Nella tarda
serata del 3 giugno, perveniva alla Capitaneria di Porto una segnalazione
relativa ad un’attività di pesca illecita, svolta nottetempo nell’Area Marina
Protetta "Tavolara-Punta Coda Cavallo", da due individui a bordo di
un gommone, il tutto descritto con dovizia di particolari anche per quanto
riguardava la possibile identità dei trasgressori, di cui almeno uno
pregiudicato.
La
Capitaneria di Porto, pertanto, nel corso della notte e del primo mattino del 4
giugno, operava via mare con una motovedetta, alla ricerca dell’unità
segnalata, ed effettuava specifico appostamento in banchina a Porto San Paolo,
dove, effettivamente, intorno alle 3 e 45 il gommone attraccava con a bordo i
due pescatori di frodo ed un certo quantitativo di pescato al seguito,
chiaramente ed inconfondibilmente frutto di una recentissima pesca subacquea.
Il personale
del Corpo, guidato dal Tenente di Vascello Alberto COMUZZI, procedeva pertanto
alle relative contestazioni degli illeciti a carico di G.C. e G.M.C..
Nel
frangente, preziosa si rivelava la collaborazione del locale comando di
Stazione dei Carabinieri di Porto San Paolo, al comando del M.llo TEDDE, tenuto
conto della reazione scomposta dei responsabili e dei precedenti penali a
carico di uno di loro, che venivano pertanto portati nella locale caserma per i
primi accertamenti.
Nel
comportamento dei due soggetti, sono state ravvisate numerose violazioni di
carattere sia amministrativo che penale, per un totale di circa 2.200 euro di
sanzione pecuniaria amministrativa irrogata e denuncia all’Autorità Giudiziaria
per due diversi reati, tra cui la pesca di specie protetta.
Infatti,
oltre a numerose cernie ed orate, purtroppo già morte, veniva rinvenuto un
esemplare di “cicala di mare”, specie protetta ai sensi della Convenzione
internazionale CITES, per la cui pesca è previsto uno specifico titolo di
reato.
Venivano
inoltre sequestrati tutti gli attrezzi utilizzati per la pesca, tra cui quattro
fucili subacquei e numerose aste, nonché il gommone appartenente ad una società
di noleggio del posto, sulla cui responsabilità sono in corso ulteriori
accertamenti.
Il pescato,
previa valutazione di idoneità al consumo umano da parte dell’A.S.L., sarà
devoluto in beneficienza, mentre la cicala di mare sarà reintrodotta nel suo
ambiente a cura del Consorzio di Gestione dell’A.M.P.
“La pesca di
frodo rischia di minare l'azione di naturale ripopolamento biologico dell’Area
Marina Protetta, innescata sin dall’istituzione della stessa. Tale attività
criminale, praticata
normalmente da "non professionisti" (il ceto peschereccio
professionale locale