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“Ho
firmato una nuova diffida e messa in mora nei confronti dello Stato per la
revisione del patto di stabilità” Lo ha dichiarato il presidente Cappellacci,
intervenendo all'assemblea generale 2013 di Confindustria. “Una legge, sostenuta
dai parlamentari sardi, - ha spiegato Cappellacci- aveva fissato un termine di
120 giorni durante i quali lo Stato avrebbe dovuto concordare la revisione dei
vincoli del patto di stabilità. Tale legge – ha aggiunto il presidente- ha
seguito le sentenze della Corte Costituzionale che hanno riconosciuto le nostre
ragioni circa le necessità di un adeguamento dei vincoli. Infatti quelli attuali
sono ancora legati alla vecchia disciplina in materia di entrate. E’
paradossale -ha osservato il presidente- che lo Stato esiga il rispetto delle
regole dai cittadini, ma nello stesso tempo si comporti come un debitore
insolvente. Inizialmente – ricorda il presidente- non voleva dare seguito alle
nuove norme sulle compartecipazioni erariali. Per ottenere un risultato abbiamo
dovuto presentare ricorso alla Corte Costituzionale, ma di fronte all'inerzia
prolungata dell’esecutivo nazionale, siamo stati costretti a mandare l’ufficiale
giudiziario per ottenere quanto dovuto. Dopo aver finalmente iscritto nel
bilancio le entrate dovute alla Sardegna, resta aperta la ferita del patto di
stabilità: lo Stato da un lato ci ha dato le risorse, ma allo stesso tempo ci
impedisce di spenderle e di attuare in pieno le azioni a favore delle famiglie,
dei territori e delle imprese. Le mancate risposte sul patto di stabilità,
rischiano di rendere monca la vittoria sulle entrate. La Sardegna non può
attendere e per questo abbiamo inviato una nuova diffida al Governo. La
stabilità non è un valore in sé – ha concluso il presidente-, ma solo quando dal
Governo arrivano risposte”.