adottato ha lo scopo di tutelare la comunità e gli stessi operatori, nell’improbabile caso che si possa sviluppare sintomatologia clinica, al momento assente, a garanzia del fatto che nessuno dei contatti è, o è stato, contagioso o possa essere classificato come paziente. Dopo il trasferimento dei familiari in altro domicilio per la dovuta riservatezza e per aumentare il grado di auto-isolamento, è stato deciso di attivare la procedura di disinfezione del domicilio iniziale, dove aveva soggiornato il paziente. Per fare ciò si sono scelti prodotti certificati che non danneggiano l'abitazione – ha chiarito l’assessore della Sanità - ma che garantiscono in ogni caso la completa sterilizzazione della stessa e del suo contenuto. La sopravvivenza del virus Ebola nell'ambiente, in macchie di sangue o in altri liquidi biologici è di poche ore, quindi non si presentano rischi ambientali, una volta completate le procedure descritte. La documentazione sulla materia è disponibile sia al sito del Ministero della Salute che su quello dei Centers for Diseases Control (CDC) del governo federale statunitense”. “Voglio ringraziare il medico, l’infermiere e l’autista del 118 i medici e gli infermieri di malattie infettive e il personale del laboratorio analisi – ha concluso Arru - che hanno dimostrato tutta la loro professionalità nel gestire questa delicata situazione di crisi”.

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