martedì 22 dicembre 2015

ENTI LOCALI, CONFRONTO A CAGLIARI SULLA RIFORMA. ERRIU E DEMURO: CON IL NUOVO MODELLO MAGGIORI OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO

 Il principale obiettivo del riordino degli enti locali è quello di creare un modello virtuoso in grado di intercettare nuovi investimenti e creare sviluppo. E’ quanto emerso dall’incontro organizzato, a Cagliari, dall’Assessorato degli Enti locali. Al confronto, coordinato da Silvano Tagliagambe, hanno preso parte gli assessori regionali degli Enti locali e degli Affari generali, Cristiano Erriu e Gianmario Demuro.

“Si tratta di un’occasione importante, un momento di riflessione che ci consente di approfondire il tema della città metropolitana e delle Reti di città che abbiamo previsto nel testo di riordino. Attorno a esse si possono costruire le condizioni perché i cittadini fruiscano di servizi di qualità e i territori siano capaci di attrarre investimenti, nuove risorse e opportunità di sviluppo”, ha commentato l’assessore Erriu, prima di annunciare che a breve ci saranno altri appuntamenti come questo in tutta l’Isola.
Demuro ha anticipato alcuni punti del testo unico che riguarda la riorganizzazione dell’amministrazione regionale.  Il relativo disegno di legge, strettamente collegato al riordino degli enti locali, sarà esaminato nelle prossime settimane dalla Giunta per l’approvazione.
“Tra gli obiettivi – ha chiarito l’esponente della Giunta Pigliaru – c’è quello di ridefinire la presenza della Regione nei territori per realizzare un concreto decentramento amministrativo e garantire servizi efficienti e puntuali a tutti. L’uguaglianza tra le diverse aree si misura infatti sulla qualità dei servizi offerti”.
Per quanto riguarda gli altri aspetti della riforma, l’assessore degli Affari generali ha chiarito che, anche grazie alla nuova legge Statutaria, altro importante passaggio di questa legislatura, “verrà confermata l’elezione diretta del presidente della Regione, ridotto il numero degli assessorati e modificato il sistema dell’attribuzione delle deleghe da assegnare in modo flessibile. Dobbiamo abbandonare lo schema attuale che ha un’impronta ottocentesca”.
Roberto Camagni, docente del Politecnico di Milano, ha spiegato che “l’incremento delle città non dipende tanto dalla loro dimensione fisica, quanto dalla cosiddetta dimensione pertinente: infatti, a mio avviso è troppo grande la Città metropolitana di Torino e troppo piccola quella di Milano. Inoltre, è fondamentale la qualità dei servizi ai cittadini. La Città metropolitana serve al capoluogo, ma ancor più ai piccoli Comuni che ne fanno parte perché potranno beneficiare di una massa critica più adeguata ai loro servizi. L’importante è salvaguardare le identità, perché Unioni e Città metropolitane non significano fusione. E sulla pianificazione territoriale e strategica occorre una reale partecipazione di tutte le parti sociali e istituzionali”.
Il sindaco di Sassari Nicola Sanna ha sottolineato che “la dimensione nazionale del rapporto tra Città Medie e Città Metropolitane mal si adatta alla nostra specificità e specialità della dimensione regionale sarda. Va dunque riconosciuto alle città sarde il loro ruolo strategico di ‘nodo funzionale e gestionale’ di realtà territoriali più ampie che necessitano di essere integrate e coordinate e al tempo stesso valorizzate nelle loro vocazioni diverse e specifiche. Oggi la necessità di ‘fare rete’ emerge sempre più e in maniera diffusa e dobbiamo pensare a una dimensione di assetto variabile. Le Unioni dei Comuni ben si adattano alle comunità più piccole, nei maggiori centri urbani dell'Isola i Comuni devono aggregarsi uno strumento istituzionale certo e flessibile, basato sulla visione e sulla pianificazione strategica di un area vasta o di un ambito sub-regionale”.

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