Sull’attuale situazione delle ricerche archeologiche in Gallura,ha parlato l’altro ieri l’archeologa tempiese Angela Antona. All’incontro organizzato dall’assessore alla cultura Belli, erano presenti moltissime persone interessate che hanno seguito con attenzione le novità in assoluto presentate. Ad fare gli onori di casa ,oltre l’assessore , il collega giornalista Gian Carlo Tusceri che prima che da storico isolano ha introdotto il tema presentando prima il curricula dell’archeologa e poi aprendo la discussione . Antona ha messo subito in evidenza la valorizzazione ,in corso da parecchi anni sotto la sua direzione , del sito del nuraghe “ La Prisgiona” poco fuori dall’abitato di Arzachena :
<<Un nuraghe a ‘tholos’, anomalo rispetto ai similari della Gallura, che sta restituendo le vestigia di un villaggio intero, e un’abbondante messe di “reperti ceramici che delineano – ha affermato la Antona – una cultura contadina, molto evoluta, capace di costruire strumenti in bronzo, alzare costruzioni imponenti, coltivare la terra, e prosperare per almeno mille anni (dal 1800, all’800 a.C.) su un territorio allora molto più ferace di oggi”>> Gli studi fatti dall’equipe di Antona , con la quale hanno collaborato anche studenti teresini per gli scavi eseguiti nel sito di Lu Brandali a Santa Teresa , hanno permesso di rilevare interessantissimi interazioni fra i nuraghi galluresi di circa 40 presenze di quelli piu conosciuti . La cosa piu’ importante ha detto Antona è stata la repertazione , soprattutto dei materiali degli scavi di “ La Prisgiona “ che hanno permesso di riscrivere la preistoria gallurese . Lame , Raschiatoi ,olle,bollitoi , ma anche forni per la fusione dei metalli , capanne cosiddette ‘dei capi’ o ‘delle assemblee’, realizzazione di bronzetti, capanne ben organizzate con focolai interni .Non soltanto per questo – ha detto Antona – ci vorrebbe
un museo territoriale gallurese che diventa indispensabile per ricoverare tutti i materiali rinvenuti, Peone