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“Continua,
a quanto pare, la telenovela della Legge di stabilità 2014 e dopo le bollicine
arriva, ancora una volta, la doccia fredda. In questa puntata, il Presidente
Cappellacci minaccia gesti eclatanti contro il Governo di Roma per la sparizione
della norma che avrebbero dovuto modificare l'articolo 10 dello Statuto Sardo e
che, a detta sua, gli era stata solennemente garantita. Una sparizione
quantomeno sospetta poiché, a parte l’annuncio trionfale di Cappellacci, già dal
15 ottobre scorso - data fatidica del varo del disegno di legge di stabilità -
non se ne aveva riscontro alcuno. Una conquista, dunque, solo declamata, che
pare l’ennesima puntata di una lunga serie, e che non ha lasciato alcuna
traccia, neppure nel comunicato ufficiale del Consiglio dei Ministri,
emanato per l’occasione, e che chiunque può leggere in rete nel sito ufficiale
della stessa Presidenza del Consiglio. Quasi che la modifica dello Statuto della
Sardegna possa esser stata, per il Governo italiano, un fatto trascurabile,
ovvero da diffondere soltanto attraverso gli addetti stampa del Presidente della
Giunta regionale sarda. A meno che, anche stavolta, il tutto possa esser nato da
una chiacchierata informale alla quale si è voluto attribuire un valore che non
aveva.
Una
circostanza più volte capitata come, di recente, in occasione dell’incontro tra
l’onorevole Cappellacci e l’onorevole Tajani a proposito della nostra Zona
franca. In definitiva, la sostanza dell’intera faccenda pare, anche stavolta
incanalarsi nella collaudata prassi della propaganda più inconcludente, che si
risolve nella fabbricazione costante di scatole vuote. Suggerirei perciò al
Presidente Cappellacci, di ricordare, per il prossimo contenzioso nel quale temo
si troverà fatalmente coinvolto, di far valere l’articolo 47, secondo comma del
nostro Statuto di Autonomia che prevede che proprio il Presidente della Regione
debba essere invitato a partecipare al Consiglio dei ministri nel caso in cui vi
si debbano discutere “questioni che riguardano particolarmente la nostra
Regione”. Sarebbe questa, a mio avviso, una strada di concretezza che
consentirebbe di verificare in diretta le azioni del governo ed eviterebbe di
spacciare per risultati già ottenuti quelle che, all’evidenza, sono state solo
parole in libertà di qualche rappresentante dell’esecutivo
italiano”.