mercoledì 5 febbraio 2014

VERSO LA NUOVA LEGISLATURA REGIONALE
2014-2019
Proposte per un programma di governo a misura d’impresa
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VERSO LA NUOVA LEGISLATURA
Negli ultimi anni, in tutti gli ambiti d’
attività economica, si è registrata in
Sardegna una contrazione dei livelli produttivi di eccezionale gravità: sia
che si guardi alla produzione manifatturiera o all
edilizia, sia che si
volga lo sguardo alle vendite del settore terziario, il risultato
complessivo è pesantemente negativo.
Il crollo del Prodotto Interno lordo, iniziato nel 2008 e protrattosi sino al
2013, definisce una tendenza che ha pochi precedenti storici,
perlomeno nelle esperienze delle economie occidentali.
Pochi numeri sono eloquenti per descrivere le evoluzioni degli ultimi
anni: nel 2012 il Pil pro capite in Sardegna ha subìto una contrazione
del 3,66%; il reddito disponibile delle famiglie, sempre espresso in
termini reali pro capite, si è ridotto del 2,4% con una flessione di tre
decimi di punto percentuale più ampia di quella registrata in Italia (-
2,1%).
La spesa delle famiglie continua a calare (-8,9% nel 2012
dati
Findomestic
), con una variazione dei consumi per l’anno 2012 che si
attesta intorno al -7,2% (
Findomestic) e con punte nei beni durevoli del
-14,2%.
Inoltre, per la fine del 2013, ci attendiamo un arretramento dei consumi
di intensità maggiore rispetto alla caduta del PIL, conseguenza di una
severa e razionale riformulazione degli stili di vita delle famiglie causata
da un’accresciuta incertezza sul futuro e
, quindi, dalla prevedibile
necessità di ripristinare a fini precauzionali adeguate soglie di risparmio.
Anche il peggioramento della disoccupazione (14,75% nel terzo
trimestre 2013 con punte del 66,8% nella classe 15-24 anni) e il gap
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che ci separa dalla gran parte delle regioni Italiane in termini di tasso di
attività, sono segnali inequivocabili dei danni profondi arrecati dalla
lunghissima recessione. Così come i dati relativi alla integrazione
salariale, che ha visto il numero delle ore autorizzate nel 2012
aumentare del 14,36% per la Cig ordinaria, del 18,8% per quella
straordinaria e dell’oltre 44% per quella in deroga (totale ore autorizzate
27,5 milioni
dati Inps).
In questo quadro generale il commercio
, il turismo, l’artigianato e, più in
generale, il terziario sono fra i settori colpiti più pesantemente, in quanto
composti da aziende di piccole dimensioni prevalentemente orientate al
mercato interno.
Le imprese sarde con meno di 20 addetti sono il 98,5% del totale, ed
impegnano 275.000 addetti, circa il 73,5% degli occupati del settore
privato. Il saldo delle imprese artigiane sarde è ormai costantemente
negativo: negli ultimi cinque anni si registra un saldo negativo di 4.496
imprese (1.293 nel 2013).
La stessa cosa può dirsi per le imprese dei settori COMMERCIO e
TURISMO che, solo
nell’ultimo biennio, subiscono una contrazione di
-1.262 unità.
Questa tendenza va arrestata. Occorre rimettere il sistema su un
percorso di crescita assumendo un modello di sviluppo per noi
sostenibile. Un obiettivo non impossibile: pur in un quadro economico
nazionale ed internazionale difficile, dobbiamo e possiamo creare le
premesse per una fase di crescita nei prossimi anni.
Le politiche economiche sono chiamate ad uno sforzo di rinnovamento
in tutte le aree. Su alcune, come l’aggiustamento del saldo dei conti
pubblici, si è fatto molto. In altre, i progressi faticano a materializzarsi.
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L’area della struttura della spesa del Bilancio regionale deve
necessariamente essere fra quelle al centro di qualsiasi programma
che voglia restituire un’opportunità di sviluppo alla nostra
Isola.
Il nostro Bilancio, complici i vincoli strutturali sempre più stringenti
(Patto di stabilità, tagli alle risorse operati dal livello nazionale), risulta
essere ingessato da un ammontare non più sostenibile di spese
correnti, vincolate e obbligatorie, e soprattutto completamente privo di
risorse da destinare alle politiche di sviluppo.
Inoltre, bisogna mettere ulteriormente sotto controllo la spesa, cresciuta
a dismisura nella sanità e nei costi della struttura regionale, appesantita
dalla filiazione multipla di enti, società in house e partecipate, molte
delle quali poste in liquidazione da tempo.
Un universo caratterizzato da un’enorme e antieconomica “nebulosa”
che spesso si traduce in deficit finanziari, opacità gestionali, logiche di
potere, pulsioni corporative e clientelari. Esemplari, a proposito, le
vicende di Abbanoa e delle Società minerarie.
È un Bilancio il cui assetto sopravvive con il suo carico di centinaia di
voci di spesa, molte improduttive e inutili, altre ancora non più
giustificabili e su cui si potrebbero compiere scelte di destinazioni più
produttive.
Si sovrappongono quindi diversi temi: il sovraccarico burocratico cui
so
no sottoposte le imprese; l’inefficienza della P.A.; il basso livello dei
servizi forniti ai cittadini; una migliorabile continuità territoriale;
l’eccesiva pressione fiscale, ecc…
Tutto questo ha conseguenze dirompenti per le prospettive di crescita
della nostra già fragile economia. Il compito non è facile, anche perché
la gravità della situazione economica e sociale del Paese non consente
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errori. La politica nella prossima legislatura non potrà permettersi
esitazioni e dovrà essere in grado di mettere in
atto un’azione decisa,
per interrompere la strada del declino e innescare una nuova fase di
crescita.
Le elezioni regionali 2014 determinano la necessità di essere presenti
nel confronto sul futuro economico e sociale dell’
Isola e sui suoi assetti
fondamentali con proposte ben definite in grado di sollecitare le forze in
campo a misurarsi con le esigenze reali della SARDEGNA.
Le proposte che si intendono avanzare
e che in questo documento
iniziale sono esposte solo per sommi capi
tengono conto
dell’opportunità di aprire un confronto, anche attraverso “provocazioni”
costruttive, sui maggiori ritardi e limiti dello sviluppo della nostra Isola
che determinano condizioni di arretratezza della nostra economia
rispetto alla competizione internazionale.
Inoltre, d
alle vicende di quest’ultima legislatura emerge un elemento
ineludibile: l’attuale crisi deve portare a cambiamenti profondi e ad una
nuova stagione politica nella quale sia veramente assicurata e
salvaguardata la funzione del metodo partenariale, troppo spesso
disatteso.
Le Associazioni imprenditoriali, quando coinvolte, hanno sempre offerto
un contributo serio e costruttivo, consapevoli della propria capacità
rappresentativa che va certamente oltre gli interessi dei soli, e peraltro
numerosissimi, Associati.
Su questo versante, dopo le incoraggianti premesse (vedi incontro a
Vallermosa), il lavoro della cabina di regia non è stato assiduo come
avremmo voluto su tutti i temi di rilevanza strategica per il mondo
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imprenditoriale. Vogliamo ripartire da Vallermosa, garantendo sempre
la nostra disponibilità e le nostre competenze.
Serve, quindi, una svolta profonda nei rapporti tra la Giunta e il sistema
delle rappresentanze delle aziende dell’artigianato e del commercio.
Ma
soprattutto serve un progetto ambizioso per rilanciare una regione già in
affanno in termini di crescita e competitività, quando invece sul piano
internazionale la competizione diventa sempre più serrata e difficile.
Le scelte devono essere drastiche: con un progetto razionale e
coraggioso che possa innescare un meccanismo virtuoso che ridia
speranza ai nostri giovani e alle nostre imprese.
A questo scopo, RETE IMPRESE ITALIA presenta le sue proposte,
sulle quali si confronterà con chi oggi si candida alla guida della
SARDEGNA e con le forze politiche che li sostengono.
Indichiamo le priorità sulle quali intervenire subito, con urgenza, con
progetti chiari, per dare il senso di una inversione di rotta di un’
Isola che
perde terreno in campo nazionale e internazionale e che registra una
sempre più crescente difficoltà di coloro che stanno al margine dello
sviluppo: piccole imprese, anziani, disoccupati.
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Le priorità per riprendere a crescere
Trasporti e continuità territoriale.
Il sistema socio-economico sardo
deve godere delle medesime condizioni di partenza degli altri sistemi
presenti in Italia.
Questa affermazione, così semplice ed intuibile, rimane spesso lettera
morta, specialment
e per quanto riguarda l’accessibilità dall’Isola e verso
l’
Isola. Le scelte adottate, sia in sede nazionale che regionale, non
hanno risolto definitivamente
il problema dell’accessibilità a parità di
condizioni, sia per i passeggeri che per le merci. Questo in particolare
per il trasporto marittimo. Questo fatto ha danneggiato interi settori
economici, tra i quali il sistema del turismo e quello del trasporto merci.
Tali questioni vanno riaffrontate, garantendo un luogo di confronto e di
decisione che coinvolga attivamente lo Stato, la Regione ed il
Partenariato socio-economico, nel quale si tutelino:
le pari condizioni per imprese e cittadini sardi nei confronti di
quelli/e nazionali, sia in termini di costo che di opportunità;
un adeguato sostegno finanziario al sistema di continuità;
lo sviluppo di connessioni di rete tra i punti d’accesso della regione
(portuali e aeroportuali);
l’infrastrutturazione materiale ed immateriale per l’intermodalità
(aerei, navi, strade, ferrovie);
il coinvolgimento dei privati nella soluzione dei problemi, evitando
forme di oligopolio.
In sostanza, la Sardegna necessita di un nuovo Piano dei trasporti e di
un accordo Stato-Regione che definisca una strategia di medio periodo
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per la soluzione del problema, con adeguati parametri di valutazione dei
costi.
Snelliamo la burocrazia.
Nel quadro della crisi recessiva in atto,
portare avanti i processi di semplificazione normativa e di snellimento
burocratico è un’azione necessaria per riavviare l’economia,
ridisegnando una traiettoria di crescita e recuperando il forte gap
concorrenziale che ci separa da altre realtà internazionali.
L’e
sigenza di intervenire con un pacchetto di provvedimenti di
semplificazione per alleggerire i costi delle imprese e recuperare
competitività, è una delle priorità che RETE IMPRESE ITALIA ha in
molteplici occasioni segnalato. È evidente, infatti, come tra i fattori che
impediscono la crescita dell’economia vi sia anzitutto il problema
dell’efficienza amministrativa.
La lentezza che ancora connota la macchina burocratica è una
caratteristica che fiacca e frena la nostra economia. A puro titolo di
esempio, vediamo alcuni tempi medi di risposta:
Contributi LUNGA ESTATE, tempi medi di rimborso delle spese
sostenute: 250 giorni.
Legge Regionale 9/2002 sul Commercio, tempo medio dalla
chiusura della pratica per ottenere il rimborso: 480 giorni
Per farvi fronte, occorre proseguire sulla strada centrale della
modernizzazione della P.A.: questa azione costituisce una necessità
imprescindibile e improcrastinabile che consentirebbe il recupero di
risorse pubbliche importanti da reimpiegare in modo efficiente.
Tra le azioni prioritarie per il raggiungimento degli obbiettivi
semplificatori, vi è anche la necessità di ottenere maggiore certezza
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circa l’individuazione dei tempi nece
ssari per il riconoscimento dei
crediti delle aziende verso la Pubblica amministrazione.
Energia.
Questo aspetto rappresenta il problema dei problemi. Da
sempre è
in cima all’agenda dei politici sardi, eppure i risultati non sono
stati quelli attesi. Anche per questo, negli ultimi decenni, i consumatori
e le attività delle piccole imprese hanno sofferto tutte le disfunzioni, i
disservizi, i costi esageratamente elevati di un sistema nazionale
orientato a proteggere le concentrazioni industriali, scaricando in modo
non equo i costi diretti ed indiretti sul rimanente tessuto sociale e
produttivo.
La conseguenza è stata che, per molti decenni, i consumatori italiani
hanno sopportato disagi non conosciuti in altri Paesi comunitari e le
piccole imprese, oltre il 98% del tessuto produttivo, hanno accumulato
un gap tecnologico ed un appesantimento dei costi che le penalizza sul
piano della competitività e le marginalizza nel mercato.
È noto, infatti, che una piccola impresa sarda paga la bolletta elettrica o
sostiene costi per il gas, più alti rispetto agli stessi competitori europei
con un servizio spesso inefficiente nella distribuzione e fornitura di
energia. Soltanto negli ultimi anni, e sulla spinta delle scelte politiche
comunitarie, si sono affermate politiche nuove e più rispondenti agli
interessi generali del Paese.
Occorre perseguire ulteriormente l'obiettivo di reale liberalizzazione dei
mercati energetici, con interventi che favoriscano la concorrenza e
determinino benefici concreti per i clienti finali di energia. Il settore
energetico, aperto alla libera concorrenza da oltre 10 anni, non ha
ancora oggi ottenuto una reale competizione dei mercati perché il
sistema sardo, così
come ha certificato l’Authority per l’energia elettrica
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e il gas, continua ad essere poco concorrenziale. Ne è la prova che
nella scala 10mila a 1 di uno speciale indice che misura il livello di
concorrenzialità del mercato locale, la Sardegna sia a quota 3671, e il
Nord a 1200.
Stop al fisco oppressivo.
La pressione fiscale sulle imprese supera
ormai abbondantemente il 60%, oltre 20 punti in più della media UE.
Non è realisticamente possibile pensare di creare sviluppo con questo
peso sulle spalle delle aziende.
Dallo scioglimento di questo nodo dipendono in larga parte le
prospettive di ripresa economica e di attenuazione delle tensioni sociali.
L’eccesso di pressione fis
cale nella misura in cui non si riflette in
adeguati servizi, finisce col misurare il grado di disagio del sistema
Paese. E a subirne il peso sono soprattutto le famiglie e le imprese.
Inoltre, il disagio fiscale si amplifica nel segmento produttivo delle PMI
non orientate all’esportazione, delle imprese individuali, dell’artigianato,
degli operatori del turismo e dei pubblici esercizi, che subiscono una
doppia, e talora tripla, penalizzazione: la prima volta quando, da
imprenditori, sono chiamati al pagamento di imposte (erariali e locali),
tasse, tariffe e contributi che gravano sull’attività aziendale; la seconda
volta quando devono fare i conti con un mercato interno minato da
bassi redditi disponibili e da un crescente prelievo sui consumi; la terza
volta, infine, quando si trovano indifesi di fronte a forme di concorrenza
sleale quali l’abusivismo e la contraffazione.
Certo, la Regione ha competenze limitate in materia. Tuttavia ha, a
nostro avviso, l’obbligo di intervenire cercando dove possibile di
invertire la deriva oppressiva del nostro sistema di prelievo. Per questo
motivo chiediamo una particolare attenzione sui seguenti argomenti:
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IRAP -
Proseguire nell’azione avviata di ridimensionamento dell’IRAP
ampliando le dimensioni degli interventi introdotti con la Finanziaria
regionale 2013. In questa direzione si potrebbero anche prevedere
delle deduzioni per le nuove assunzioni di dipendenti a tempo
indeterminato e incrementi sugli abbattimenti di base imponibile a
favore dei contribuenti di minori dimensioni. Occorre poi prevedere
l’esclusione dall’imposta di particolari tipologie di contribuenti privi di
autonoma organizzazione.
SGRAVI SU ASSUNZIONI -
Considerato che le ricadute del lungo
deterioramento della situazione economica generale sono
particolarmente gravi sui fronti del mercato del lavoro e della stabilità
delle imprese, si ritiene assolutamente necessario operare con misure
forti, anche se transitorie, per agevolare le imprese ad assumere,
agendo anche sui costi immediati. A questo proposito, proponiamo di
reperire le necessarie risorse finanziare per estendere a tutti i nuovi
assunti nel prossimo triennio i benefici contributivi previsti dal contratto
di apprendistato.
IMU -
Nonostante con la Legge di Stabilità per il 2014 si sia introdotta la
deducibilità ai fini Irpef ed Ires del 20% dell’Imu, riteniamo che
occorra
fare ulteriori riduzioni su questo fronte. Sia perché quasi tutti i Comuni si
sono collocati al massimo delle aliquote consentite, sia considerando
che si tratta di beni che non rappresentano una forma di accumulo di
patrimonio e che subiscono già una tassazione attraverso il loro
concorso alla produzione del reddito di impresa.
La proposta di riduzione, peraltro, riprenderebbe l’impianto normativo
prospettato dal primo schema
del Decreto legislativo sul “Federalismo
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fiscale municipale”, che prevedeva –
per gli immobili in questione il
dimezzamento obbligatorio dell’aliquota di base IMU.
Quindi si evidenzia, in questa fase, la necessità di individuare risorse da
indirizzare ad alimentare fondi da destinare a quei Comuni che adottino
programmi di contenimento delle aliquote dell’IMU relativamente agli
immobili utilizzati strumentalmente dalle imprese.
Il problema del credito.
Il perdurare delle condizioni recessive pone il
tem
a dell’accesso al credito delle PMI e dell’impresa diffusa tra i punti
qualificanti rispetto alla determinazione dell’agenda politica.
Le PMI hanno crescenti difficoltà di accesso al credito e mostrano una
capacità decrescente di fronteggiare il loro fabbisogno finanziario. Per
le imprese di minori dimensioni, notoriamente più vulnerabili agli effetti
della crisi, il credito bancario è particolarmente vitale e rappresenta
spesso l’unica fonte di finanziamento
.
La perdurante crisi della domanda interna e la diminuzione del reddito
disponibile, determinano una situazione di riduzione dei flussi di cassa
con problemi rilevanti per il finanziamento del capitale circolante e,
dunque, dell’attività corrente delle imprese.
Su questo tema risulteranno
fondamentali:
il potenziamento dei Confidi;
la valorizzazione del ruolo delle Associazioni di categoria nel
facilitare l’accesso al credito delle imprese di piccola e media
dimensione.
In questi anni, la garanzia rilasciata dai Confidi facenti riferimento alle
Associazioni riunite in RETE IMPRESE ITALIA si è dimostrata
determinante per consentire l’accesso al credito alle imprese, in
particolare per le PMI, tradizionalmente caratterizzate da un più
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difficoltoso rapporto con il sistema bancario. I Confidi, sfruttando la
vicinanza con il loro territorio di riferimento, hanno contribuito a
veicolare mezzi finanziari fondamentali per il sostegno e lo sviluppo
economico e sociale delle realtà di cui fanno parte. Ma, più in generale,
le criticità dell’assetto del credito, con
speciale riguardo alle piccole
imprese, possono ridurre gli effetti negativi se si adotterà un approccio
d’intervento basato sui seguenti punti:
sviluppo di nuova imprenditorialità: start up e imprese giovanili;
avvio di un programma per il consolidamento del debito a medio
termine delle PMI;
incentivare l’alimentazione dei Fondi di Garanzia dei Confidi deisettori di riferimento.

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