lunedì 20 febbraio 2012

VISITA NAPOLITANO: PRESIDENTE CAPPELLACCI, SARDEGNA PROTAGONISTA NEL PROCESSO UNIFICAZIONE NAZIONALE

 
 


“Nel 1847, con la cosiddetta ‘fusione perfetta’ fortemente voluta dalla classe dirigente sarda, l’Isola rinunciò all’antica autonomia ordinamentale del Regnum Sardiniae, sacrificandola in nome di un ideale più alto”. Lo ha detto il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, rivolgendosi al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in visita in città, in occasione del convegno sull’Unità d’Italia, al Teatro Lirico. A tal proposito, citando l’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, “figlio illustre di quest’isola, di cui oggi manca soprattutto l’acutezza nel ‘leggere la politica’”, il governatore  Cappellacci ha ricordato come “fosse solito osservare con accenti critici che i Sardi avevano volontariamente rinunciato a qualcosa per cui gli scozzesi, per non dire dei suoi amati irlandesi, avevano sacrificato tante giovani vite. Ma Cossiga stesso esaltava questo sacrificio dei sardi da cui nacque il nucleo fondativo del Regno d’Italia”.
Le tensioni sociali, infatti, non fecero venir meno il senso di appartenenza dei Sardi alla Nazione italiana, come dimostrò l’eroico impegno della Brigata Sassari durante la Prima Guerra Mondiale.
“I nostri soldati, principalmente pastori e contadini, - ha sottolineato Cappellacci - furono protagonisti di numerose battaglie, immolandosi per la Patria: oltre 2000 morirono al fronte, ma l’eroismo dei Dimonios fu riconosciuto con sei Ordini Militari di Savoia, nove Medaglie d’Oro al valor militare e centinaia di medaglie d’argento e di bronzo. Furono proprio i reduci sardi della Grande Guerra, guidati da Emilio Lussu, a fondare, nel 1921, una tra le più longeve forze politiche italiane, il Partito Sardo d’Azione. Nello stesso anno, un altro sardo, Antonio Gramsci, fondò il Partito Comunista Italiano e, appena cinque anni dopo, Grazia Deledda fu la prima e finora unica donna italiana a vincere il Premio Nobel per la letteratura”.
“Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale – ha evidenziato il presidente - l’Isola cominciò finalmente a vedere riconosciute le sue istanze autonomistiche e, pure, nei decenni più recenti, i Sardi hanno continuato a mostrare il loro attaccamento incondizionato all’Italia anche a costo di sacrifici pesanti. Per contro, abbiamo avuto la soddisfazione e il prestigio di donare alla Repubblica ben due Presidenti, Antonio Segni e Francesco Cossiga, che ho ricordato prima”.
“Penso che il cammino, difficile ma al tempo stesso esaltante, compiuto dalla Sardegna per entrare a far parte a pieno titolo della Nazione italiana – ha concluso Cappellacci - possa costituire un esempio nei tempi che stiamo vivendo. Sento forte il dovere di ricordare gli eroi contemporanei della nostra Patria. Mi riferisco ai soldati sardi che hanno sacrificato la loro vita in missione di pace. Loro, fedeli al Tricolore ed ai Quattro Mori, in terre lontane, hanno trasferito il valore più nobile della democrazia, sino a donarsi completamente. Questi esempi sono un modello di impegno per la causa comune. Ciascuno di noi può fare e deve fare tanto per traghettare fuori dalla crisi la Sardegna e l’Italia”.

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