venerdì 21 novembre 2014

Scuole civiche di musica a un passo dalla chiusura,

Scuole civiche di musica a un passo dalla chiusura, la cancellazione dei fondi manda a casa 800 insegnanti e 8mila giovani sardi. Cossa (Riformatori): “La Giunta faccia subito retromarcia a ripristini il finanziamento”
Mozione in Consiglio con richiesta di seduta straordinaria


. “Ottocento insegnanti a casa e 8mila ragazzi in tutta la Sardegna che non potranno più frequentare le scuole civiche di musica. E’ questo il risultato della decisione dell’assessore alla Pubblica Istruzione, Claudia Firino, che a tradimento ha cancellato un’esperienza apprezzata in tutta la Sardegna e che stava dando grandi frutti consentendo a tanti ragazzi che non se lo possono permettere di imparare a suonare uno strumento e di avvicinarsi e apprezzare la musica e la cultura musicale”. Lo denuncia il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, che ha predisposto una mozione con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio regionale.
“Questa – dice Cossa – è l’ennesimo abbaglio dell’assessore Firino che sta distruggendo quanto resta del tessuto culturale della Sardegna. Ma la cancellazione dei fondi per le scuole civiche di musica è ancora più grave perché colpisce i bambini e i giovani sardi che stanno per perdere una delle cose buon fatte dalla politica in questi anni: dare la possibilità a tutti di avvicinarsi all’arte e alla musica a prescindere dal censo e dal reddito”.
 “In questi anni, dal 1999 a oggi, - dice ancora Cossa – le scuole civiche di musica sono entrate a pieno titolo nella filiera didattica degli istituti d’alta formazione. Senza dimenticare che ricoprono un ruolo importante contro la dispersione scolastica, il bullismo, recuperano tanti ragazzi che trovano in queste scuole sparse in tutti i Comuni sardi una grande occasione e un’opportunità di riscatto”.
Ecco perché, conclude Cossa, “chiediamo all’assessore di fare immediatamente retromarcia, ripristinando i fondi cancellati e continuando a far vivere e potenziare un’esperienza che non ha colore politico ma un altissimo valore sociale e culturale per i giovani sardi”.

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