sabato 31 agosto 2013

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, Amici della Terra, Lega per l’Abolizione della Caccia

Non ha avuto nemmeno la dignità del nome Cinghiale sardo (Sus scrofa meridionalis) il povero ibrido cinghialexmaiale trovato qualche giorno fa morto di caldo e di sete presso gli Orti di Garibaldi dentro una delle gabbie utilizzate nell’ambito del discutibile piano di eradicazione sull’Isola di Caprera dall’Ente Parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena.
Era un porcastro, uno dei circa 500 ibridi (altri 300 sono già stati catturati) presenti, discendenti di quei Cinghiali introdotti anni fa clandestinamente da cacciatori locali a fini venatori (e oggi se ne scandalizzano) e poi moltiplicatisi in maniera esponenziale grazie anche a incroci con maiali domestici. Oggi costituiscono un reale, concreto e rilevante pericolo per gli ambienti naturali della piccola isola.
Ma non devono certo morire così.
E non si devono trovare nemmeno tortuosi giri di parole (“qualcuno, approfittando dei giorni di festa e perciò di una minor presenza di personale impegnato nelle ricognizioni di routine ha provato a catturare ‘privatamente’ qualche animale”) per evitare di pronunciare il termine “bracconaggio”.
E’ un atto di bracconaggio ed è accaduto dentro un parco nazionale.
Fa bene il Presidente dell’Ente parco Giuseppe Bonanno a denunciare il fatto alla magistratura e a chiedere un incremento della vigilanza, perché queste cose non possono essere tollerate.
Ma farebbe bene il personale dell’Ente Parco anche a provvedere alla rimozione delle gabbie non vengono utilizzate per la cattura degli ibridi, così da non fornire un facile strumento ai bracconieri.
Con poco si potrebbe iniziare a fare molto.
p. Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, Amici della Terra, Lega per l’Abolizione della Caccia

Stefano Deliperi

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