mercoledì 11 luglio 2012

Rarissimo esemplare di delfino mesoplodonte

Rarissimo esemplare di delfino mesoplodonte avvistato al largo della Sardegna nord-orientale dal gruppo ricerche cetacei del DIPNET - Università di Sassari

La scoperta è avvenuta nell’ambito del progetto di ricerca ‘Cetacei pelagici dei mari della Sardegna: una biorisorsa prioritaria’ coordinato dalla Dr. Renata Manconi del Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio (DIPNET) dell’Università di Sassari e oggetto della tesi di dottorato del Dr. Luca Bittau (Scuola di Dottorato in Scienze della Natura e delle sue Risorse).
Il primo avvistamento di un mesoplodonte vivo per le acque italiane è avvenuto recentemente nel Mar Tirreno centrale, al largo della costa nord-orientale della Sardegna, durante le attività di campionamento che il gruppo cetacei del DIPNET sta conducendo dal 2009. Finora gli studiosi del DIPNET erano soliti incontrare anche lo zifio, un grosso delfino elusivo e molto localizzato.
Gli zifidi (odontoceti: cetacei con denti). detti comunemente “balene dal becco” (beaked whales) per la tipica forma del muso, sono tra i cetacei meno conosciuti e vengono considerati “specie criptiche”, al punto che alcuni di essi non sono mai stati osservati vivi, ma studiati esclusivamente sulla base di esemplari spiaggiati. Rispetto ai pur elusivi zifi, i misteriosi mesoplodonti hanno dimensioni simili (4-6 m) ma si distinguono per il rostro più lungo e due soli denti presenti ai margini laterali della mandibola. Alcune specie vivono in Atlantico, prediligendo acque fredde. 
L’inaspettato incontro con il mesoplodonte è avvenuto durante l’attività di ricerca in collaborazione con aziende di whale watching. Mattia Leone e Gabriele Costa (studenti di Scienze Naturali) e Paolo Curto (fotografo) insieme ai ricercatori hanno potuto raccogliere dati su un evento rarissimo, dal momento che le segnalazioni ufficiali di mesoplodonte nella storia del Mediterraneo sono 4, di cui 3 ascrivibili ad esemplari morti nel corso di eventi di spiaggiamento.
L’avvistamento del mesoplodonte nei mari sardi è un importante risultato per studenti e ricercatori del DIPNET (Manconi, Bittau, Gilioli) e per l’Università di Sassari, perché premia anni di lavoro e raccolta dati su altre 7 specie di cetacei. La verifica delle ipotesi sperimentali conferma l’importanza a livello nazionale ed internazionale della ricerca di base e applicata delle Università sarde, mirata alla valorizzazione sostenibile e conservazione della biodiversità e delle biorisorse marine della Sardegna. I risultati preliminari dello studio del DIPNET sono stati presentati al 26° Congresso dell’European Cetacean Society (ECS, Irlanda, marzo 2012). Il prossimo obiettivo dei ricercatori è l’implementazione del progetto e la creazione di un network di cooperazione scientifica con esperti a livello globale anche in collaborazione con la Regione Sardegna e con il Ministero dell’Ambiente.
IL PROGETTO CETACEI del DIPNET dell’UNIVERSITA’ di SASSARI
Il progetto, che Renata Manconi e Luca Bittau del DIPNET stanno portando avanti, è co-finanziato dal Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, Fondazione Banco di Sardegna, RAC-SPA/UNEP e DIPNET e prevede un monitoraggio sperimentale nei mari della Sardegna per tutto l’arco dell’anno delle specie pelagiche di cetacei, con particolare riguardo per il Mar Tirreno centrale e le Bocche di Bonifacio.
Gli obiettivi prioritari del progetto del DIPNET sono lo studio di a) diversità, presenza/assenza, abbondanza, uso dell’habitat e b) relazioni tra la distribuzione delle specie nel tempo e nello spazio e le caratteristiche fisio-oceanografiche dell’area di studio. Le specie oggetto di studio sono la balenottera comune (Balaenoptera physalus), lo zifio (Ziphius cavirostris), la stenella striata (Stenella coeruleoalba), il capodoglio (Physeter macrocephalus), il grampo (Grampus griseus), il delfino comune (Delphinus delphis) e il globicefalo (Globicephala melas). Ora anche il mesoplodonte può essere annoverato tra le specie censite.
Si stanno raccogliendo anche dati preziosi su altre specie pelagiche, come la tartaruga marina comune (Caretta caretta), pesci cartilaginei come la mobula (Mobula mobular) e la verdesca (Prionace glauca), e pesci ossei tra cui il pesce luna (Mola mola) e il tonno rosso (Thunnus thynnus). In base ai dati raccolti durante i primi anni è evidente che l’area oggetto di studio rappresenta un habitat preferenziale per gli zifidi su cui si stanno focalizzando le ricerche, anche per via dell’alta sensibilità all’inquinamento acustico di origine umana. Questi risultati confermano il valore della recente proposta di istituzione di un’Area Marina Protetta di Mare Aperto proprio nel Mar Tirreno centrale, lungo il confine meridionale del Santuario Pelagos, che ha in Sardegna il suo limite geografico meridionale (Capo Ferro). Il gruppo di ricerca sta formando biologi e naturalisti, in collaborazione con il Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena che supporta la logistica e con aziende private che operano nel settore del whale watching come Whale Watching Sardinia e Overseas. Le opportunità di studio e formazione in corso hanno consentito ai giovani del gruppo di ricerca di acquisire capacità e conoscenze spendibili sia nel campo del monitoraggio dei mammiferi marini sia nel settore applicativo del whale watching, attività che nel mondo hanno un notevole valore economico e che possono giocare un ruolo di volano per lo sviluppo sostenibile mirato sia alla conservazione e protezione dell’habitat marino sia alla promozione dell’eco-turismo e del suo indotto.

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