Stamane un
gruppo di attivisti guidati dall’Istituto Camillo Bellieni e dal Colcs ha
manifestato di fronte alla sede Rai di Sassari: «Roma non cheret a faeddare…»
. «Cherimus
sa limba sarda in Rai», con questo motto un gruppo di attivisti guidati
dall’Istituto Camillo Bellieni e dal Colcs (Coordinamento Operatori Lingua e
Cultura Sarda) stamane ha manifestato di fronte alla sede Rai di via dei Mille
a Sassari. Lo scopo, hanno detto i promotori, è quello di sensibilizzare l’opinione
pubblica sull’esclusione della lingua sarda dalle trasmissioni radiotelevisive e dare una tirata d’orecchie ai politici sardi
indifferenti.
«Questa decisione è uno
schiaffo per tutti noi – ha affermato il direttore scientifico del Bellieni,
Michele Pinna – se il sardo è stato escluso dalla Rai per motivi economici, non
si spiega come mai la stessa sorte non sia toccata alle altre minoranze
linguistiche».
Con Bellieni e Colcs
c’erano operatrici e operatori linguistici, esponenti di associazioni
universitarie, scrittori e appassionati che al suono di fischietti hanno
attirato l’attenzione dei passanti, spiegando le loro motivazioni e distribuendo
volantini e gadget con la scritta «Su sardu est in totue, ma no in sa Rai».
Il gruppo ha
manifestato pacificamente per tutta la mattina, esponendo cartelli e cantando
in coro: «Roma non cheret, Roma non cheret a faeddare». Tra i presenti anche lo
scrittore Bainzu Piliu: «Non tutti i mali vengono per nuocere – ha commentato
ironicamente lo storico intellettuale indipendentista – Dovremmo invece ringraziare
la Rai, perché con questo divieto ci ha permesso di comprendere meglio quanto i
sardi siano considerati a Roma».
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Salvatore Taras
Ufficio Stampa e Comunicazione - Istituto Camillo
Bellieni
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