sabato 15 novembre 2014

Fondazione Banco di Sardegna, il dossier dei Riformatori sardi



“E’ fuori legge e sta creando un danno alla Sardegna, venda subito tutte le quote del Banco. Soru intervenga e faccia dimettere gli iscritti del Pd dai vertici della Fondazione”.
 La Fondazione agisce in violazione della legge (la cosiddetta legge Ciampi) ed in violazione degli obblighi statutari. Sono queste le conclusioni di un corposo dossier elaborato dai Riformatori sardi. Un dossier redatto da un’equipe di esperti guidati dall’avvocato Roberto Frongia, insieme a Franco Meloni, la Dr.ssa Marina Adamo,  l’Avv. Francesca Correli e Michele Solinas coordinatore provinciale di Sassari dei Riformatori Sardi. Lo studio dimostra che la Fondazione Banco è fuori legge e invita il nuovo segretario del Pd sardo, Renato Soru, a chiedere agli uomini e alle donne del Pd che sono all’interno degli organi della Fondazione di dimettersi e di mettere sul mercato le quote del Banco.

Ecco una sintesi del dossier dei Riformatori.

LA STORIA
E’ opportuno, in merito alle violazioni, rammentare che con “l'approvazione della legge delega 23 dicembre 1998, n. 461 (cd. “legge Ciampi”) ed il successivo decreto legislativo n. 153 del 1999 si è inteso mutare significativamente l’assetto delle fondazioni. In base ad esso, l’adeguamento degli statuti delle fondazioni alla disciplina individuata dal decreto medesimo avrebbe sancito la definitiva trasformazione delle fondazioni in enti di diritto privato con piena autonomia statutaria e gestionale, in coerenza con quanto previsto dalla legge Amato” (legge 30 luglio 1990, n. 218, attuata con il D.Lgs. n. 356/90)”.

In particolare, il decreto legislativo prevedeva che le fondazioni fossero tenute a perseguire fini di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, operando nel rispetto del principio di economicità e gestendo il patrimonio in modo da ottenerne un’adeguata redditività. Venivano indicati alcuni settori rilevanti: ricerca scientifica, istruzione, arte, sanità, conservazione e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, assistenza alle categorie sociali più deboli (una profonda riforma delle fondazioni bancarie è stata compiuta con la legge finanziaria 2002 - articolo 11 della legge 28 dicembre 2001, n. 448). Per quel che concerne gli organi di governo delle fondazioni, si individuavano tre organi necessari con funzioni, rispettivamente, d’indirizzo, di amministrazione e di controllo. Nell’organo d’indirizzo doveva essere assicurata un’adeguata e qualificata rappresentanza del territorio.

“Per di più, l'iniziale obbligo di detenere la maggioranza del capitale sociale delle banche conferitarie era sostituito da un obbligo di segno opposto: il decreto prevedeva infatti che, entro quattro anni dalla sua entrata in vigore (quindi entro il 15 giugno 2003), le fondazioni dovessero dismettere le partecipazioni di controllo nelle aziende bancarie. Era consentito alle fondazioni di mantenere le partecipazioni per ulteriori due anni oltre il termine; decorso tale ulteriore termine, il compito di provvedere alla dismissione veniva affidato all’autorità di vigilanza (individuata nel Ministero del tesoro e, quindi, nel Ministero dell’economia e delle finanze). Il termine per la dismissione è stato poi prorogato al 31 dicembre 2005 dal decreto-legge 24 giugno 2003, n. 143”.

LA SITUAZIONE OGGI

Nonostante la Fondazione detenga il 48,7% nulla decide delle strategie del Banco di Sardegna, ormai totalmente controllato dalla Bper.

Non solo la Fondazione non decide nulla e nulla controlla ma considerato che da diversi anni non vi sono dividendi provenienti dal Banco di Sardegna, il potere di nomina del c.d.a. della Fondazione ad opera di una corrente elitaria del PD (maggioritaria o minoritaria che sia nell’Isola) costa ai Sardi circa 20 milioni di euro all’anno.


LE RICHIESTE AL SEGRETARIO DEL PD

I Riformatori sardi chiedono:
1.     a Renato Soru, Segretario Regionale del PD, di risolvere il conflitto di interessi dei componenti all’interno della Fondazione e che fanno parte del suo partito, chiedendo loro di abbandonare il vertice della Fondazione, facendo dimettere l’intero CDA.
2.     Fare in modo che l Fondazione metta sul mercato tutte le proprie quote del Banco di Sardegna così come prevede la legge sin dal 2003.
3.     Convincere la Bper a mettere sul mercato la Banca di Sassari, in modo tale da aprire il mercato del credito in Sardegna.
4.     Portare a compimento quanto previsto dalla Legge Ciampi con tutti i vantaggi legati ad una Fondazione svincolata da interessi di partito e completamente dedicata alla missione statutaria. Questa è una decisione che può essere presa dalla Fondazione senza bisogno di nessuna legge, di nessuna autorizzazione.
Ritengono che
5.    Valutare l’attuale distribuzione delle risorse e chiedere una più avveduta ripartizione anche puntando sulle infrastrutture strategiche: aeroporti e porti (ad esempio).

Ritengono che

 Uscire dal Banco di Sardegna significa mettere in sicurezza il patrimonio della Fondazione (esempio negativo di cosa può succedere: Monte dei Paschi e Carige).

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