venerdì 16 maggio 2014

Eni in fuga da Ottana senza pagare i danni ambientali

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Cossa (Riformatori) all’attacco:   intervenga o ci rivolgeremo alla magistratura

. Eni, in fuga da Ottana, non vuole pagare i danni ambientali. Una cosa inaccettabile e fuori legge, su cui deve urgentemente intervenire il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. In caso contrario i Riformatori si rivolgeranno alla magistratura per la tutela degli interessi della Sardegna. Lo denuncia il coordinatore dei Riformatori sardi, Michele Cossa.
 "L’Eni – ricorda Cossa - ha segnato ad Ottana quarant’anni di storia. Cedute negli anni Novanta tutte le produzioni dell’industria chimica la Società, come noto, verrà cancellata definitivamente anche dai registri del catasto. Tutto quello che è ancora di proprietà dell’Eni passerà di mano ai privati. Il problema è sempre lo stesso: le bonifiche. L’Eni, come in passato, vorrebbe cedere le aree senza pagare i danni procurati all’ambiente”.
“In questo senso – prosegue il coordinatore regionale dei Riformatori sardi - riteniamo opportuno ricordare il principio comunitario "chi inquina paga" che rappresenta uno dei pilastri fondamentali sul quale si sono sviluppate le politiche ambientali delle comunità europee a partire dall'inizio degli anni '70. Con l'Atto Unico Europeo del 1986 sono stati  introdotti all'interno del Trattato CE (ora Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea) una serie di principi, norme e poteri specificamente indirizzati alla tutela dell'ambiente, tra i quali anche il principio "chi inquina paga".  In Italia il D.Lgs. n. 152/2006, così come modificato dal D.Lgs. n. 4/2008, prevede la prevenzione, il ripristino ed il risarcimento del danno all’ambiente”.
Per queste ragioni, conclude Cossa - il Governatore deve evitare che le società pubbliche e private responsabili dell’inquinamento dell’ambiente e del territorio possano scappare dalla Sardegna senza eseguire tutti i lavori, radicali e definitivi, della messa in sicurezza e del ripristino ambientale dei siti industriali dismessi. In mancanza ci troveremo costretti a ipotizzare qualsiasi iniziativa, anche giudiziaria, per la tutela degli interessi del Popolo Sardo".

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