La Maddalena.
L’estate
maddalenina, che pure prosegue dal punto di vista meteorologico, culturalmente
possiamo dire si sia conclusa, al Teatro Colmi, dopo la Valigia dell’Attore
organizzata dall’Associazione Quasar di Giovanna Gravina e dopo la rassegna
Jazz organizzata da Valentino Tamponi, con la fortunata commedia di Gian Carlo
Tusceri “I morti non tornano mai”, con cui, dopo oltre 20 anni di silenzio, si
è ripresentato sulle scene il Collettivo Teatrale Elicriso.
La commedia,
incentrata sul morboso rapporto tra una vedova (Francischina “du lummu”) e il
marito defunto, (Paulinu “Ciappilletta”), nonostante il nuovo rapporto instaurato
dalla stessa con il federale (Antò “Spacciapocu”). Questo attaccamento, fa sì
che il morto riesca, per un giorno, a riapparire nella sua casa, ad un anno
esatto dalla sua morte. Comprensibile il panico e la necessità di esorcizzare
la donna, che però non è stata la sola a vedere e a parlare col morto.
Falliscono le fattucchiere, ma, il parroco, nonostante i suoi scontri col
vescovo, riesce nell’impresa, al termine di un dialogo malinconico e filosofico
a un tempo, da cui emerge che non è giusto dire che “I morti non tornano mai”,
perché più esatto dovrebbe essere “I morti non devono tornare mai, perchè ci
fanno paura, perché ci fanno sentir vivi con la paura della morte…”. Un
pubblico entusiasta e competente, valutabile in circa 600 persone, ha sottolineato
ogni monologo con applausi scroscianti, dall’inizio all’ovazione fine,
richiamando in scena cinque volte l’intero cast.
Gli attori, tutti ad
un notevole livello, hanno interpretato il testo di Tusceri con consumata
professionalità. Michela Delgiudice (Francischina “du lummu”) è sembrata
un’attrice professionista, adeguatamente spalleggiata da un Lino Sorba (Antò
“Spacciapocu”) letteralmente esploso con un temperamento straordinario, Giorgio
Acciaro (Paulinu “Ciappilletta”) con cui il pubblico, particolarmente
sensibile, ha presto solidarizzato, comprendendo il suo dramma, con Tino
Tamponi, un prete gallurese ormai felicemente collaudato e dalla sottile ironia
interpretativa, con Antonella Degortes, la Segretaria della Gioventù Femminile
del Fascio, che mette in risalto, con la propria interpretazione, le
contraddizioni di un regime anticlericale, ma ad un tempo pronto ai
compromessi, con Gennaro Avellino,
autore di un “cammeo” interpretativo,
nei panni di un vescovo isterico e antipatico, con Franco Demuro,
perfettamente calato nel proprio ruolo di presuntuoso Podestà, con le
straordinarie fattucchiere Anna Rita Abis, Monica Bulciolu, Laura Acciaro,
Pinarosa Lobrano, vero colpo di colore e di vis spontanea interpretativa, con
Massimo Piras, il sacrestano opportunista e macchietta complice del potere
ecclesiastico di turno, con i due spiriti, Mariassunta Aru e Elisabetta Murgia,
venuti per riprendersi “Ciappilletta”, ma soprattutto con i due brillanti bambini
Alessia Pasella e Andrea Ferrigno (i due balilla che fanno la colletta per la
Santa Patrona e che per ventura vedono il morto, senza ovviamente riconoscerlo)
che rappresentano due promesse per il teatro futuro e forse non solo
dialettale. Suggeritrice, ma non solo, Alina Maiore. Tecnico Luci e Voci,
Antonello Ferrigno che ha fruito di alcuni strumenti tecnici messi gentilmente
a disposizione da Lorenzo Birolo. Riprese filmate esclusive, Santo Acciaro.
Altre riprese sono state riprese e pubblicata su fb da La Maddalena TV. Fotografie
di Scena: Eugenio Carrano, Marcello Andelmi, Pietrino Bottaru.
La commedia è stata
presentata da Marcello Sorba, già primo attore della compagnia, fin dal suo
primo debutto, con un excursus proprio sui meriti del Collettivo Elicriso, sia
nella concessione in uso del 1979 dell’ex fortezza Colmi, sia nella gestione,
per conto del Comune, della Prima Rassegna di Drammaturgia Sarda, ospitando tra
gli altri gruppi, per quindici giorni consecutivi di agosto, proprio nel 1979,
l’Akroama di Cagliari, il Teatro Sassari, l’Alkestis, fino al Teatro di
Sardegna (Lia Careddu rammenta ancora quella affascinante esperienza di
“Funtana Ruja” con Ludovica Modugno e Gigi Angelillo), finendo col gruppo folk
di Nuoro e proprio con il Collettivo Elicriso (U miraculu de’ Tozzi) con un
affollatissimo parterre gremito e festante. peone


