venerdì 21 giugno 2013



      – Parte dalla Sardegna l’appello delle Regioni periferiche marittime all’Unione Europea per l’effettivo riconoscimento degli svantaggi geografici e demografici derivanti dall’insularità. La risoluzione finale della 33° Assemblea generale della Commissione Isole, che si è chiusa oggi a Cagliari dopo due giorni di lavori,  chiama in causa direttamente il governo della Repubblica ellenica, alla presidenza dell’UE nel 1° semestre 2014. Le regioni insulari chiedono, infatti, che le loro istanze siano “tenute nella massima considerazione” nelle competenti sedi istituzionali, evitando la tentazione di un “minimo comune denominatore Europa” che ignora le diversità geografiche e non prevede un’adeguata politica di coesione territoriale. “Abbiamo trattato tematiche di importanza strategica per lo sviluppo della nostre Isole  – ha detto il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, riconfermato dall’Assemblea nell’incarico di presidente della Commissione delle Isole – in un contesto economico e sociale problematico, anche alla luce dei negoziati sulla politica di coesione 2014-2020, con una riduzione del 14% dei trasferimenti per le regioni in transizione e dell’11% per le regioni più sviluppate. L’impressione generale, dunque, in particolare per ciò che riguarda le isole, è quella di una deplorevole mancanza di ambizione riguardo i mezzi impiegati per affrontare la questione delle disparità regionali all'interno dell'UE”.

RISOLUZIONE FINALE
 Le disposizioni dell'accordo COREPER del dicembre 2012 sugli accordi di partenariato non possono essere ignorate da parte della Commissione o degli Stati, e le isole sono pienamente coinvolte nello sviluppo di un approccio integrato nella futura politica di programmazione;
- Il futuro regolamento FESR consentirà a tutte le regioni insulari dell'Unione europea, sia che siano al livello NUTSII o NUTSIII, di beneficiare di una certa flessibilità nell'uso dei fondi, bilanciando così la necessità di concentrazione tematica con la necessità per le isole di sostenere altri progetti relativi ai vincoli derivanti dalla loro insularità;

- La Commissione Bilancio del Parlamento europeo e la Commissione europea approvano la proposta di progetto pilota "Strategia 2020 e territori insulari" al fine di applicare le conclusioni del Consiglio del 8 Febbraio 2013 relativamente alle isole;
 La Commissione europea tiene conto delle osservazioni del “Rapporto Vlasak” relativamente alla situazione specifica delle isole, al momento della redazione del futuro regolamento degli aiuti "de minimis". A questo riguardo le regioni insulari ritengono che, dati i costi aggiuntivi legati all’insularità, la mancanza di economie di scala e le piccole dimensioni del loro mercato locale, è improbabile che le distorsioni di mercato possano derivare dal’applicazione di misure specifiche, come ad esempio l'applicazione di un massimale di 500.000 € in 3 anni o l’esclusione di sussidi comunitari dal calcolo del massimale autorizzato, pertanto si chiede la differenziazione, in aumento, del tetto del “de minimis” a 500.000 euro per 3 anni, escludendo i sussidi europei dal calcolo del tetto massimo autorizzato.

 Infine, nel lungo periodo, le isole vogliono che la proposta di prendere in considerazione gli svantaggi geografici e demografici in sede di assegnazione dei fondi del Quadro strategico Comune i vari Stati membri, come proposto dalla  Comissione di sviluppo regionale del Parlamento europeo, deve essere studiato nei dettagli senza ritardo, con l'obiettivo di sviluppare criteri oggettivi, piuttosto che essere oggetto di contrattazione dell'ultimo minuto.

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