mercoledì 16 maggio 2012

Gruppo d’Intervento Giuridico

Il Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare – Direzione generale della Protezione della Natura e del Mare ha preso una netta posizione (nota n. PNM – 2012 – 8875 del 3 maggio 2012) riguardo la proliferazione di campi boe all’interno del parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena su sollecitazione del maddalenino Gian Carlo Fastame, appassionato difensore della propria Terra.
Il Ministero dell’ambiente – amministrazione statale avente compiti di vigilanza sull’Ente Parco nazionale – ricorda che l’Arcipelago della Maddalena è individuato quale sito di importanza comunitaria (S.I.C.) e zona di protezione speciale (Z.P.S.) caratterizzato (codice ITB010008) dall’habitat prioritario “Praterie di Posidonia” (codice 11.20*) e dall’habitat di interesse comunitario “Scogliere” (codice 1170).    Eppure è programma la realizzazione di almeno tre nuovi campi boe (137 punti boa) e almeno due nuovi pontili a Budelli (Cala di Roto), a lato della famosa Spiaggia rosa.  E, secondo segnalazioni pervenute, non sarebbero gli unici.
Pur esistendo ben tre studi di incidenza ambientale in merito, il Ministero dell’ambiente ritiene opportuno “sviluppare una visione complessiva degli effetti, diretti e indiretti, che ogni intervento può generare, non solo singolarmente, ma cumulativamente ad altre iniziative”.  Si tratta di quella valutazione complessiva degli impatti ambientali fondamentale e necessaria in ambienti naturali così delicati e importanti.  In particolare, l’“eccessivo carico antropico che insiste sull’area”, valutato sulla base della capacità di carico dei vari natanti, comporta rischi di degrado della macchia mediterranea e della Posidonia oceanica, a causa della diffusione della specie invasiva Caulerpa racemosa, determinata proprio dai fenomeni di ancoraggio non consentito delle imbarcazioni sull’habitat prioritario 11.20* , che comportano l’indebolimento della prateria e contribuiscono alla diffusione passiva delle specie aliene invasive (es. acque di sentina o frammenti dell’alga presenti sulle ancore)”.
Il Ministero dell’ambiente ricorda, inoltre, la mancata osservanza delle disposizioni generali in merito agli ancoraggi (ordinanza Capitaneria di Porto di La Maddalena n. 45/2009, divieto di ancoraggio entro la fascia di mt. 200 dalle spiagge e dalle coste rocciose e di mt. 100 dalle coste a picco) e richiede all’Ente Parco nazionale la valutazione di soluzioni alternative, alla luce sia delle esigenze di conservazione del patrimonio ambientale tutelato, sia dal punto di vista del mantenimento di flussi turistici ambientalmente sostenibili all’interno dell’area protetta”. Alla Capitaneria di Porto chiede, invece, lo svolgimento di puntuale attività di sorveglianza … nell’area marina del Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena”.
L’overdose di natanti e bagnanti non è la prima volta che viene documentata e denunciata nel parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra: era già accaduto nell’estate 2010, a Cala Coticcio (Caprera) e sicuramente accade ogni estate.
La limitazione del traffico nautico e degli ancoraggi, unita alla scrupolosa vigilanza, sono fondamentali per preservare ambienti naturali unici al mondo. Questi sono obiettivi irrinunciabili di un’area naturale protetta.
p. Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra
Stefano Deliperi

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