venerdì 18 aprile 2014

Rimostranze degli organizzatori dei rally della Sardegna, l’Aci concede 5 euro per il tracking.



 Per le scuderie e le associazioni sportive ancora in protesta: “l’atteggiamento dei vertici è lontano anni luce dalla realtà”.

- Il sempre basso livello di attenzione dell’Aci Csai verso il mondo delle gare automobilistiche è nei fatti di questi giorni. A questo si sommano le mancate risposte su temi cruciali, come le rimostranze degli organizzatori sardi alle quali la federazione continua a negare un reale interesse. I suoi vertici sicuri delle posizioni acquisite persistono nel non guardare la realtà pur di non spostarsi dalle loro poltrone.

La posizione degli organizzatori invece è e resta piuttosto scomoda. Non possiamo andare avanti così e accettare passivamente provvedimenti palesemente iniqui e contrari agli interessi di chi vuole semplicemente praticare uno sport.

Gli ultimi fatti poi, hanno peggiorato una situazione già grave: i 14 punti da affrontare hanno avuto un’unica risposta dalla Federazione che concede 5 euro di sconto sulle tariffe del tracking, e ne posticipa l’applicazione al 2015. Nel frattempo, con le gare ferme in tutta l’isola, l’Aci ha il coraggio d’inviare un delegato Csai per un’ispezione in un corso di preparazione al drifting. Salvo prova contraria le lezioni per gli allievi non sono sinonimo di gara, in un corso oltretutto, già approvato da una commissione di esperti del Comune di Tortolì che ha ospitato l’evento. Il delegato però costa comunque un biglietto aereo da Torino a Cagliari, i rimborsi per oltre 600 euro, il tempo, il carburante e la pazienza degli organizzatori, già provata al massimo. Alla Federazione spetterebbe il compito occuparsi delle competizioni con coscienza, l’onere di valutare la crisi che sta attraversando lo sport, ma si scopre attenta, vigile e intransigente nelle manifestazioni di minor rilievo, attenendosi alla fantasia dei fatti piuttosto che alla realtà.

Dall’Aci ci aspettiamo collaborazione e meno superficialità, che cominci a rispettare le gare per cui è pagata dallo Stato, dai team per cui lavora e pratichi una normale e leale collaborazione istituzionale. In questi anni siamo stati costretti a difendere i nostri diritti in silenzio per il caro licenze e iscrizioni, il caro assicurazioni, la questione del materiale tecnico, i costi di ogni competizione e in tanti altri casi. E nonostante questo restano ancora 13 punti irrisolti. Se la matematica non è un‘opinione per i manager federali, 13 questioni da affrontare sono tantissime e se inascoltate restano un pessimo sintomo del modo in cui l’Aci intende impostare il rapporto con gli organizzatori. E’ singolare che si stia palesando un conflitto d’interessi laddove avrebbe dovuto esserci una collaborazione complice. Il silenzio del presidente Sticchi Damiani, del suo direttore generale Marco Ferrari c’induce a mettere in discussione la volontà di lavorare per la crescita del nostro sport. Se ancora una volta la Federazione non saprà misurarsi con noi sul piano pratico, ci difenderemo su quello mediatico e sociale, chiederemo la chiusura di questo carrozzone che, si vede nella pratica, non ha alcuna ragione d’esistere.
Gli organizzatori dei rally della Sardegna
Ufficio Stampa – Porto Cervo Racing 

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